DALL’UNINOMINALE AL MODELLO TEDESCO: LE PROPOSTE ALTERNATIVE AL PORCELLUM
DOPO IL NO DELLA CONSULTA AI QUESITI REFERENDARI PERDE QUOTA IL RITORNO AL MATTARELLUM E SI RIAPRE IL DIBATTITO… DIVERSE LE IPOTESI IN CAMPO
La Consulta ha detto no ai quesiti referendari che volevano il ritorno al Mattarellum e di fatto questo riapre tutti gli scenari sulla nuova legge elettorale.
L’ammissibilità da parte dei giudici avrebbe infatti “legato” le mani al legislatore in un senso favorevole al ritorno al Mattarellum.
Un dato ancora più forte in caso di voto e di vittoria dei referendari.
Adesso invece tutto torna nelle mani dei partiti e dei loro “modelli”. Il dibattito offre un raggio vasto di proposte, che va dallo “status quo” di Berlusconi e Bossi all’uninominale a turno unico anglosassone di Pannella e dei radicali. Ragionamenti che però non possono prescindere dalle decisioni da assumere su forma di governo e forma di Stato.
Francese.
Il doppio turno uninominale è il sistema in vigore in Francia.
I deputati vengono eletti in collegi uninominali: al primo turno se superano il 50 per cento, altrimenti vanno al ballottaggio i candidati che hanno ottenuto almeno un ottavo degli aventi dirito al voto.
È il sistema che “copia” in parte la proposta depositata in Parlamento dal Pd. I democratrici prevedono 433 eletti alla “francese”: va al secondo turno chi ottiene almeno il 10 per cento dei voti degli aventi diritto.
Altri 173 sono con liste proporzionali bloccate. Altri 12 deputati verrebbero eletti in liste circoscrzionali con candidati alternati per sesso e formerebbero una “quota nazionale di compensazione” per assicurare il diritto di tribuna. Come nel vecchio Mattarellum è previsto lo scorporo per attenuare l’effetto maggioritario del sistema elettorale.
Sostenitori: è la proposta ufficiale del Pd.
Tedesco.
Il sistema tedesco è un proporzionale puro e per garantire questa caratteristica il numero dei deputati del Bundestag è variabile.
Il sistema tedesco prevede che metà dei deputati vengano eletti in collegi uninominali a turno unico: vince secondo il metodo inglese chi ottiene il maggior numero di voti. L’altra metà viene invece scelta attraverso liste di partito bloccate.
Partecipano alla ripartizione dei seggi solo i partiti che riescono a superare la soglia di sbarramento fissata al 5 per cento.
Il numero degli eletti per ogni partito è determinato attraverso il voto di lista e quando gli eletti nei collegi uninominali non bastano vengono integrati da candidati della parte proporzionale definiti mandati in soprannumero.
Sostenitori: l’Udc di Casini, l’Api di Rutelli: nel Pd grande sostenitore del sistema tedesco è Massimo D’Alema.
Anglosassone.
Il sistema anglosassone, nella sua versione inglese o americana, si basa sull’uninominale maggioritario ad un turno.
La regola è semplice e brutale: chi raccoglie un voto in più dell’avversario nel collegio vince tutto e conquista il seggio.
È un sistema elettorale pensato e ideato per le società che hanno uno schema politico fondamentalmente bipartitico ed entra in crisi quando la rappresentanza politica si frantuma.
Caso tipico la Gran Bretagna dove oggi è in carica un governo di coalizione dopo il tracollo dei laburisti, l’ascesa dei liberaldemocratici e la vittoria parziale dei conservatori.
La grande critica al sistema anglossassone sta nella sua carenza sul versante della rappresentanza politica: il suo pregio è invece indicato nella velocità di scelta del governo, nella stabilità dell’esecutivo, nel rapporto diretto eletto-elettore.
Sostenitori: i Radicali e i liberal di alcuni partiti.
Spagnolo.
Il sistema spagnolo ha un carattere proporzionale, ma con una tendenza a creare un effetto bipartitico.
Favorisce le formazioni regionali più forti e danneggia quelle minori a livello nazionale, grazie anche allo sbarramento fissato al 3 per cento.
Una soglia che garantisce però un diritto di tribuna alle formazioni più piccole. Il cuore del sistema sono i 50 collegi circoscrizionali che corrispondono alle province spagnole. I deputati sono 350 con una media di 6, 7 eletti per collegio.
Le liste dei candidati sono quindi molto corte e questo, nonostante la lista bloccata e la mancanza di preferenze, assicura un rapporto molto forte fra gli eletti e gli elettori. Un aspetto che è stato molto rimarcato nel dibattito italiano, considerato un antidoto alla “nomina” prevista dal Porcellum.
Sostenitori: una parte del Pdl.
Mattarellum.
Il Mattarellum è il sistema elettorale usato in Italia nelle elezioni del 1994, 2001 e 2006.
È un sistema maggioritario a turno unico con una quota proporzionale con liste bloccate e soglia di sbarramento al 4 per cento.
Attraverso la quota maggioritaria vengono eletti il 75 per cento dei parlamentari che conquistano il seggio ottenendo un voto più degli avversari.
Il restante 25 per cento viene scelto in modo proporzionale sulla basi di circoscrizioni regionali.
Per mitigare l’effetto maggioritario del Mattarellum è stato introdotto lo scorporo.
In pratica, i voti serviti ad eleggere i deputati nella parte maggioritaria, collegati ad un lista presente nel maggioritario, vengono cancellati nella parte proporzionale.
Così vengono favorite le formazioni minori con effetto proporzionale.
Sostenitori: l’Idv, Sel, Parisi e i referendari del Pd.
Silvio Buzzanca
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply