COLPO A SORPRESA DI VAROUFAKIS: “MI DIMETTO PER AIUTARE TSIPRAS NELLE TRATTATIVE”
“PORTERO’ CON ORGOGLIO IL DISPREZZO DEI CREDITORI”…BORSE UE APRONO TUTTE IN ROSSO
Il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha annunciato stamane a sorpresa le proprie dimissioni, dopo il trionfo del no alle proposte della ex troika al referendum di domenica.
L’addio, spiega sul suo sito web personale l’economista, punta a favorire un nuovo accordo tra il premier Alexis Tsipras e la ex troika.
Che dovrebbero leggere come un atto di distensione il passo indietro di colui che in questi cinque mesi si è più volte scontrato frontalmente con i colleghi dell’Eurogruppo e solo sabato ha accusato i creditori di “terrorismo” nei confronti di Atene.
“Subito dopo l’annuncio dei risultati del referendum”, scrive Varoufakis nel lungo messaggio pubblicato su yanisvaroufaskis.eu e intitolato Minister no more!, “sono stato messo al corrente di una certa preferenza da alcuni partecipanti dell’Eurogruppo e ‘partner’ vari per una mia… ‘assenza’ dalle loro riunioni. Considero mio compito aiutare Alexis Tsipras a utilizzare, come gli ritiene opportuno, il capitale che il popolo greco gli ha concesso ieri attraverso il referendum”.
L’economista naturalizzato australiano comunque non si smentisce e non risparmia nuove stoccate: “Porterò con orgoglio il disprezzo dei creditori”.
Poi la promessa di “pieno supporto a Tsipras, al nuovo ministro delle Finanze e al governo. “Lo sforzo sovrumano per onorare il coraggioso popolo greco e il famoso No che hanno garantito ai democratici di tutto il mondo è appena cominciato”.
La nomina del successore è prevista a breve, dopo un incontro dei leader politici programmato dopo le 9 di stamattina .
L’incognita sulla possibilità di riavviare i negoziati — Il premier nei giorni scorsi aveva detto che “entro 48 ore” dai risultati del voto puntava a firmare un’intesa con i creditori.
I quali però domenica sera, davanti alla vittoria di quello che alcuni leader leggono come un no all’Europa, hanno ribadito che questo esito complica molto lo scenario.
Il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel si è spinto a dire che “la Grecia ha rotto i ponti per il compromesso” e il presidente dell’Eurogruppo Jerom Dijsselbloem ha bollato il risultato come “molto deplorevole per il futuro” del Paese.
Per le banche d’affari, l’esito delle urne aumenta le probabilità di un’uscita di Atene dall’Eurozona: Jp Morgan ritiene che la Grexit sia ora lo “scenario base” e che potrebbe avvenire “in circostanze caotiche“.
Anche gli analisti di Barclays, in un rapporto diffuso domenica sera, scrivono che ora “l’uscita è lo scenario più probabile”.
Al contrario Goldman Sachs e Citigroup vedono la possibilità di una permanenza nel club della moneta unica. Citigroup, in particolare, prefigura una situazione di “limbo” che potrebbe durare mesi o anni.
Banche appese alle decisioni della Bce
L’addio di Varoufakis — che tre giorni fa le dimissioni le aveva in effetti preannunciate, ma come “minaccia” nel caso in cui avesse vinto il sì – arriva nel giorno in cui è attesa una nuova riunione del consiglio della Bce.
Nelle cui mani c’è ora il futuro delle banche elleniche, chiuse da lunedì scorso.
Il ministro dimissionario aveva promesso che gli istituti avrebbero riaperto i battenti martedì 7, senza però spiegare come questo sarebbe stato possibile visto che, come ammesso dalla numero uno dell’associazione bancaria ellenica Louka Katseli, nonostante il tetto di 60 euro ai prelievi al bancomat e i controlli sui movimenti dei capitali il cuscinetto di liquidità che hanno a disposizione basta solo fino a oggi. L’Eurotower deve ora valutare se riaprire o chiudere del tutto il rubinetto della liquidità di emergenza (Ela) che ha consentito agli istituti di operare da febbraio a oggi e domenica 28 giugno è stato congelato a quota 89 miliardi di euro.
Le condizioni per concedere l’Ela sono che le banche siano solvibili e che possano offrire a garanzia un collaterale adeguato, cosa che ora è in discussione visto che il Paese è ufficialmente in default.
In teoria, la Bce potrebbe anche chiedere alle banche di restituire i fondi ricevuti finora.
Ma è evidente che la decisione verrà presa alla luce delle conseguenze per il resto dell’Eurozona. Il board dei governatori presieduto da Mario Draghi potrebbe comunque rimandare la decisione a martedì, dopo l’Eurosummit straordinario dei leader europei convocato per le 18.
In mattinata è prevista una conference call tra lo stesso Draghi, il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker e il presidente dell’Eurosummit Donald Tusk.
Avvio in calo per le borse europee.
Lo spread apre in rialzo, poi ripiega a 159 punti
Il giorno dopo la vittoria dei no, Piazza Affari ha aperto la seduta in rosso del 2,9%. Parigi in avvio segna -2,06, Francoforte -1,87%, Madrid -1,7%, Londra -1,08%. A Milano sono pesanti soprattutto i titoli bancari, con Mps sospesa in asta di volatilità poco prima delle 10, quando cedeva oltre il 5%.
Limitate rispetto alle attese, invece, le ripercussioni sul mercato obbligazionario: il rendimento dei titoli di Stato dei Paesi periferici, a partire da quelli italiani, sale ma non oltre i livelli della scorsa settimana.
Il rendimento dei Btp in avvio era al 2,36%, cosa che ha portato il differenziale rispetto ai Bund tedeschi (spread) a 165 punti rispetto ai 145 di venerdì.
Dopo la fiammata iniziale, il rendimento del decennale è calato al 2,33% e lo spread è sceso a 159 punti.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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