CONSULTA, IL NO A BRUNO AFFOSSA VIOLANTE: PD E FORZA ITALIA SI SALVANO CON LA SCHEDA BIANCA
ACCORDO AL RIBASSO PER SALVARE IL PATTO DEL NAZARENO, ANCORA UNA FUMATA NERA: MOLTI DEPUTATI PD SI RIFIUTANO DI VOTARE PER UN INDAGATO
L’accordo Pd-Forza Italia sui nomi di Luciano Violante e Donato Bruno per la Consulta non esiste più.
A pochi minuti dalla quattordicesima seduta a camere congiunte è arrivata la conferma: in un sms inviato ai parlamentari di Forza Italia, la segreteria chiede di lasciare scheda bianca per la Consulta.
Nelle ultime ore l’ipotesi aveva iniziato a circolare. E veniva dato per scontato il fatto che il rifiuto di parte del Partito democratico a votare l’indagato Bruno (come rivelato venerdì dal Fatto) tra i due giudici costituzionali laici che mancano da giugno facesse naufragare anche la candidatura di Luciano Violante.
La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati per truffa aggravata del candidato forzista da parte della Procura di Isernia — che indaga sul fallimento della società Itierre — ha in effetti portato (almeno nelle dichiarazioni e nelle intenzioni) a un arretramento di consensi di molti esponenti del Pd.
Alcuni parlamentari democratici non erano infatti disposti a votare un indagato che, tra l’altro, finierebbe (con l’immunità di parlamentare e pure di membro della Consulta) a far parte dell’organo di suprema garanzia costituzionale.
Il presidente dell’Antimafia Rosy Bindi lo aveva già fatto sapere: “Non voterò un indagato alla Consulta”.
La fronda democratica avrebbe voluto far saltare la candidatura di Bruno, mantenendo però quella di Violante.
Un tentativo praticamente impossibile, visto che i tentativi del Pd di convincere Forza Italia a cambiare nome sono finiti nel vuoto.
Il partito di Berlusconi non era intenzionato a bruciare Bruno, dopo il pasticcio che ha portato al ritiro del “nome condiviso” Antonio Catricalà .
Ma, preso atto della situazione, i vertici forzisti sono dovuti correre ai ripari lanciando un segnale ai dem.
Lo scenario che si sarebbe profilato oggi (e quindi il motivo per cui Forza Italia ha scelto la via della scheda bianca) era questo: il pallottoliere ipotizzava un calo per l’ex magistrato a 544, una maggioranza che non avrebbe consentito comunque la sua elezione alla Consulta (per la quale servirebbero 570 voti).
Tutti gli scettici dicono in ogni caso di attendere la “prova” dell’iscrizione di Bruno nel registro degli indagati.
Notizia che nessuno ha smentito e che dovrebbe essere lo stesso Bruno a confermare chiedendo alla Procura di Isernia di conoscere il suo status.
A quel punto non ci sarebbero più alibi e anche i magistrati potrebbero ufficializzare l’iscrizione.
Al momento, però, il senatore di Forza Italia non sembra intenzionato a compiere questo passo.
Promette solamente di ritirarsi solo in caso di rinvio a giudizio.
A questo punto — dopo l’ennesima fumata nera di oggi — la pratica per l’elezione dei due giudici laici potrebbe essere rinviata alla prossima settimana.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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