E ORA BERLUSCONI AFFONDA LA CONVENZIONE, CON UN PD FRAMMENTATO NESSUNO AVREBBE POTUTO GARANTIRGLI LA PRESIDENZA
SUL CASO NITTO PALMA REAZIONE DURA, MA NESSUNA ROTTURA SUL GOVERNO
Alle barricate sulla candidatura di Nitto Palma in commissione Giustizia.
Una questione di principio, per Silvio Berlusconi: «Abbiamo ceduto sulla Biancofiore, non possiamo dare altri segnali di debolezza».
Basta, porgere l’altra guancia a un Pd che ormai non garantisce più i patti, come ha quasi urlato Verdini a Zanda dopo la doppia bocciatura di ieri al Senato.
Il Cavaliere rientra a Roma, rinvia il vertice con lo stato maggiore del Pdl alla giornata campale di oggi, prima che al Senato si riapra la battaglia sulla Giustizia.
Nervi a fior di pelle.
Il partito insisterà sull’ex Guardasigilli e se non la spunterà alla terza, decisiva votazione, allora Berlusconi alzerà i toni, ma non fino alla crisi.
Sebbene lo sfogo di ieri sera coi suoi sia stato assai amaro, sulla tenuta dell’esecutivo: «È sempre più evidente che questo governo durerà il minimo indispensabile. Non più di un anno. Con questa sinistra non si possono fare accordi di lungo periodo».
Ora si pretendono risposte immediate su Imu, stop all’Iva, esenzioni per chi assume. Ma senza staccare la spina.
È stata ridimensionata di molto l’uscita elettorale di sabato a Brescia, niente piazza, solo comizio in teatro.
Ma una prima conseguenza il caso Nitto Palma la provoca.
L’ex premier vuole ufficializzare la rinuncia alla convenzione sulle riforme.
Non solo alla presidenza – che il Pd gli nega – ma allo strumento stesso della commissione per riscrivere la Costituzione.
«Il Pd è fuori controllo, sono incapaci di garantire alcunchè in Parlamento, figuriamoci in una convenzione » è il ragionamento raccolto da chi è andato a Palazzo Grazioli.
«Le riforme, se ne avranno voglia, le faremo nelle commissioni alle Camere, alla luce del sole».
Non è un caso se ieri il Pdl abbia ufficializzato l’inserimento del leader agli Affari costituzionali al Senato.
Il fatto è che in un quadro così frammentato, nessuno avrebbe potuto garantirgli davvero la presidenza della convenzione, semmai i vertici pro tempore del Pd gliel’avessero concessa.
Alle barricate su Nitto Palma dunque Berlusconi ci va perchè ancora turbato dalla sostituzione delle deleghe del sottosegretario Biancofiore senza essere stato nemmeno consultato. Ma non per la figura in sè del senatore: vicino a Previti e «protetto» da Verdini, più che un suo fedelissimo.
E poi, il Cavaliere è concentrato più che altro sui processi e le due imminenti sentenze.
Alla lunga intervista di ieri in seconda serata al Tg5, seguirà stamattina (a Mattino5) una nuova uscita, il martellamento ormai sarà incessante.
«Dal secondo grado del processo Mediaset mi aspetto un’assoluzione totale perchè il fatto non sussiste o per non aver commesso il fatto, se i giudici saranno integerrimi – spiegava ieri in tv – Se invece mi troverò di fronte a un collegio dominato da giudici politicizzati, allora potrà aversi ancora una sentenza come quella di primo grado, fatta apposta per eliminare l’avversario politico. Accade così dal ’94».
E mentre i giochi sono ancora aperti su Nitto Palma, con questi chiari di luna nel Pdl viene considerata a rischio pure l’elezione di Daniela Santanchè alla vicepresidenza della Camera (al posto del neo ministro Lupi).
Lei coi colleghi si dice fiduciosa, certa dei voti di Pdl, Scelta civica e di «un centinaio del Pd».
Ma nel segreto dell’urna tutto può succedere.
Laura Ravetto, che il Pdl aveva re-indicato per il posto di segretario d’aula, ha declinato l’offerta.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica“)
Leave a Reply