SONDAGGIO IXE’, IL 64% DEGLI ITALIANI CONTRARIO ALL’ABOLIZIONE DELL’ART 18: E ORA CHI LI RAPPRESENTA?
SCHIERATI SOLO UNA PARTE DEI SINDACATI E I GRILLINI… RENZI STA LASCIANDO UN ENORME VUOTO A SINISTRA, TRA I NON GARANTITI E I CETI DEBOLI CHE LA “DESTRA CHE NON C’E'” POTREBBE RAPPRESENTARE… QUELLA CHE C’E’ SA SOLO TUTELARE DA 20 ANNI GLI INTERESSI DEL GRANDE CAPITALE E DELLA FINANZA SPECULATIVA
Secondo il sondaggio realizzato dall’Istituto demoscopico Ixè, ben due italiani su tre dicono “no” all’abolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
Le opinioni raccolte dall’Istituto diretto da Roberto Weber, non lasciano spazio a dubbi.
Contrari all’abolizione il 64% degli intervistati.
Prevale altresì la percezione dell’ennesimo annuncio nella richiesta dei mille giorni avanzata da Renzi per rimettere a posto l’Italia.
Orientati sull’effetto annuncio il 61% degli intervistati.
Rispetto allo scorso anno si sente più povero il 68% degli intervistati.
Il 62% si sente pessimista sul futuro dell’Italia.
Il quadro che emerge è che ci troviamo di fronte a una potenziale bomba sociale e all’affermarsi di una maggioranza di “non rappresentati”.
In linea con la tendenza a disertare le urne o a votare per i partiti di opposizione, si può dire che quasi il 70% degli italiani non ha più un preciso riferimento politico e costituisce ormai una solida maggioranza di “incazzati e disillusi”.
Sulla vicenda dell’art 18, in particolare, emerge una forbice enorme tra l’opinione popolare e le posizioni dei partiti: Pd, centro e centrodestra sono schierati tutti per abolire l’art. 18.
Chi è contro (M5S) rappresenta in realtà solo un terzo del bacino di consensi che raccoglie chi è favorevole a mantenere questa forma di tutela dei lavoratori.
Con un Renzi che, nominato premier come esponente della sinistra, sta lasciando enormi praterie non solo tra i suoi elettori delusi (in costante aumento) ma soprattuto tra fasce ampie di non garantiti e non votanti, sempre più sotto o vicini alla soglia di povertà .
E cosa sa fare la pseudo destra senza radici che prolifera in Italia?
Cercare di occupare quegli spazi con una coerente politica popolare e sociale che spiazzi gli avversari?
No, solo proporsi come ruota di scorta degli interessi delle multinazionali, degli speculatori e della finanza internazionale.
Magari dando addosso a quei sindacati che negli altri Paesi europei a guida centrodestra (vedi Germania) siedono nei Cda delle grandi aziende.
In Italia la destra difende Riva e Cosentino, speculatori edilizi e corrotti, evasori fiscali e affogatori di profughi.
Una destra senza passato, senza cultura e giustamente senza voti.
Composta da parassiti che non sanno mettersi in gioco e rischiare di “guardare oltre”, attaccati ad una poltrona che poi finiscono per perdere lo stesso: doppiamente stolti.
Incapaci di smascherare il più grosso bluff che il Pd potesse esprimere per raccattare voti, abiurando la propria storia.
Una destra conservatrice, bolsa, corrotta e retriva al cui confronto persino certi regimi militari risultano “progressisti”.
Che non sa neanche leggere certi risultati elettorali locali: basterebbe analizzare il successo di certi “popolari” sindaci di destra che hanno saputo mietere consensi nei quartieri più poveri per capire quale deve essere la strada.
Una destra che rappresenta paure e fobie, intrallazzi ed egoismi non è solo perdente, è la negazione della destra popolare e sociale italiana, è rinnegarne la storia, la cultura, la tradizione e la vocazione.
Ma una “destra che ancora non c’e'” deve cominciare a rottamare, usando la sciabola e non il fioretto, a studiare seriamente flussi elettorali e strategia di comunicazione: non si vive di pesca delle occasioni, occorre rivendicare una visione del mondo alternativa, un nuovo modello di sviluppo, priorità e valori.
Con una idea forza: si governa per aiutare i più deboli a risalire la china sociale, non non per aumentare il divario tra chi è ricco e chi può dare da mangiare ai figli solo una volta al giorno.
Mai più file alla Caritas, mai più suicidi per disperazione, mai più sfruttamento del lavoro, mai più perdita della dignita’ individuale, mai più corruzione, mai più evasori che attentano alla sicurezza dello Stato, mai più tasse inique, mai più zone franche consegnate alla criminalità organizzata.
Altro che spacciare l’abolizione dell’art 18 come un modello per garantire chi non lo è e poi proporre salari minimi inferiori alla miseria che già percepivano da co.co.co. e non prevedere neanche l’assegno universale di sopravvivenza.
L’Europa ci chiede le riforme? Decidiamo noi quali fare, non gli speculatori internazionali o lo scout che si perde nel bosco.
Ma ci vuole anche una destra che dia l’esempio, che sudi, che soffra, che lotti, non composta da fighetti da salotti ottocenteschi portavoci delle lobby.
Una destra che non abbia paura di attaccare gli spazi anche fuori dalle mure amiche, capace di cambiare modulo in corsa e di ritornare ad entusiasmare il pubblico.
Invece che pretendere di sculettare a San Siro, si cominci a respirare la polvere dei campetti di periferia.
E’ lì che il popolo esprime i migliori talenti.
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