COME TRAVAGLIO DISTORCE LA VERITA’ SULLA CLASSIFICA DI REPORTER SANS FRONTIERES
E ALLA FINE DA’ RAGIONE A RSF, MA E’ TROPPO IMPEGNATO A DIFENDERE GRILLO PER ACCORGERSENE
Oggi Marco Travaglio è riuscito a confezionare un editoriale che è un piccolo capolavoro.
Dal momento che il direttore del Fatto Quotidiano si è assunto l’arduo compito di essere il difensore d’ufficio di Beppe Grillo e del MoVimento 5 Stelle oggi gli è toccato attaccare Reporter sans frontieres per rispondere alle accuse rivolte a Grillo e al M5S.
Lo ha fatto nel modo più prevedibile: ovvero accusando Rsf di aver raccontato fake news sul conto del partito di Grillo e dei suoi rapporti con i giornalisti.
L’editoriale di Travaglio arriva giusto in tempo per fare il coro a quanto scritto da Grillo ieri sul blog.
Anzi, per certi versi è la parafrasi di quello che ha scritto il Capo Politico del MoVimento. Quasi che Grillo sia il ghost writer di Travaglio (oppure è il contrario?). Già il fatto che l’Italia abbia risalito 25 posizioni nella classifica piazzandosi al 52° posto costituisce uno smacco per Travaglio.
Il celebre giornalista ora non potrà più presentarsi come l’unico giornalista libero in un Paese “al 77° posto nella classifica della libertà di stampa”.
Poco male, perchè se la classifica — che ha tutti i problemi che conosciamo — certifica che la situazione italiana è migliorata basta dire che quelli di Rfs raccontano balle.
Se ieri Grillo scriveva che Reporter sans frontieres era stata contattata “dai direttori dei giornali per cambiare la classifica” per Travaglio “Reporter Sans Frontières si è bevuta la fake news secondo cui in Italia la libertà di stampa è minacciata da Grillo”. Curiosamente anche nel 2015 Rfs citava il MoVimento 5 Stelle tra i fattori che limitavano la libertà di stampa in Italia, ma l’anno scorso Travaglio evidentemente era distratto.
Seguendo con precisione lo schema tracciato da Grllo sul blog Travaglio passa ad enumerare le numerose fake news delle quali è stato vittima il M5S.
La tesi è semplice: può un partito spesso accusato ingiustamente dai giornali “di regime” al tempo stesso costituire un rischio alla libertà di stampa?
Per essere più chiaro Travaglio cita ad esempio la vicenda dell’incontro tra Raffaele Marra e Luigi Di Maio. Dimenticando di dire però che a raccontare il fatto fu proprio Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano.
E che dire di quando il 27 gennaio 2017 Travaglio preso dall’ansia di difendere la Raggi raccontò che i Poteri Forti volevano far fuori la sindaca di Roma “per poter fare le Olimpiadi a Roma”? Una balla, direbbe lui.
Naturalmente il trucco qui è far credere che Reporter sans frontieres misuri la qualità dell’informazione quando in realtà il rapporto si occupa d’altro.
Reporter sans Frontieres invece analizza, senza criteri di rilevazione assoluti, lo stato della libertà per i giornalisti di fare il proprio lavoro.
La classifica va presa con le pinze perchè il punteggio non viene assegnato in maniera uniforme e si basa sulla percezione che ne hanno i referenti della Ong.
Le fake news, che pure sono un problema e che vengono spesso diffuse da portavoce pentastellati, non vengono prese in considerazione.
Dall’editoriale di Travaglio dobbiamo quindi togliere tutta la considerazione sulle “balle” contro il M5S. Cosa resta?
Restano queste righe nelle quali il direttore del Fatto, dopo aver acussato Rfs di aver abboccato alle fake news ci dice che sì, qualche problema con i giornalisti il M5S ce l’ha.
Curiosamente si tratta delle stesse considerazioni che ha fatto Reporter sans frontieres laddove scrive: “il livello di violenza contro i giornalisti (intimidazioni verbali e fisiche, provocazioni e minacce) è allarmante, soprattutto nel momento in cui politici come Beppe Grillo, del Movimento Cinque Stelle non esitano a fare pubblicamente i nomi dei giornalisti che a loro non piacciono”.
Ed è questo il capolavoro di Travaglio, riuscire a dire la verità sul M5S facendo finta che Rfs abbia detto una balla.
Reporter sans frontieres non dice che “è tutta colpa di Grillo”, ma che l’atteggiamento di Grillo e del M5S nei confronti della stampa è dello stesso tipo di quello adottato da Donald Trump nei confronti di alcuni media “sgraditi”.
Fa piacere che Travaglio se ne sia accorto, in fondo bastava leggere l’analisi di Reporter sans frontieres per capirlo.
Ma Travaglio ha preferito leggere il post di Grillo.
(da “NextQuotidiano”)
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