DA SALVINI A MELONI, TUTTI I DIVERSIVI PER OSCURARE LA FESTA DEL 25 APRILE
GIORGIA MELONI SI LIMITERÀ A ESSERE AL FIANCO DI SERGIO MATTARELLA ALL’ALTARE DELLA PATRIA, MATTEO SALVINI PRESENTERÀ IL SUO LIBRO A MILANO, IL COGNATO D’ITALIA, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, PER EVITARE DI INCAPPARE NELLE SOLITE GAFFE, È VOLATO A BARCELLONA… QUANDO, NEL 2018, LA DUCETTA FACEVA IL VERSO A “BELLA CIAO”: “O PARMIGIANO PORTAMI VIA”
Ormai è un tic, un’abitudine, se non una strategia: le feste della democrazia — 25 aprile, Primo maggio — sono ritenute un patrimonio della sinistra e dunque da salutare senza troppo clamore. Da celebrare con il minimo sindacale, parlando di cose diverse, facendo altro, magari organizzando contro-appuntamenti. Va così, nella maggioranza di governo di centrodestra.
Stavolta tocca a Matteo Salvini aprire le festività a modo loro dei leader: a Milano, in una libreria a presentare il suo volume “Controvento”, non molto lontano da dove partirà — alla stessa ora di domani — il corteo per la Liberazione.
«Scelta non casuale che poteva evitare», dice il sindaco Giuseppe Sala. Una scelta forse anche rischiosa, che ha acceso il dibattito: aveva già protestato l’Associazione dei partigiani, per cui «una parte del governo non riconosce il 25 aprile»». E si unisce Cecilia Strada, capolista del Pd alle Europee, il leader della Lega mostra «uno scarso senso delle istituzioni ma anche uno scarso senso di rispetto per Milano, città medaglia d’oro della Resistenza».
È un copione che si ripete: l’anno scorso, in questo periodo, il presidente Ignazio La Russa ricordava che nella Costituzione non c’è la parola «antifascismo» e a Praga omaggiava Jan Palach, simbolo di una storia diversa, quella dove i cattivi sono i sovietici, «in un ripudio — si badi — delle aberrazioni di tutti i totalitarismi ».
E Giorgia Meloni? Si limiterà, come l’anno scorso, all’omaggio sotto l’Altare della Patria, al fianco del Capo dello Stato Sergio Mattarella. La premier, d’altronde, già nel 2015 diceva che la Liberazione «è una festa fatta per dividere non per unire» e aggiungeva con fierezza che lei preferiva celebrare il 24 maggio, e farlo sul Piave, «dove tanti italiani sono morti per la nostra terra ».
Gli altri dirigenti di FdI tagliano corto ma non danno troppo peso alla festa: «Dove sarò il 25 aprile? A Pescara, a montare il palco dell’assemblea del nostro partito», dice il responsabile organizzativo Giovanni Donzelli. «Questa sull’antifascismo — aggiunge Donzelli — è una polemica puntualmente sollevata dalla sinistra per motivi elettorali. Ma mi sembra che in Basilicata non sia servita a molto…». Va detto che un ministro proveniente da un’altra cultura, come Antonio Tajani, sarà alle Fosse Ardeatine. Mentre Gennaro Sangiuliano farà visita al museo di via Tasso. Ma i leader della Destra non deflettono dalla loro posa disincantata.
Non festeggerà la Liberazione il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Quanto meno non lo farà in Italia. È volato anche quest’anno a Barcellona, per essere alla fiera internazionale del settore ittico e alla presentazione della festa del brodetto marchigiano. Il 25 potrebbe essere libero da impegni, tornare a Roma, ma in ogni caso si tratterrà in Spagna. Non avrebbe appuntamenti istituzionali nemmeno la ministra del Turismo Daniela Santanchè.
Né quello dello Sviluppo economico Adolfo Urso, che però annuncia, per l’11 giugno, la presentazione di un francobollo per ricordare i cento anni dalla morte di Matteotti. Il ministro della Cultura Sangiuliano sarà invece al Museo della Liberazione, a Roma, mentre il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, parteciperà a una cerimonia a Frosinone.
Tornerà nella sua Treviso, come ogni anno, il Guardasigilli Carlo Nordio, per «festeggiare la Liberazione». Ma, ricorda, «abbiamo ancora un codice penale fascista che gode di buona salute, mentre il codice intitolato a un eroe della Resistenza come Vassalli è stato demolito: un altro paradosso del nostro Stato».
(da agenzie)
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