DELIRIO RAZZISTA: A PAVIA ADESIVI SULLA PORTA DI CASA “QUA ABITA UN ANTIFASCISTA”
LI AVETE VOLUTI, ORA VE LI GODETE: QUANDO AGLI ISTIGATORI ALLL’ODIO SI APRONO LE PORTE DELLA TV INVECE CHE QUELLO DI SAN VITTORE SI ARRIVA A QUESTO… E SIAMO SOLO ALL’INIZIO
A Pavia indignazione e allarme montano sui social dopo la condivisione di immagini che mostrano un adesivo con la dicitura “Qui ci abita un antifascista” attorno al logo barrato della rete antifascista.
I denuncianti affermano di aver trovato il “marchio” incollato alla porta di casa o al cancello della propria abitazione.
Immediata la reazione del sindaco di Pavia, Massimo De Paoli: “Vi serviranno troppi adesivi per appenderli a tutti i campanelli di Pavia”, ha scritto su Facebook, rivolgendosi agli autori del gesto.
Quindi ha postato ‘Linea Gotica’ il secondo album del Consorzio Suonatori Indipendenti.
Immediata solidarietà è arrivata da Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri (Roma), coordinatore de L’Italia in Comune, il partito dei sindaci nato lo scorso 3 dicembre che raccoglie oltre 400 tra sindaci e amministratori locali di tutta Italia.
Pascucci ha sfidato gli autori del gesto e ha attaccato un adesivo alla porta del Comune con la scritta “Qui c’è un sindaco antifascista”.
Sospetti sulle sigle di estrema destra presenti a Pavia, Forza Nuova e CasaPound comprese.
Sull’identikit degli autori c’è chi non ha dubbi. “Sciogliere subito CasaPound e Forza Nuova”, scrive il ‘marchiato’ Alessandro Caiani, dopo aver diffuso la foto che lo riguarda. Casapound – chiamata in causa da Caiani – si chiama fuori e, in un comunicato firmato dal presidente Gianluca Iannone, dichiara di essere “assolutamente estranea a quanto avvenuto a Pavia”.
Molte persone hanno reagito all’intimidazione appendendo alle proprie caselle postali un cartello con la scritta: “Signori fascisti, non venite da me, so già d me di essere orgogliosamente antifascista”.
Come scrive Anna Ghezzi sulla Provincia Pavese, “il raid è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, alla vigilia dell’appuntamento elettorale. Tra le persone che si sono svegliate con la porta marchiata ce ne sono alcune implicate nei processi per gli i fatti del 5 novembre (gli scontri con la polizia, in concomitanza di una manifestazione convocata da Forza Nuova, CasaPound ed altri gruppi di estrema destra, ndr)”.
Tra i “marchiati” anche l’assessore alla cultura Giacomo Galazzo, storici attivisti dell’Anpi ma anche persone del tutto estranee alla militanza ma che si sono esposte sui social contrastando la propaganda neofascista.
Ed è partito un tam-tam virtuale per accertare quanti abbiano ricevuto una simile attenzione. L’autore o gli autori dell’azione hanno agito in un contesto di scontro politico e secondo modalità che inducono all’immediato paragone con il trattamento subito dagli ebrei nell’Italia delle leggi razziali più che alla Colonna infame manzoniana.
L’intimidazione appare ispirata a logiche naziste, come denunciato da Gabriele Duci sul suo profilo Facebook. Questa mattina mi son svegliato e ho trovato questa gradita sorpresa accanto al citofono. Negli anni ’30 fascisti e nazisti marchiavano i negozi degli ebrei. Negli anni 2000 i neofascisti marchiano le case dei cittadini che si sono espressi pubblicamente contro il fascismo. Evidentemente le cattive abitudini non passano. Anche perchè, sono gli stessi di allora, solo se la prendono con soggetti diversi. Questo adesivo me lo sono meritato perchè mi sono espresso pubblicamente, anche su questo gruppo, contro il fascismo. Io non sono un violento, non appartengo a nessuna associazione o partito (e pensate un po’, non sono neanche comunista), sono solo un libero cittadino che rifiuta ogni forma di fascismo, come ogni persona a cui sta a cuore la propria libertà e quella degli altri. Libertà che questi schifosi cercano di limitare con l’intimidazione mafiosa del “so dove abiti”. Quell’adesivo sono orgoglioso di tenerlo accanto al citofono, così come le tantissime altre persone che come me l’hanno ricevuto. Sono sicuro che molti altri ora lo vorranno, provvederemo a stamparne più possibile!»
(da agenzie)
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