DALLA BPM AL PORTO DI OSTIA: GLI AFFARI DEL CANDIDATO BRUNO
È UN POLITICO, MA ANCHE UN AVVOCATO DAI LEGAMI SALDI CON DIVERSE LOBBY
“Sono un avvocato e i 2 milioni e mezzo me li sono guadagnati con il mio lavoro”.
È questa la difesa di Donato Bruno.
Il senatore di Forza Italia in un’intervista a Il Tempo: “Sono stato sentito dal magistrato nel febbraio scorso come persona informata dei fatti e ho portato tutta la documentazione a sostegno del lavoro svolto. Erano tre valigie”.
Altro che consulenza, quei soldi sono stati pagati per “cinque anni di attività su pratiche, contratti, cessioni”.
Al Tempo che gli chiede se fosse opportuno l’incarico da un collega di studio come il commissario della Ittierre, Chimenti, Bruno replica indignato: “E ci mancherebbe altro. Vuole che ad affidartelo sia per caso un nemico?”.
E ci mancherebbe altro.
Bruno ha dichiarato nel 2012 1.664.504 euro, nel 2011 1.751.830; nel 2010 si fermava a 570.356 euro, nel 2009 i suoi redditi erano pari a 1.293.235 euro.
Certamente avrà fatto un gran lavoro, ma a leggere le intercettazioni di altre indagini, che non lo hanno mai visto indagato, sorge il dubbio che Bruno sia così ricercato anche perchè è un politico.
Prima di votare Bruno, i parlamentari del Pd dovrebbero leggere l’informativa della Squadra mobile di Roma del marzo 2013 pubblicata sul sito del Fatto.
Al centro della storia ci sono gli interessi privati di Mauro Balini, il ricco presidente del Porto turistico di Ostia.
Pur non essendo indagato, secondo il Gip di Roma D’Alessandro, “Ha molto da nascondere attese le sue interessenze inquietanti con ambienti malavitosi” ed è legato a Cleto di Maria, “noto pregiudicato con precedenti per traffico di stupefacenti” e mantiene pure la famiglia del detenuto Roberto Giordani, soprannominato “Cappottone”.
I consulenti di Balini sono Dario Romagnoli e Giuliano Foglia, due soci dello studio fiscale Tremonti, Vitali Romagnoli, Piccardi, fondato dall’ex ministro dell’economia. Il pm Ilaria Calò intercetta Romagnoli mentre tenta di aiutare Balini a cedere quote del porto al gruppo pubblico Invitalia.
Proprio Bruno è l’uomo scelto per agganciare e incontrare l’amministratore di Invitalia, Domenico Arcuri, confermato dal governo Letta quattro mesi dopo quell’incontro.
Il 6 febbraio 2013 Foglia, “incaricato da Romagnoli di promuovere la vendita del Porto di Roma di proprietà di Mauro Balini” spiega a Romagnoli che alle 17 vedrà Donato Bruno e organizzerà un incontro con quelli di Italia Navigando, società controllata da Invitalia.
Foglia dice che “Bruno tra l’altro è molto amico di Arcuri ed è molto amico del Prof (Tremonti ndr)”. Il 4 marzo organizza l’incontro a studio Bruno. Il 5 marzo dopo l’incontro Foglia dice a Romagnoli che ha avuto “un riscontro positivo”.
Il 24 marzo Romagnoli dice a Foglia che ha fissato un altro incontro per il 4 aprile.
La trattativa entra nel vivo e qui si parla dei ‘ringraziamenti per chi deve decidere’. Ecco come parlano del futuro giudice costituzionale i due soci dello studio Tremonti. Romagnoli (R): Volevo dirti una cosa.. capiscimi al volo.. se riesci prima a beccare Donato..gli devi cercar di far capire essendo, io penso, lui uomo di mondo non avrà difficoltà a capire che, evidentemente, che il mio amico… cioè è capace di ringraziare capito chi poi deve decidere
Giuliano Foglia (G): Certo, è chiaro
R: capito. Gli fa tanti ringraziamenti.. capito?
G: chiarissimo, va bene
R: però bisogna dirglielo prima, bisogna farglielo capire.. se lui ha confidenza, se Donato ha confidenza e riesce a parlarci deve cercar di far capire in qualche modo questa cosa
G: certo, non ti preoccupare.
Foglia al Fatto disse allora:“Nulla di illecito. Forse mi riferivo all’onorario per Bruno, che fa anche l’avvocato”. Anche.
Quando gli chiedemmo perchè aveva accettato un invito in uno studio privato, Arcuri invece rispose: “Sono stato chiamato da un parlamentare, che mi ha chiesto di verificare la fattibilità di un’iniziativa. Mai ricevuto alcuna offerta di ringraziamenti. Nessuno si sarebbe azzardato”.
Politico p avvocato?
Il dilemma resta anche nell’inchiesta Bpm. Bruno, non indagato, è stato ascoltato dal pm Roberto Pellicano mentre telefonava al presidente di Bpm Ponzellini per perorare la causa di un imprenditore che sarà poi indagato: Alberto Tripi, amministratore delegato di Almaviva.
Il colosso dei call center doveva presentare un piano di patrimonializzazione nel 2009 e Tripi il 17 settembre 2009 anticipa a Ponzellini la chiamata dell’onorevole Donato Bruno con il quale discutere la patrimonializzazione.
In effetti, annota la Guardia di Finanza, “come preannunciato da Tripi, giunge puntuale a Ponzellini la telefonata di Donato Bruno, il 18 settembre 2009 che sponsorizza un incontro tra lo stesso Bruno, Tripi e Ponzellini”.
Poi per la stessa vicenda chiama anche Gianni Letta, che avvocato a dire il vero non è. Nell’indagine sull’Expo a Milano, invece, a fare il nome di Donato Bruno è l’ex parlamentare di Forza Italia, arrestato e condannato ai tempi di Mani Pulite e poi riarrestato per Expo, Gianstefano Frigerio. Il 20 settembre 2012 nel suo ufficio Frigerio dice all’imprenditore (anche lui poi arrestato) Enrico Maltauro: “Io mercoledì sera faccio lavoro di copertura politico-giuridica e mi porto a cena Gigi Grillo (anche lui poi arrestato) col Comandante supremo della Finanza… Capolupo… è un mio amico”.
Poi aggiunge: “Vado a cena con… di informazioni… perchè il generale me l’ha fissato… e dovrebbe esserci come terzo Donato Bruno che è un altro amico mio”.
La cena poi non c’è stata.
Marco Lillo
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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