CROSETTO CONTRO I PRETORIANI DI TELE-MELONI CHE HANNO BLOCCATO IL MONOLOGO DI SCURATI: “LA CENSURA DI SCURATI È LA DIMOSTRAZIONE CHE VIVONO FUORI DAL TEMPO”
“STANNO DEPAUPERANDO LA RAI. CENSURARE QUALCOSA ADESSO SIGNIFICA MOLTIPLICARE LA FORZA DI UN MESSAGGIO”
A volte bastano poche parole a lasciare un segno. Quando sono controcorrente, diventano scelta politica. «Le polemiche su Scurati?», è la domanda rivolta a Guido Crosetto più volte nelle ultime ore. «Io – è stata la sua risposta, riferiscono – ho letto tutti i suoi libri e mi è sembrato obiettivo nei giudizi».
Un segnale impossibile da fraintendere, perché il ministro della Difesa parla dello scrittore finito nel mirino della destra di governo, massacrato dai giornali d’area per un monologo sul 25 aprile e sull’antifascismo censurato dalla Rai.
Crosetto non ha soltanto letto i libri di Scurati, non li ha anche apprezzati, ma sente di dire qualcosa in più: «Mi è sembrato obiettivo nei giudizi e, anzi, nel primo libro fu addirittura accusato di essere stato troppo tenero». Tenero, dunque, nel romanzo “M – Il figlio del secolo”, e quindi con la storia del fascismo. Un paradosso che adesso lo colpiscano per un monologo di tre minuti dedicato a quella stessa storia, provando a silenziarlo.
Ecco, è proprio seguendo questa riflessione che il ministro della Difesa è portato a pensare tutto il male possibile della gestione della vicenda Scurati da parte di viale Mazzini, di chi ha organizzato questa evidente censura. E quando dice male, intende: malissimo.
Chi ha avuto modo di sentirlo, riporta le sue parole sull’incidente che sta terremotando i vertici della radiotelevisione pubblica, ma anche un ragionamento assai più ampio: «Il mio giudizio su molti della Rai travalica il caso di oggi». E dunque, ecco cosa pensa, condensato in un passaggio ancora più chiaro, anch’esso destinato a lasciare un segno: «Stanno depauperando la Rai».
Nomi non ne fa, riferiscono. Ma è chiaro che ce l’ha con chi ha pensato, organizzato, coperto e sostenuto scelte che giudica evidentemente miopi, perché non tengono conto del contesto in cui vengono calate, dell’epoca in cui il nascondimento può trasformarsi in amplificazione: «È la dimostrazione che vivono fuori dal tempo – sono le parole consegnate a chi l’ha sentito – Tu potevi pensare di censurare qualcosa nel 1965, quando avevi tre reti e null’altro. Censurare qualcosa adesso significa dargli una spinta mediatica fortissima e moltiplicare la forza di un messaggio. Come è accaduto».
In effetti, ilmonologo censurato è diventato manifesto politico virale, colpo durissimo per chi voleva silenziare l’autore. In questo giudizio e in questi ragionamenti Crosetto non include però Giorgia Meloni (che pure le opposizioni – e lo stesso scrittore – considerano tra i responsabili di questa nuova stretta illiberale). No, il ministro della Difesa sulla presidente del Consiglio dice tutt’altro, pensa tutt’altro:«Ha fatto bene lei a pubblicare l’intervento sui social».
Crosetto non è mai stato missino, mai iscritto neanche ad Alleanza nazionale, semmai giovane democristiano e poi berlusconiano. E anche quando con Meloni ha fondato Fratelli d’Italia, non ha mai temuto di dire: sono antifascista. E neanche: viva la Liberazione. Chi lo conosce, sa che il giudizio sul fascismo è quello di sempre, non è mai cambiato e non può dunque cambiare oggi: «Io penso che il fascismo si combatta con gli atti e non con le proclamazioni. Antifascismo significa difendere la democrazia, le libere istituzioni, il confronto libero, la libertà d’impresa, i più deboli. Significa avere un giudizio obiettivo e netto sul Ventennio e sulle ferite del fascismo. Ciò detto, penso la stessa cosa sul comunismo».
(da La Repubblica)
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