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IL RITORNO DI GIANFRANCO FINI: “LA POLITICA E’ PASSIONE NON UN SEGGIO IN PARLAMENTO, SERVE UNA NUOVA DESTRA”

Giugno 28th, 2014 Riccardo Fucile

L’EX PRESIDENTE DELLA CAMERA: “SE LA DESTRA NON SI MUOVE RENZI GOVERNERA’ PER 20 ANNI”… VIA ALLE ASSEMBLEE ORGANIZZATIVE REGIONALI

Sostiene che non vuole scendere in campo ma allenare una squadra per tornare a vincere.
Al di là  delle metafore calcistiche Gianfranco Fini presenta la sua idea per una «destra che non c’è».
Questo lo slogan scelto nella convention di Roma «Partecipa, l’Italia che vorresti» durante la quale l’ex leader di Alleanza Nazionale ha illustrato un nuovo progetto politico dopo l’esperienza infelice di «Futuro e Libertà ».
Parte proprio da qui, da un’autocritica, il nuovo percorso: «Sono consapevole di aver commesso errori, il che non significa essere pentiti, perchè il tempo è galantuomo. Abbiamo ottenuto un risultato catastrofico, negativo oltre ogni previsione, da tenere a mente con umiltà  per fare tesoro degli errori commessi».
«Fuori dal palazzo»
Critico verso Alfano parla di una «di una destra che non c’è o che è troppo divisa da ripicche e personalismi». E senza un avversario «Renzi può governare per 20 anni, con lui si è chiuso il commissariamento della politica. Grillo rappresenta la protesta ma nessun italiano pensa che possa governare. La destra è statica, immobile».
Si sente ormai fuori dal palazzo da tempo: «La politica è passione non un seggio in Parlamento. E non avrà  senso nei prossimi mesi parlare di alleanze. Siamo fuori dal palazzo e dobbiamo agire da fuori, ascoltando la società  e il paese»
Un movimento dal basso che non punta a «rottamare» ma a «rinnovare».
Le posizioni sono quelle di una destra europea liberale, spiega: difesa dell’euro, sistema unicamerale, apertura alle unioni civili. Il prossimo passo? L’organizzazione di assemblee regionali per ramificare la formazione sul territorio, «poi vedremo se ci sono le condizioni per andare oltre».

(da “il Corriere della Sera”)

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ALLA STAMPA BERLUSCONIANA FINI FA ANCORA PAURA: TAROCCANO PURE I NUMERI

Giugno 28th, 2014 Riccardo Fucile

FINI ALL’EUR ILLUSTRA IL SUO PROGETTO A 1.000 PARTECIPANTI, MA “IL GIORNALE” E “LIBERO” NE CONTANO   SOLO 100 PER FAR PIACERE AL PREGIUDICATO

Ci riserviamo di entrare in seguito nel merito degli interventi in svolgimento all’Eur di Roma in occasione della presentazione del progetto “Partecipa – La destra che non c’e'”, promossa da Gianfranco Fini.
Ci preme qua sottolineare che l’ex presidente di Futuro e Libertà  a qualcuno fa ancora paura se sono costretti a dedicargli le prime pagine delle notizie politiche del giorno.
Non per entrare nel merito di quanto da lui esposto in tarda mattinata, nel corso del suo intervento introduttivo, ma per coprirlo di una serie di insulti e manipolazioni della realtà .
Titola “il Giornale”: Fini, l’illuso ct della destra senza nemmeno la squadra”. Gli fa eco “Libero: “Povero Fini, la sua destra riparte col piattino in mano”.
Abituati a salire le scale padronali in ginocchio e con la lingua di fuori, non avendo il fisico per avvilupparsi al palo della lap dance e neanche il culo tonico di Nicole e di Ruby, notoriamente non sopportano che esista qualcuno che abbia osato puntare il dito contro il loro padrone pregiudicato, segnando l’inizio del suo declino e delle loro fortune.
Abituati a subire attentati misteriosi e condanne per diffamazione con trattamenti preferenziali, inventarsi balle stratosferiche e usare la macchina del fango contro i dissidenti, oggi dedicano le loro virtù giornalistiche al meeting romano di Fini, per urlare in preda ad emorroidi mentali, che Fini è un fallito, che non ha seguito, che deve politicamente “morire”.
Una domanda sorge spontanea: se Fini non conta un cazzo, perchè vi agitate tanto? Leccate la ciotola del vostro padrone e possibilmente non sbrodolate per terra che poi Francesca deve pulire e si incazza.
Pensate ai guai che avete in casa, alla sentenza del 18 luglio sul caso Ruby e sul terzo grado della Cassazione a fine anno: magari preparatevi per la pubblicazione de “Le mie prigioni” a dispense settimanali.
Quello che fa Fini può darsi che non rivesta interesse e che non porti a nulla, ma ciò che distingue un giornalista da un pennivendolo dovrebbe essere almeno quello di riportare la verità  dei fatti.
Sostenere che ad ascoltare Fini stamane ci fossero “poche centinaia di persone, forse anche meno” (facciamo poche decine? n.d..r.) non è giornalismo, è mistificare i fatti.
La sala era piena, gli accrediti erano 1.000 e i posti a sedere sono notoriamente 800, come certificato da “il Tempo” di Roma, giornale di centrodestra con altra serietà .
Con una differenza: illusi o stolti che siano, i partecipanti non sono stati prelevati da un ospizio per una gita gratuita, non hanno avuto il ricco cestino da viaggio “pagasilvio” e pensate un po’, si sono anche pagati il viaggio di tasca propria, cose impensabili nel Pdl.
Conclusione: chi non ha rispetto degli altri non lo ha neanche verso se stesso.
Per questo esistono i servi.

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INTERVISTA A FRANCESCO MACRI’: “LA DESTRA DEVE RICONQUISTARE SPAZI IDEALI, NON BASTANO PIU’ I SIMBOLI, OCCORRE RECUPERARE UN SENSO COMUNE DELLO STARE INSIEME”

Giugno 27th, 2014 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE DI “BLU PER L’ITALIA”: “SPIRITO DI SERVIZIO, PASSIONE, LAVORO SUL TERRITORIO E ONESTA'” SONO LE BASI PER CREARE “LA DESTRA CHE NON C’E'”

Intercettiamo Francesco Macrì, ex assessore di centrodestra al comune di Arezzo e presidente nazionale di “Blu per l’Italia” mentre è in partenza per Roma per partecipare all’appuntamento “La destra che non c’e'”, promosso a Gianfranco Fini.
Anche lei in partenza o meglio dire pronto alla “ripartenza” della destra?
Sicuramente alla ripartenza politica, ma per farlo dobbiamo avere chiari gli scenari di riferimento, quello economico-sociale e quello politico.
Bene, partiamo dal primo allora…
La verità  è che nonostante il clima del “tutti pazzi per Renzi”, l’Italia sta vivendo la crisi più pesante dal dopoguerra. La crisi finanziaria ci è piombata addosso da fuori ma è stata la debolezza tutta italiana a renderla così disastrosa. Sarà  pur vero che globalizzazione, l’Europa, il sistema dell’euro sono tutti elementi esterni che hanno influito pesantemente sulla nostra economia ma è certamente assodato che i problemi italiani sono stati prodotti in Italia, dalla nostra classe dirigente. Non solo la politica, anche la burocrazia, la corruzione pubblica e privata, le consorterie, le mafie e persino la cattiva coscienza di tanti italiani, sono le grandi cause del declino.
Un quadro disastroso che fa da cornice al declino?
Certamente. Sette anni di grave recessione, disoccupazione alle stelle, debito pubblico oltre il 130%, interessi da pagare sul debito di circa 80 mld annui, imprese che chiudono a ritmi inauditi, investimenti impossibili, blocco del credito bancario, domanda interna in declino inarrestabile, sofferenze bancarie da capogiro e si potrebbe continuare a lungo…
Passiamo allo scenario politico?
Con l’affermazione per riflesso condizionato di Renzi la situazione politica italiana sembra essersi congelata. Il governo dei miracolati ha avuto il suggello elettorale delle europee e tutti salgono, molto italianamente, sul carro del vincitore. Però, le tanto sbandierate riforme, per ora, sono ancora in garage e sono espressione chiara di un enorme pressappochismo e in qualche caso di assoluta improvvisazione.
Non è tutto oro quello che Renzi fa luccicare, intende?
Le riforme del lavoro e della P.A. sono guazzabugli e appaiono come provvedimenti di manutenzione e non come pulizia sostanziale della farragine di cui l’Italia è affetta. Aveva promesso di tutto entro maggio ed adesso siamo a chiedere 1000 giorni…
Beh c’è sempre una opposizione in Parlamento …
I Cinquestelle, dopo la sconfitta, hanno imboccato la via della normalizzazione, il Sistema è vivo e vegeto e il suo potere è garantito proprio da Renzi e dal fallimento della coraggiosa ma vuota rivoluzione stellata.
E a destra che succede?
I grandi equivoci stanno tutti sul versante destro dello scenario. C’è chi fa da stampella al governo in maniera esplicita e chi gioca la partita sotto mentite spoglie in una sorta di tiremmolla che nasconde l’evidente inconsistenza e i disagi prodotti dall’assenza di un disegno politico alternativo. Poi altre strane opzioni fanno capolino, come le ipotesi di alleanze organiche fra istanze politiche che dovrebbero stare agli antipodi (FdI e Lega) . Insomma: a destra è evidente il casino, il caravanserraglio e soprattutto le diffuse incompatibilità .
Che spazi intravede allora per una nuova destra?
Non ci sono spazi geografici da conquistare ma spazi ideali e milioni di elettori ai quali dovremo guardare. Occorre riconsiderare e ricostruire il significato e il valore convenzionale del termine, non bastano i simboli che l’hanno rappresentata per 15 anni, dobbiamo ricostruire una nuova identità , una nuova cultura di destra..
Oltre Berlusconi?
Ad oggi tutto ruota ancora intorno alla figura declinante ma ancora pesante di Berlusconi e dall’affannarsi dei satelliti. Il futuro prossimo non può che essere una federazione di grandi e piccoli gruppi che dovranno ritrovare un comune senso politico dello “stare insieme”.
Ha un percorso da suggerire per arrivare alla meta?
Prima dovremo trovare metodi innovativi ed originali per contare nella competizione delle idee. Il nostro compito di oggi è prepolitico e organizzativo. Occorre dimenticare qualsiasi stereotipo della “vecchia politica”: abbandonare definitivamente il dibattito sul passato, la retorica dei programmi, delle organizzazioni gerarchiche,   dell’accreditamento verso le èlite, i richiami dottrinari e le ideologie.
Qualcosa la conserviamo?
Certo, soltanto le migliori virtù: passione civile, spirito di servizio, onestà . Le condizione per organizzare un nuovo movimento politico è dire la verità  sul nostro presente e guardare unicamente al domani. Oggi non siamo ancora nulla se non passione inespressa, volontà  e impegno civile. Adesso serve comprendere l’epoca e rispondere ad essa con le peculiarità  ideali ed operative che essa stessa richiede. Bisogna ripartire dalle persone, favorire la partecipazione, l’inclusione; usare la trasparenza e la connessione fra persone e fra persone e le idee.
Molti a destra reclamano criteri meritocratici…
La tanto sbandierata meritocrazia deve diventare una colonna irrinunciabile della nostra futura azione politica: dovrà  essere l’esito naturale di una nuova capacità  di costruire dal basso il nostro progetto, dalla periferia verso il centro, basata su successi concreti ottenuti sul territorio. Chi ha maggiori responsabilità  dovrà  essere di supporto a chi sta in basso, non più il contrario. Dovremmo concretamente costruire sul territorio una vasta rete di interesse intorno alle esigenze pratiche di una politica di prossimità .
Nessuna ricetta precostituita quindi…
Dai problemi del territorio e dallo sforzo di risolverli si potrà  produrre una nuova classe di giovani politici genuinamente ispirati dallo spirito di servizio. Pensare, al contrario, di avere le ricette calate dall’alto sarebbe un grave errore .
La sua associazione “Blu per l’Italia” era “nata per unire”: che esperienza ne ha tratto?
L’associazione era nata per ristabilire il primato della sincera e disinteressata volontà  politica rivolta a tutti coloro che si richiamano ai valori della libertà , della legalità  e dell’amore per la nazione e per l’Europa (quell’Europa che purtroppo ancora non c’è).   Credo che lo spirito con cui nacque la nostra associazione e la piattaforma web che abbiamo realizzato (che adesso è in stand by), possa essere utile per cominciare ad aggregare le persone in comitati territoriali: la mettiamo a disposizione del nuovo progetto. Insieme a Libera Destra che immagino più come Tink Tank può rappresentare una buona base di partenza.
Perchè proprio con Gianfranco Fini?
Fini è stato l’uomo che più di tutti mi ha fatto amare la politica e mi ha dato indirettamente l’opportunità  di vivere una bellissima stagione politica di amministratore nel mio territorio. Oggi vuole tendere una mano ad un’altra generazione che desidera coniugare saggezza ed esperienza con l’energia e la creatività  tipica dei più giovani
Un progetto necessario?
Gianfranco vuole stimolare idee che muovano dal basso, dai giovani, dalla pratica politica quotidiana. Senza dirci quello che bisogna fare ma spronandoci verso l’invenzione e la scoperta di un nuovo protagonismo politico. Io sono solo uno tra quelli pronto a raccogliere questa sfida.

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FINI DA’ APPUNTAMENTO ALLA DESTRA DEGLI SCONOSCIUTI: DOMANI ALL’EUR “LA DESTRA CHE NON C’E'”

Giugno 27th, 2014 Riccardo Fucile

OLTRE 1000 I PARTECIPANTI REGISTRATI…TESTIMONIAL VINCENZO EIFANI, MARCO SARACENO E LA SCRITTRICE ELISA MAURO

Lo slogan è minimalista: «L’Italia che vorresti, la tua idea per la destra che non c’è». La location è il palazzo dei Congressi dell’Eur a Roma .
La scenografia sarà  semplice, perchè l’obiettivo è dare l’immagine di un evento tutto «politico», senza concessioni alla spettacolarizzazione.
Per il suo «ritorno in campo» domani a Roma, Gianfranco Fini ha scelto lo schema di una sorta di «Leopolda di centrodestra».
Sul palco niente tavoli di presidenza di stampo congressuale, nessuna lista di interventi già  precostituita. La scaletta è ancora in via di definizione.
Sarà  l’ex presidente della Camera ad aprire i lavori, alle 10.30, con un discorso di presentazione dell’iniziativa.
Poi inizierà  il dibattito assembleare, che sarà  moderato dal giornalista Enrico Ciccarelli: prenderà  la parola chiunque voglia, ogni intervento durerà  al massimo 3 minuti. «Il tentativo è quello di ridare la parola agli elettori, è uno spiraglio di luce nel buio del centrodestra», spiega Giuseppe Tatarella, uno degli organizzatori della kermesse.
Alla manifestazione, infatti, non è prevista la partecipazione di nessuno degli esponenti della «vecchia» Fli. Le registrazioni all’evento (sul sito www.partecipa.info) sono arrivate a quota mille, e ci si aspetta quindi una buona partecipazione: da giorni il rientro sulla scena politica di Fini anima il dibattito della ex-An ma non solo.
Il confronto al Palazzo dei Congressi sarà  intervallato da interviste ad alcuni testimonial, scelti tra esponenti del mondo dell’impresa e della società  civile, soprattutto under 30. Tra questi:Vincenzo Eifani, presidente della Confapi; Marco Saraceno, imprenditore del settore agroalimentare, già  vicepresidente della Confagricoltura nazionale giovani, che si soffermerà  sulla centralità  del Sud e sull’importanza dei nostri prodotti tipici; Elisa Mauro, scrittrice, già  tra i finalisti del Premio Strega.
Il video del «calcio di rigore» lanciato sul web per promuovere l’evento sarà  proiettato in una versione più lunga.
All’iniziativa dell’ex leader di Fli si potrà  partecipare anche sui social networks.
Ci sarà  una diretta twitter e si sta pensando anche allo streaming.
In tempi di austerity, la manifestazione, promossa dall’associazione presieduta da Fini «Libera destra», sarà  interamente autofinanziata.
Ogni partecipante dovrà  versare un contributo (non c’è nessuna quota prestabilita) per coprire le spese organizzative.

(da “il Tempo“)

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CARO FINI, IDEE NUOVE PER LA DESTRA? MENO CAMOMILLA E PIU’ PEPERONCINO

Giugno 23rd, 2014 Riccardo Fucile

PER DELINEARE “UNA NUOVA DESTRA” NON OCCORRONO PALETTI E PERCORSI OBBLIGATI, MEGLIO GLI ERETICI CHE I SIGNORSI’… BASTA SUDDITANZA ALLE RIFORME PATACCA DI RENZI, OCCORRE PROPORRE UN NUOVO MODELLO DI PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI ALLA COSA PUBBLICA E TUTELARE LE FASCE PIU’ DEBOLI… E IL SALVATAGGIO DEI PROFUGHI DIVENTI LA CAMPAGNA “ORGOGLIO ITALIA”, UN POPOLO DI MARE CHE RISPETTA LA VITA E LA LEGGE DEL MARE

Quando si vuole costruire un nuovo percorso “partecipativo” è consigliabile non solo partire con il piede giusto, ma anche non piantare troppi paletti, salvo quelli che evitano di finire nel precipizio.
Leggendo l’intervista che Gianfranco Fini ha rilasciato a “il Fatto” (articolo sotto) ci sembra di notare, anche rispetto al documento su “valori e programmi” alla base dell’appuntamento di sabato prossimo a Roma per il lancio di “Partecipa – L’Italia che vorresti”, la tendenza a circoscrivere il “rinnovamento a destra” in canali un po’ troppo “istituzionali”.
Fini invita ad avanzare in ogni caso “idee nuove per la destra”.
Partiamo da ciò che condividiamo: una destra moderna, europeista, riformista (ma bisogna vedere come), amante della legalità  e con il senso dello Stato.
Ma una minima analisi retroattiva va fatta: non si può liquidare l’esito negativo dell’alleanza con Monti semplicemente con il “pasticcio” della lista unica al Senato e di tre alla Camera.
E sostenere che non esisteva alcun minimo denominatore comune e tanto meno “un’anima identitaria” comune, finisce per essere in antitesi con la ancora recente indicazione di voto per “Scelta europea” alle elezioni per il parlamento Ue.
Non dovrebbe essere indicativo il fatto che quel centro-destra appiattito su posizioni ultra-liberiste sia stato bocciato dagli elettori?
Non dovrebbe far riflettere che è stato Renzi a riassorbirlo e non Alfano?
E qui veniamo al punto, Renzi è in sintonia con i luoghi comuni del Paese, nulla di più: il Paese vuole imprecisate riforme e lui le promette, sa muoversi alla ricerca del consenso e chiaramente lo cerca in ambienti diversi da quelli che ha già , attraverso un programma trasversale che mischia concetti di destra e di sinistra in un guazzabuglio che prima o poi esploderà  nei fatti, tempo al tempo.
Pensa di governare l’Italia come un sindaco decide sui parcheggi in piazza.
Ma la cosa grave sono stati i silenzi della destra italiana di fronte alle sue patacche.
Nessuno che abbia detto che gli 80 euro sono una ignobile marchetta elettorale, tutti a temere di inimicarsi i beneficiati.
Perchè nessuno ha inchiodato Renzi alla domanda: “perchè dai 80 euro a chi ne guadagna 1300-1400, e non a chi tira avanti con 400-500 euro al mese o a chi non ha lavoro? Forse perchè ti servono 10 milioni di voti a breve e questi sono gli unici che puoi raggiungere in tempo utile?”
Perchè nessuno ha detto che un condannato in primo grado per danno erariale allo Stato o uno che alloggia gratis per due anni in una casa il cui affitto è pagato da un “amico”, casualmente titolare di una società  in affari con il comune di Firenze, non ha titolo per parlare di etica politica?
Fini per molto meno è stato massacrato.
Perchè a destra si accetta la fittizia polemica tra chi “vuole fare le riforme” (ovvio Renzi) e chi le ostacola?
E se le riforme sono una ignobile patacca (come in buona parte sono, in primis quella della P.A.) si deve avere paura a dirlo?
O non se ne deve discutere per non turbare gli equilibri di Verdini?
Ecco lo spirito che la destra dovrebbe recuperare: la capacità  in primis di saper fare opposizione seria, documentata, determinata.
Basta con una generazione che si è abituata troppo a poltrone e prebende, largo a chi ha voglia di condurre nuove battaglie in campo aperto.
E a proposito di praterie: Renzi si è gia preso gli ettari dei “moderati creduloni”, ma per farlo ha dovuto abbandonare altri terreni, cosa aspettiamo ad occuparli?
Vogliamo metterci in   testa che esiste in Italia un 40% che non vota, un 22% che vota Grillo e un altro 10% che vota partiti minori di opposizione?
Cosa si aspetta a tentare di piantarci le tende con una destra moderna, non soporifera e letale, che sappia dare risposte concrete ai ceti meno abbienti, ai giovani disoccupati e ai precari, ai lavoratori autonomi, alle partite Iva, ai pensionati?
O pensiamo che tutto si risolta con la flessibilità  o facendo fare 50 km a piedi ogni giorno a un impiegato nella P.A.?
E ai pensionati in coda alla Caritas cosa pensiamo di dire? Che staranno meglio quando avranno una Repubblica presidenziale?
O non è il caso di aumentare le pensioni da fame, costruire case popolari e aiutare le giovani coppie?
Ultima (per ora) provocazione: una destra LEGALITARIA dovrebbe pubblicizzare tre semplici proposte facilmente comprensibili.
In primo luogo recuperare l’evasione fiscale a botta di 20 miliardi l’anno (meno del 10% l’anno sul totale di 150 miliardi) e abbassare contestualmente le aliquote di tassazione.
Il cittadino deve capire e vedere: lo Stato incassa 20 dagli evasori e pari pari li restituisce a me, contribuente onesto.
Non è difficile farlo, basta volerlo e non avere pietà  per nessuno, questo è di destra.
Seconda proposta: recuperare il 20% dei 60 miliardi annui che ci costa la corruzione nella P.A.e destinarli al lavoro per i giovani, aumentare la pensioni sociali. e gli stipendi di impiegati pubblici e forze dell’ordine.
Non è difficile farlo, basta volerlo e non avere pietà  per nessuno, questo è di destra.
La terza apparentemente è la più coraggiosa e ancor più di destra, perchè legata al senso e alle tradizioni delle regole del mare.
Siamo stanchi di ministri accattoni che piangono miseria alla Ue perchè “accogliere i profughi ci costa”.
Meno F35 e più solidarietà  e aiuti alla nostra Marina: si lanci la campagna “Orgoglio Italia”, “un popolo di mare rispetta la vita e le leggi del mare”, in perfetta linea identitaria con le nostre tradizioni.
Non abbiamo bisogno dell’Europa per salvare delle vite, facciamo da soli.
Sarebbe una campagna gratuita di immagine straordinaria verso i popoli in via di svluppo, aprirebbe nuovi rapporti commerciali per le nostre aziende in molti Paesi e metterebbe in difficoltà  gli altri Paesi europei.
Fuori dagli schemi, per una destra piccante.
Noi avanti e Renzi con le gomme bucate e la lingua di fuori ad arrancare all’inseguimento.

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INTERVISTA A FINI: “RISCOPRIRE UNA DESTRA CHE PARTA DAL SENSO DELLO STATO, DALLA LEGALITA’ E DALLE RIFORME”

Giugno 23rd, 2014 Riccardo Fucile

L’ASSEMBLEA DEL 28 GIUGNO ALL’EUR “PER UNA DESTRA CHE NON C’E'”: LE BASI DI UNA PARTECIPAZIONE DAL BASSO

Dal “disastro montiano” al plebiscito per Renzi, passando per una destra che Gianfranco Fini vorrebbe costruire per chi non si sente nè berlusconiano nè meloniano.
È la premessa con cui l’ex presidente della Camera ed ex leader di An ha promosso l’assemblea romana del prossimo 28 giugno, “L’Italia che tu vorresti — le tue idee per una destra che non c’è”, tentando una nuova discesa in campo dopo l’epilogo di Futuro e Libertà  che alle scorse politiche è rimasta fuori dal Parlamento.
È possibile una nuova destra, moderna, europeista e non populista?
Mi auguro di sì, perchè ne ha bisogno l’Italia. Nel senso che definire il contenuto di una politica partendo dalla collocazione geografica è del tutto inutile, in quanto non ci si può limitare a dire destra, sinistra o centro senza fare lo sforzo di individuarne i contenuti. Ed è anche lo sforzo che mi accingo a fare il prossimo 28 giugno, quando non a caso l’assemblea si intitolerà  “L’Italia che tu vorresti — le tue idee per una destra che non c’è”.
Con quali obiettivi?
Si tratta di un’assemblea aperta dove l’idea è di ascoltare le testimonianze dei presenti. Gli spunti per il dibattito partono dal senso dello Stato, che considero l’antidoto al populismo e alla demagogia, dalla legalità  e dalle riforme.
Una destra europeista o euroscettica?
L’Europa è rimasta a metà  del guado: dopo il fallimento del referendum francese e olandese sul Trattato costituzionale l’Ue è andata avanti con il metodo intergovernativo e non con quello comunitario. Il voto dello scorso maggio lo ha dimostrato: dobbiamo ricostruire l’Europa, andando avanti e non indietro.
Come essere riformisti da destra?
In primis toccando l’assetto della Repubblica: non solo il Presidenzialismo, che mi fa piacere torni essere oggetto di dibattito, ma riformare il monocameralismo senza pasticci. Penso alla necessità  di referendum propositivi, alla revisione totale del titolo V, ricordando che il nodo è dato dall’inganno del federalismo, in quanto i servizi al cittadino sono peggiorati mentre purtroppo la spesa pubblica è aumentata.
Dopo la rottura con Berlusconi e l’epilogo di Fli, perchè tentare di nuovo? Meglio una Leopolda di centrodestra o trovare un Tsipras di destra?
Il centrodestra del futuro credo non debba prendere spunto da nessuna delle due, ma dovrebbe ripartire dai temi: più che guardare l’etichetta della bottiglia cerchiamo di valutarne il contenuto. Esso potrà  avere un mercato ed essere nuovamente ricercato dal consumatore, ma è triste che nessuno osservi come l’intera area in due anni abbia perso circa sette milioni di voti. Significa che l’offerta complessiva non intercetta più il consenso. Per queste ragioni non mi interessa partire da un luogo fisico come la Leopolda o da una persona come un Tsipras di destra, anche perchè i leader non si battezzano, ma nascono dal basso.
Dopo Granata passato a Green Italia, Della Vedova tra i montiani, un’altra ex finiana come Giulia Bongiorno si accasa altrove, aderendo all’iniziativa di Corrado Passera: possibile un dialogo?
Ho l’impressione che non sia stata ben valutata dai promotori la fase che stiamo vivendo: il combinato disposto tra il successo di Renzi e il disastro montiano secondo me ha posto la parola fine all’ipotesi di supplenza da parte della società  civile nei confronti della politica, che oggi è tornata ad essere centrale. La discesa in campo di forze extra politiche si scontra con due dati: il fallimento di Scelta civica e il fatto che Renzi abbia riportato il suo partito, e quindi la politica, al centro.
Proprio Renzi fa ha parlato di Partito della nazione, come proposto in passato anche dal suo terzo polo. Rimpianti?
Se il centrodestra non farà  un bagno di umiltà  e di approfondimento rischierà  di offrire al premier una vera e propria prateria, tale da rendere non velleitario il suo riferimento al Pd come Partito della Nazione. Ma vi pare possibile che la riforma annunciata della Pa, che va in una direzione che la destra dovrebbe gradire, prosegua senza che proprio da destra ci sia una voce di commento? Dovremmo evitare che Renzi giochi la sua partita sostanzialmente senza competitors.
Quali gli errori dell’esperienza pidiellina e montina da non ripetere?
L’errore capitale nel Pdl fu quello di non organizzarlo con una forma partito, quindi con dibattito interno e regole. Le leadership era molto forte, ma alla fine era divenuta autocratica in quanto, come si sta accorgendo adesso anche Fitto, ciò che si era inserito nello statuto è rimasto lettera morta. Ne sono la prova emblematica: il Pdl ha votato una sola volta su di un singolo provvedimento, quello che mi dichiarava incompatibile, senza nemmeno che io fossi presente.
E Fli che si fonde con i montiani? Lo rifarebbe?
Fu il frutto del pasticcio di una lista sola al Senato contro tre alla Camera e dell’assenza di una manifestazione comune: sembrava una convivenza obbligata e non sincera. Non essendoci inoltre un minimo comun denominatore non c’è stata neanche un’anima identitaria che potesse risultare convincente soprattutto per gli elettori di destra.

Francesco De Palo
(da “Il Fatto Quotidiano”)

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FINI CONTRO FRATELLI D’ITALIA: “ULTIMA RIDOTTA VETEROMISSINA”. MA L’MSI ERA ALTERNATIVO, NON FUNZIONALE AL SISTEMA

Giugno 20th, 2014 Riccardo Fucile

ALEMANNO PARLA DI SOVRANITA’ NAZIONALE, MA DIMENTICA LA STRETTA DI MANO A BUSH … E ALMIRANTE NON AVREBBE MAI FATTO AFFOGARE I PROFUGHI O FLIRTATO CON CHI SI PULISCE IL CULO CON LA CARTA IGIENICA

Pubblichiamo l’articolo di oggi de “il Tempo” con un commento del nostro direttore.

Fratelli d’Italia «ultima ridotta veteromissina». Non usa termini teneri Gianfranco Fini nei confronti del partito che ha ereditato il simbolo della sua Alleanza Nazionale. Scatenando una nuova rissa tra ex militanti dello stesso partito e riportando in luce tutte le fratture nate dalla diaspora della destra italiana.
L’occasione è il lancio della manifestazione che l’ex presidente della Camera terrà  a Roma il prossimo 28 giugno, un’assemblea pubblica al Palazzo dei Congressi dell’Eur per disegnare una nuova piattaforma programmatica per l’universo conservatore.
Fini, ospite ad Agorà , specifica di non voler candidarsi a nulla: «So di non essere l’uomo per tutte le stagioni – spiega – cerco solo di organizzare una discussione perchè me lo chiedono tanti e tanti elettori di centrodestra».
Un centrodestra che, a sua parere, ha smarrito la bussola: «Oggi questo fronte richiama nella mia memoria la fase di assoluta confusione della sinistra di ieri, quando cercava di mettere insieme delle alleanze onnicomprensive prescindendo totalmente dai contenuti».
Ed è a quel punto che arriva l’attacco al partito della Meloni: «L’ipotesi di uscire dall’euro è caldeggiata da Lega e anche da Fratelli d’Italia, e questo mi fa inorridire perchè loro usano il simbolo di Alleanza nazionale che ha tutta un’altra storia a proposito del rapporto con l’Europa. È una posizione politica che contrasta radicalmente con un programma di centrodestra».
Non finisce qui: «I Fratellini d’Italia, o cuginetti di campagna – ironizza Fini – non possono usare la storia di Alleanza nazionale per sostenere ciò che vanno dicendo. Ed è un problema tutt’altro che personale, perchè An è stata l’apertura della destra a un mondo moderato, mentre oggi chi usa quel nome è diventato l’ultima ridotta veteromissina».
Parole pesanti, che non passano inosservate dalle parti della Meloni. Se la leader preferisce ignorare l’affondo finiano, a replicare ci pensano alcuni dei suoi.
Come Gianni Alemanno: «C’è da chiedesi quale sia il fondamento politico e culturale delle affermazioni di Fini – è la risposta dell’ex sindaco di Roma-. Perchè essere critici nei confronti dell’euro è qualcosa di estraneo al centrodestra? La sovranità  nazionale, e di conseguenza la sovranità  monetaria, non è forse uno dei principi che da sempre caratterizza tutta la Destra politica italiana?».

(da “il Tempo“)

Il commento del ns. direttore

Condivivo le critiche che Fini rivolge a quella “contraddizione vivente” che è il cartello elettorale di Fratelli d’Italia, semplice ruota di scorta di Forza Italia (che non a caso stanziava fondi per loro a bilancio) ma penso sia opportuno operare qualche richiamo politico-culturale.
Non per difendere a priori il vecchio Msi, ma per riportare la polemica nel giusto alveo.
Il Msi era nato ed è a lungo sopravissuto, nei pregi e nei difetti, come “alternativo al sistema”, non per essere funzionale ad esso, a differenza di successive aggregazioni politiche, da An a Fratelli d’Italia.
Definire “veteromissini” i compagni di merende della Meloni è come accostare il lino alla tela grezza, altri i valori, altri i sacrifici, altra la visione politica, altro il contesto storico.
Mai Almirante, Rauti o Niccolai avrebbero accettato di “sporcare” il proprio nome e una sofferta “tradizione nazionale” con i ladroni padagni, mai avrebbero contribuito ad affogare profughi in fuga da guerre e carestie, mai avrebbero speculato sulla miseria della povera gente.
Ha ragione Fini quando ricorda che non si può “affittare” per un anno un marchio che aveva, in versione moderata e governativa, altre valenze rispetto a quelle espresse dal cartello elettorale di FdI: questa è pura contraffazione, come cambiare etichetta a un capo d’abbigliamento cinese e spacciarlo per “made in Italy”.
Ci spiace constatare altresì che l’ex sociale Alemanno rammenti la sovranità  nazionale e monetaria come giustificazione della battaglia anti euro che oggi va di moda e rende qualche spicciolo di voti.
Da uno che è riuscito, per protestare contro l’imperialismo Usa, a buttarsi contro l’auto di Bush in visita a Roma e qualche anno dopo a stringere la mano al presidente americano, difficile peraltro pretendere un’analisi coerente.
Forse dimentica che la sovranità  nazionale da noi non è mai esistita, ma tutti gli Stati erano ben inseriti in blocchi contrapposti: e quel tipo di “governo delle grandi potenze” oggi è stato semplicemente sostituito dal “governo anonimo dell’alta finanza” che avrebbe ulteriori motivi di speculazione e arricchimento dalla caduta dell’euro.
Essere condizionati dalla Bce o dai Fondi anonimi americani cambierebbe forse qualcosa per Alemanno?
O non sarebbe allora meglio rivendicare, quella sì una storica bandiera della destra italiana, la battaglia per un’Europa nazione, autonoma, integrata, solidale e sovrana?
Perchè inseguire quattro cialtroni qualunquisti che vedono la politica come percentuale per garantirsi una poltrona?
Perchè rinunciare a un discorso culturale più ampio e ambizioso che vada oltre le sterili polemiche contro le “banche europee” per poi finire a sostituirle con quelle americane ?
A questo si è ridotto il dibattito a destra?
A scimmiottare un guitto e un razzista da operetta che   in altri tempi sarebbero stati cacciati da una federazione del Msi (quello vetero…) a calci nel culo?
Ultimo considerazione sul presidenzialismo che accomuna il vecchio Msi versione Destra nazionale, Fini e Fratelli d’Italia: è la fissa “dell’uomo solo al comando” che accompagna da decenni la destra italiana.
Ma non avete ancora compreso che in Italia, con l’aiuto dei media, questo vorrebbe dire Berlusconi o Renzi al governo con pieni poteri per almeno venti- trent’anni a testa?
No grazie, preferisco un pool di persone e partiti al governo, almeno uno forse è normale, disinteressato. onesto e competente.
Se non altro per il calcolo delle probabilità .
Meritocrazia non si coniuga con oligarchia o dittatura, ma con democrazia della competenza, divisione di responsabilità  e trasparenza.

Altra cosa, altra destra.

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QUALCHE CONSIGLIO A MISTER FINI: PER VINCERE LA PARTITA BISOGNA ANCHE ATTACCARE E SEGNARE, NON BASTA GIOCARE DI RIMESSA

Giugno 18th, 2014 Riccardo Fucile

CONTANO GLI UOMINI A DISPOSIZIONE E IL MODULO, LA “FAME” DI VITTORIE E LA LUCIDITA’ DEL REGISTA, GLI ACQUISTI GIUSTI E LE INVENZIONI DI UN FANTASISTA

Il ritorno in campo, nella veste di allenatore della “destra football club”, dell’ex calciatore Gianfranco Fini, sta suscitando nei tifosi sentimenti diversi: chi, ricordando le sue ultime apparizioni, ha minacciato di disertare lo stadio, chi ironizza sulle sue capacità  tecniche e lo aspetta al varco, chi lo ritiene invece l’ultima spiaggia per risollevare le sorti di un club prossimo alla retrocessione, chi infine è possibilista ma vuole vedere prima i risultati.
Un nuovo mister spesso divide la tifoseria: ognuno è legato ai propri ricordi ed è anche naturale che sia così. Come per ogni ex atleta c’è chi di lui rammenta lo strepitoso gol in rovesciata, chi il più improbabile autogol.
Alla vigilia della campagna acquisti che dovrà  formare l’ossatura della nuova squadra e della successiva preparazione estiva, ci permettiamo di esprimere qualche considerazione tecnica sulla nuova formazione.
Il mister ha espresso l’intenzione di creare una squadra per “puntare a vincere”, ripartendo quindi da zero.
Come dichiarazione d’intenti è un elemento positivo non voler prendere esempio nè da formazioni passate in cui ha militato da calciatore, nè da squadre abituate a confrontarsi in improbabili tornei con il Kurdistan.
Nessuna intenzione di assimilarsi neanche ai moduli tattici dei dilettanti della Garbatella.
Ma quale staff tecnico supporterà  mister Fini nei suoi primi passi?
Non è domanda da poco, perchè se i tifosi dovessero rivedere una riedizione, anche se “dietro le quinte”, di ex spompati o responsabili di retrocessioni clamorose, la fiducia verrebbe meno da subito.
Il tifoso è poi molto attento alla campagna acquisti e al modulo tattico prescelto: questa squadra ha probabilmente bisogno di un regista con le idee chiare, di un bomber che buchi la rete (e il video), di un portiere che sappia contrastare gli attacchi altrui e di un modulo che permetta di correre con raziocinio.
Non è proponendo terzinacci da palla in tribuna che si può sperare nei primi piazzamenti.
Così come conta la capacità  di sacrificio e l’agonismo: non ci può certo affidare a chi tira la gamba indietro o a chi pensa solo all’ingaggio e ai premi partita.
E dato che a destra di tirapacchi e spocchiosi, fighetti e “passeristi”, i tifosi ne hanno visti fin troppi, ben vengano le giovani leve che hanno fame di vittorie, non di passerelle.
Il modulo, dicevamo.
Ovvio che non basta stare in difesa, occorre attaccare: per farlo necessita spregiudicatezza tattica e un fantasista in grado di fornire assist.
Occorre, caro mister, “giocare a tutto campo”, non consigliare di puntare su formazioni “civiche” bollite o calciatori ceduti in prestito a squadre dilettanti.
Il monitoraggio dei campi minori (che noi seguiamo con interesse) ci ha portato a conoscere giovani e meno giovani con grosse potenzialità  e amore per la maglia: ne esistono tanti che potrebbero, se ben indirizzati, ambire a traguardi di prestigio, ma solitamente vengono snobbati o finiscono per essere disgustati dai giochetti di spogliatoio.
Ultimo consiglio: una squadra fa girare la palla, non attacca a testa bassa da   un solo lato, diventerebbe prevedibile.
Non è utile intestardirsi a giocare solo sulla fascia destra, anche un destro può giocare a sinistra e poi rientrare per il tiro o per il cross.
Soprattutto quando l’avversario lascia ampi spazi a sinistra: col taglio giusto ci si propone facilmente davanti alla porta in modo imprevedibile.
Occorre insomma decidere l’obiettivo: per vivacchiare è sufficiente iscriversi al torneo dell’oratorio e vendere ogni anno i pezzi migliori, per aspirare a giocare ad alti livelli occorre tecnica, cuore e giocare a tutto campo.
E saper stupire.
Buona fortuna mister.

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LA PRIMA BOZZA DEL PROGETTO DI FINI: “LA TUA IDEA PER LA DESTRA CHE NON C’E'”

Giugno 17th, 2014 Riccardo Fucile

IL 28 A ROMA SI TERRA’, ALL’INSEGNA DEL “PARTECIPA PER TORNARE A VINCERE”, IL PRIMO CONFRONTO DI IDEE SU COME FAR RINASCERE LA DESTRA IN ITALIA

PRINCàŒPI

Per una nazione che (ri)alza lo sguardo
Memoria collettiva e valori unificanti per garantire coesione nazionale.
Senso dello Stato come antidoto al populismo e alla demagogia.
Identità nazionale come patrimonio in continuo arricchimento.
L’unitaÌ€ del popolo: rispetto delle tradizioni e consapevolezza di essere comunitaÌ€ politica di donne e uomini liberi.
Il patriottismo (non il nazionalismo) vero contraltare all’omologazione culturale e al pensiero unico.
Patriottismo repubblicano per un’ Italia solida civile e coesa.
La fiducia, in se stessa e nel futuro capitale sociale della nazione

Oltre la crisi
Cultura della legalitaÌ€ per superare la crisi morale dell’ Italia e il dilagare della corruzione e del malaffare. LegalitaÌ€ eÌ€ garanzia di libertaÌ€.
La forza sconosciuta dei buoni esempio contro il fascino perverso degli egoismi. L’etica del dovere accanto alla rivendicazione dei diritti.
Cultura del merito. L’Italia deve garantire a tutti i suoi cittadini di partire alla pari e di andare avanti in virtuÌ€ delle capacitaÌ€ personali.
Libertà di (fare) e libertà (da ignoranza, violenza, bisogno materiale).
Superare la crisi demografica. Favorire la natalità. Sostenere la famiglia.
Nuova cittadinanza. L’Italia eÌ€ degli Italiani, chi vuol esserlo deve meritarlo.

La nostra Europa
Sovranità degli Stati non come limite ma come premessa per una più larga sovranità europea
Europa nazione oltre l’unificazione monetaria e i vincoli di bilancio.
Politica estera militare comune , ruolo attivo di pacificazione nelle aree di crisi.
Globalizzazione come occasione per l’economia reale, non per la speculazione finanziaria.
Cittadinanza europea. Tutela e promozione dei diritti umani.
Conoscere l’Europa, valorizzazione delle culture locali e ampliamento dei canali di comunicazione tra saperi globali.
CentralitaÌ€ del mediterraneo. La sfida geopolitica dell’Italia tra primavere arabe e integralismo religioso.

PROGRAMMA

La Nuova Repubblica
Presidenzialismo e monocameralismo.
Referendum di indirizzo e propositivi.
Riduzione delle competenze, degli apparati e della potestà di spesa delle regioni
Riduzione delle spese regionali con Agenzie indipendenti e commissariamento delle Regioni che non riducono la spesa.
Accorpamento dei Comuni. Reale abolizione delle provincie
Privatizzazione di enti e istituzione pubbliche prive di interesse strategico per la ComunitaÌ€ nazionale. L’inganno federalista
Revisione del titolo V della Costituzione.
Servizi per il cittadino peggiorati, aumento della spesa pubblica e degli sprechi.
Il Nord non è più ricco, il Sud è più povero. 150 anni dopo la questione meridionale è ancora questione nazionale.

Uno Stato a misura di cittadino
Meno leggi, più chiare ed esplicite, non interpretabili. Riduzione della discrezionalità, contro gli abusi di potere
Garantire al cittadino il “diritto di capire” cosa si puoÌ€ fare, come e in quanto tempo.
Sanzionare la Pubblica Amministrazione inadempiente. Ridurre il contenzioso che alimenta la corruzione.
Contrastare l’intermediazione politica e la lentezza burocratica.
Riforma della pubblica amministrazione: mobilità del personale, d coefficienti di efficienza, premi di produttività per i dipendenti della PA.

Tassazione giusta non balzelli oppressivi
Riordino e razionalizzazione della fiscalitaÌ€. Netta distinzione tra rendite finanziarie e speculative e redditi d’Impresa e di lavoro dipendente e autonomo.
Lotta all’evasione come garanzia di equitaÌ€ per gli onesti, stop alla persecuzione fiscale a carico delle imprese e delle famiglie in difficoltaÌ€
Un fisco più equo è più attento alla dimensione familiare.

Lavoro, riforma strategica
Il lavoro come motore di sviluppo e garanzia di crescita economica, la finanza come strumento e non come valore.
FlessibilitaÌ€ non eÌ€ precarietaÌ€. Promuovere la flessibilitaÌ€ positiva — anche rispettando specificitaÌ€ territoriali e di settore — e combatterne l’uso distorto (precariato permanente).
Sostenere con servizi e ammortizzatori sociali la continuità dei redditi da lavoro e i progetti di vita dei lavoratori.
Promuovere l’impiego di tutte le risorse umane inutilizzate, partire da giovani e donne, sempre piuÌ€ istruiti ma sempre meno occupati.
Aiutare le imprese a stare sul mercato attraverso investimenti in sviluppo e innovazione nei settori strategici per il Paese.
Favorire nuovi metodi di lavoro (telelavoro, telepresenza).
Ottimizzare i rapporti con l’apparato burocratico (semplificazione, digitalizzazione).

Un welfare in sintonia con la società che cambia
Ieri nuove povertà, oggi nuovi esclusi. Aumentano i deboli e i non garantiti. A rischio la coesione sociale, pericolo di conflitti non governabili.
Fine dell’assistenzialismo, nuove risposte ai bisogni specifici di famiglie e persone. Sostegni e servizi adeguati e accessibili secondo il principio di sussidiarietaÌ€
Potenziare il ruolo del terzo settore.

Una giustizia giusta
Giustizia neutrale, rapida e accessibile.
La legge uguale per tutti è presupposto di democrazia.
Più solidarietà per le vittime dei reati. Meno benevolenza per i loro autori.
Certezza della pena : chi delinque deve pagare.
Autonomia della magistratura, separazione delle funzioni, nuove modalità di autogoverno.
Onorare concretamente i servitori dello Stato vittime del dovere.
Bandire dalla vita pubblica politici e pubblici funzionari corrotti e/o collusi con la criminalità
Sospensione immediata di ogni forma di privilegio e retribuzione, con obbligo di risarcimento del danno provocato.

Rendere competitiva l’Italia
Modernizzazione delle infrastrutture: trasporti, comunicazioni, reti e fonti energetiche.
Una “strategia Paese” che fissi le prioritaÌ€ e delinei una nuova politica industriale.
Migliorare i servizi alle imprese e favorirne l’internazionalizzazione.
Valorizzare e tutelare l’eccellenza italiana nei settori agroalimentare, artigianale e industriale.
Investire in ricerca e innovazione per favorire la crescita economica .

Un sistema di istruzione pubblica che sia fucina di opportunità.
Riforma strutturale dell’UniversitaÌ€. Incoraggiare il rientro dei “cervelli”
Incentivare, promuovere e sostenere le idee vincenti, i brevetti avanzati e i prototipi a supporto dell’innovazione e della tecnologia .
Supportare le startup giovanili , femminili e innovative di settore tecnologico, a sostegno ambientale e culturale.

L’Italia deve tornare il Belpaese
La bellezza eÌ€ il nostro petrolio. Incentivare il patrimonio culturale e tutelare l’ambiente, binomio indispensabile per un turismo produttore di ricchezza nazionale.
Crescita dell’attenzione per la qualitaÌ€ della vita (salute, cibo, ambiente, consumi, vivibilitaÌ€ della cittaÌ€).
Favorire la conoscenza, in un mondo sempre piuÌ€ “glocale”, delle bellezze locali italiane.

La nuova politica
Rinnovare ( non rottamare) la politica.
Adozione di criteri e metodologie incentrati sul merito per la selezione della nuova classe dirigente
Favorire la partecipazione dal basso e la circolazione delle nuove idee.
Ritrovare il senso della “Polis”. Volontariato sociale e organizzazioni no profit, nuova frontiera dell’impegno civile e della partecipazione del cittadino, oltre i partiti.

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