DOPO PARIGI, COSI’ LA DESTRA PROFONDA DIVORZIA DA SALVINI
LA DERIVA ISLAMOFOBA ROMPE IL PATTO FASCIO-LEGHISTA..E ANCHE I PUTINIANI PRENDONO LE DISTANZE
“I jihadisti sono rappresentativi dell’Islam quanto il Ku Klux Klan è rappresentativo della cristianità ” diceva Alain de Benoist ai tempi dell’assalto a Charlie Hebdo.
Fu probabilmente il primo atto del divorzio tra la destra profonda e il salvinismo che oggi, davanti alla strage di Parigi, si consuma in modo definitivo.
Sono i due principali riferimenti intellettuali della destra sovranista, Pietrangelo Buttafuoco e Franco Cardini, a far emergere uno strappo senza riparo con le scelte islamofobe di Salvini e del neo-centrodestra nato sulla piazza di Bologna.
Buttafuoco denuncia il “sabba degli sciacalli” e punta l’indice contro «la destra che ci tocca in sorte, figlia della stagione di George W. Bush».
«Come Piscicelli rideva al caldo delle lenzuola all’idea di fare affari dopo il terremoto a L’Aquila — scrive — così la destra da Bar Sport, davanti alle stragi islamiste, si sente sciogliere l’acquolina in bocca” perchè “pensa solo al pallottoliere elettorale».
Cardini, in un articolo molto politico, sanziona chi sta tentando di criminalizzare l’intero mondo islamico, contesta la tesi dello scontro di civiltà , ricorda che la stragrande maggioranza dei musulmani di tutto il mondo è «concettualmente parlando la prima vittima, in quanto le azioni criminali dell’Is si riflettono in termini di sospetto e di ostilità da parte dei non-musulmani proprio su di loro».
Sono posizioni inconciliabili con il salvinismo, alle quali corrisponde il ritrarsi dal fronte fascioleghista (per usare un neologismo pessimo ma efficace) delle frange più politiche della destra radicale italiana.
«Salvini è scivolato su posizioni neocon rovinando un anno di lavoro di molti», scrivono delusi i fan del nuovo corso su Fb.
La goccia che fa traboccare il vaso è la ridicola proposta di una legge che introduca l’obbligo di solidarizzare “senza se e senza ma” con le vittime del terrorismo, sfoderata nella trasmissione “La Gabbia” dall’accoppiata del momento, Salvini e Santanchè.
Tramonta a destra, insomma, l’illusione di contaminare il salvinismo facendone qualcosa di più e di meglio di un atteggiamento muscolare verso il mondo.
E si svela anche la superficialità dell’adesione leghista al “modello Putin”.
Il Putin che piace alla destra profonda è quello che respinge la visione teocon dello scontro di civiltà , capace di bombardare i covi terroristi ma anche di inaugurare negli stessi giorni, senza imbarazzi, a piedi scalzi, la nuova e bellissima moschea di Mosca.
Il Putin che piace a Salvini è una caricaturale versione russa di Bush senjor, bombe contro l’Islam e buoni affari per i piccoli esportatori del Nord-Est.
Ed è qui, nella ribadita adesione del salvinismo al vecchio modello dell’identità occidentale transatlantica, dello scontro di civiltà , della cosiddetta esportazione della democrazia, che va cercata la vera faglia del divorzio tra destra profonda e salvinismo.
La Lega che parla di diritto dei popoli in Padania è incapace di estendere questa visione alle identità specifiche di altri popoli e di altre culture nazionali.
Difende il titolo di “Libero” sui «Bastardi islamici» perchè nella guerra all’Isis non vede lo scontro tra l’Europa e uno stato terrorista e illegittimo ma l’opportunità di riaprire la guerra dell’Occidente all’Islam promossa dalla predicazione dei vecchi conservatori americani (coi risultati che sappiamo).
Su questo terreno la destra profonda non può più seguire Salvini, ed è per questo che si rompe il patto fascioleghista.
Resteranno a fianco dell’altro Matteo le truppe opportunistiche in cerca di seggi che di queste cose se ne fregano.
Per il resto, credo che l’adieu sia definitivo.
Flavia Perina
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