CON IL PROCESSO DI PALERMO, ADDIO ALLE AMBIZIONI DI “SALVINI PREMIER”
UNA BATOSTA POLITICA PRIMA CHE GIUDIZIARIA PER UN LEADER BOLLITO IN CALO DI CONSENSI: TRA LEGGE SEVERINO, IMPRESENTABILITA’ COME PREMIER E ZAIA ALLE SPALLE
Che l’inchiesta Open Arms di Palermo per sequestro di persona fosse un’altra cosa rispetto al caso Gregoretti di Catania era chiarissimo a Matteo Salvini. Lo era altrettanto per Giulia Bongiorno, la sua legale.
Le 120 pagine di arringa conclusiva della senatrice leghista non sono state sufficienti a convincere il giudice dell’udienza preliminare.
L’ex ministro dell’Interno va a processo il 15 settembre. Salvini ascolta impassibile il pronunciamento, in piedi nell’aula bunker dell’Ucciardone, “casa” del maxi processo a Cosa Nostra.
Il processo è una batosta politica prima ancora che giudiziaria per il capo già in calo di consensi. Perché sul giudizio imbastito a Palermo il leader ci monterà le prossime campagne elettorali, a cominciare da quella per le amministrative di ottobre.
Ma Salvini sa bene che, semmai si dovesse andare al voto per le Politiche in primavera 2022, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, anche in caso di vittoria del centrodestra difficilmente l’incarico di formare il nuovo governo verrebbe affidato a un leader sub judice – è il caso di dire – per un reato così pesante. Per di più con la spada di Damocle della decadenza ex legge Severino.
Si aprono scenari nuovi e inesplorati, insomma, sia nel centrodestra tutto (in cui Giorgia Meloni è già in ascesa nei sondaggi), sia dentro la stessa Lega. E chissà quel che è avvenuto a Palermo quanto peserà sul ruolo e sul peso futuro del governatore Veneto Luca Zaia, per esempio.
(da “La Repubblica”)
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