DI MAIO SCOPRE L’IMPORTANZA DEL MOLISE: “VINCIAMO E TORNO QUI DA PREMIER”
ALLE POLITICHE IL M5S AVEVA OTTENUTO IL 45% DEI VOTI, VIETATO PERDERE
L’ombelico politico in questa fase si chiama Molise, periferia della politica italiana divenuta improvvisamente centrale.
Da un palco montato in piazza del Duomo a Termoli, davanti a duecento persone e con un leggero vento primaverile che soffia dal mare, Luigi Di Maio inizia la campagna: “Sarà la prima Regione in assoluto con un nostro presidente, Andrea Greco. Vinciamo e torno qui da premier”.
È in questa Regione del centro Italia che i possibili alleati, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, pesano la propria forza.
Chi tra i due vincerà il 22 aprile, così come la settimana dopo in Friuli Venezia Giulia, metterà gli eventuali successi sul piatto della trattativa per la formazione del nuovo governo.
L’importanza è tale che il capo politico grillino, nel mezzo dello scontro con il leader leghista, il più aspro che sia andato in scena tra i due, arriva nella cittadina in provincia di Campobasso, centro produttivo di rilevanza, per tirare la volata al candidato presidente.
Ma la testa, e anche gran parte del suo discorso, è rivolta a Palazzo Chigi: “Non ha senso fare il presidente del Consiglio per tirare a campare. Ho detto a Salvini di scegliere tra il cambiamento e Berlusconi”, afferma convinto all’ora del tramonto.
E ribadisce mentre sventolano le bandiere M5s e si fa buio: “Noi stiamo chiedendo che la presidenza del Consiglio dei ministri vada al Movimento perchè noi possiamo garantirvi che il contratto si realizzerà “.
Anche qui, in una piazza piena di famiglie e in un’atmosfera insieme paesana e militante, piomba il grande nodo da sciogliere che si chiama Silvio Berlusconi: “Non faremo mai un governo con lui dentro”, garantisce Di Maio tra gli incitamenti dei partecipanti.
Il possibile partner di governo a cui fa invece riferimento è Salvini, con cui già il Movimento ha eletto gli uffici di presidenza di Camera e Senato. Ma la contraddizione, in questa fase in cui la formazione del governo si intreccia con le elezioni regionali, è sintetizzata in un urlo che arriva dalla piazza rivolto al centrodestra: “Imbroglioni”.
Il candidato grillino alla presidenza, giovane 32enne che lavora con il gruppo M5s in regione, si ferma un attimo e dice un po’ a disagio: “Non entro nel merito”.
A questo punto le vittorie alle regionali sono prove elettorali che agli occhi dei leader servono a dimostrare, dopo i risultati del 4 marzo, quanto slancio abbia il centrodestra e quanto ne abbia il Movimento 5 Stelle per poter dire, secondo la loro idea: “A Palazzo Chigi vado io”.
In fondo lo stesso Salvini una settimana fa ha detto: “Il Capo dello Stato durante le consultazioni non può non tener conto di chi vincerà le elezioni regionali”.
E non a caso Di Maio si fermerà in Molise due giorni, poi arriverà Salvini.
È un reciproco tallonamento, paese per paese. Poi la stessa scena si ripeterà in Friuli Venezia Giulia.
Nella regione del centro Italia, i 5 Stelle alle elezioni politiche hanno sfiorato il 45%. La speranza in casa 5 Stelle è conquistare adesso il primo presidente di Regione in assoluto, ma la paura di non farcela non manca davanti agli avversari che schierano “l’armata di portatori di interessi candidando 180 persone in dieci liste contro le nostre 20”, dice il candidato Andrea Greco.
Nella regione del Nord invece è in vantaggio la Lega con il suo candidato Massimiliano Fedriga che culla concreti sogni di vittoria.
Da Roma sono in arrivo in Molise da qui fino al 22 numerosissimi parlamentari 5 Stelle da big a neo eletti. Di Maio ha detto a tutti loro: “Dobbiamo essere massicciamente presenti in Molise”, dove il centrodestra è in partita e al suo interno si gioca una competizione tra Forza Italia e Lega che peserà sulla trattativa con M5s per il governo.
Se il Carroccio avrà un’affermazione forte Berlusconi sarà più debole nella sua strategia di condizionamento del dialogo tra Salvini e Di Maio.
(da “Huffingtonpost”)
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