DECRETO GENOVA, FORSE DOMANI ARRIVA AL COLLE
A 40 GIORNI DAL CROLLO, IL TESORO CERCA ANCORA LE COPERTURE, CI SARA’ UNA PIOGGIA DI RICORSI PER L’ESCLUSIONE DI AUTOSTRADE
Dopo undici giorni adesso una data c’è.
Il premier Giuseppe Conte ha preso l’impegno di inviare al Quirinale entro domani il decreto su Genova, approvato dal consiglio dei ministri il 13 settembre “salvo intese”, quindi soggetto a modifiche. In tutto questo tempo, il provvedimento è stato scritto, riscritto, modificato e ancora vagliato.
Un punto fermo adesso c’è. O per lo meno è stato messo nero su bianco nel provvedimento, nonostante il pericolo dei ricorsi.
Si tratta di Autostrade che sarà completamente fuori dalla ricostruzione del ponte Morandi crollato, sia come stazione appaltante, sia come progettista, sia come costruttore.
L’ente appaltante – si legge nel testo in possesso di Radiocor – sarà il commissario straordinario, che per affidare progettazioni e lavori dovrà scegliere i contraenti previa valutazione competitiva di almeno cinque imprese (o cordate) in possesso dei requisiti richiesti.
Inoltre, il decreto stabilisce che il commissario dovrà affidare tutti gli appalti (progettazione, demolizioni, conferimenti in discarica, attività di ricostruzione) a società che non abbiamo alcuna partecipazione diretta o indiretta in società concessionarie di strade a pedaggio, ovvero siano da queste ultime controllate o, comunque, ad esse collegate. Dunque: divieto di affidare appalti a Spea, Pavimental o altre società del Gruppo Atlantia.
Fino a questa mattina il governatore della Liguria Giovanni Toti rilasciava dichiarazioni di fuoco: “Di questo decreto che si annuncia da molti giorni non c’è traccia, e nemmeno Mattarella ne ha traccia”. Parole che arrivano proprio nel giorno in cui il presidente della Repubblica fa visita agli sfollati che chiedono al Capo dello Stato di poter tornare presto nelle proprie case.
Dal crollo del ponte sono trascorsi quaranta giorni. Ancora non è stato nominato il commissario per la ricostruzione.
“Dissi 10 giorni — spiega oggi il premier Conte – e intendevo 10 giorni dall’entrata in vigore del decreto. Se poi arriverà qualche giorno prima meglio”.
Ciò significa che è possibile che trascorrano dieci giorni dalla pubblicazione in gazzetta ufficiale, che avverrà almeno tra un paio di giorni se è vero che domani il decreto arriverà sulla scrivania del Quirinale per lo studio del provvedimento e la firma.
Provvedimento che non chiarisce fino in fondo chi ricostruirà il ponte. Ciò che certo è la richiesta di derogare al codice degli appalti che prevede un bando europeo per lavori superiori a 5,2 milioni per scongiurare il rischio infiltrazioni.
La ricostruzione del ponte andrebbe quindi inquadrata come appalto necessario e urgente.
L’idea di andare avanti con una procedura ristretta sarebbe stata accantonata da parte del governo, secondo alcune fonti perchè non è possibile derogare al codice del appalti, quindi niente bando europeo, e poi procedere invece con una gara ristretta a quattro, cinque soggetti.
Quindi sarebbe allo studio, anche se non viene specificato nel decreto, l’affidamento diretto.
Così si spiegano le parole di Luigi Di Maio a Genova anche lui per un incontro con l’Ilva: “Il commissario avrà i poteri per decidere chi costruirà il ponte”.
Il governatore Toti non è d’accordo e appare più realista: “Potremmo avere molti ricorsi, in primis quello di Società Autostrade. Fincantieri piace a tutti noi, è di Genova ma secondo noi vanno messe insieme più aziende, per esempio Autostrade che per legge al momento è ancora concessionaria di tremila chilometri di rete, compreso il ponte Morandi”.
E sempre il presidente della Liguria avverte: “Non tollereremo ritardi ricostruzione. Abbiamo lavorato insieme a Conte per una serie di misure per la ricostruzione con soggetti interessati, soggetti che avevano il dovere di farlo. Poi il governo ha preso un’altra strada”.
Che è quella dell’affidamento diretto escludendo Autostrade. “Noi — dice ancora Toti a Rtl – ribadiamo che in 12, massimo 15 mesi, il ponte si può ricostruire”.
Nel caos tra governo ed Enti locali e anche dentro il governo, si inserisce la commissione Europea “Nei colloqui avuti con le autorità italiane abbiamo chiarito i vari aspetti del quadro giuridico Ue. Non commentiamo le dichiarazioni, ma quando i piani vengono attuati”, dice la portavoce Lucia Caudet sottolineando che ancora i progetti del governo “non sono chiari al cento per cento”.
Ecco il motivo di tanto ritardo.
(da “Huffingtonpost”)
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