EMMANUEL MACRON, TRA FILLON, VALLS E LE PEN: E’ IL QUARTO INCOMODO IL POLITICO PIU’ AMATO DI FRANCIA
CON IL SUO MOVIMENTO “EN MARCHE!” CRESCE NEI SONDAGGI… IL SUO “POPULISMO LIBERALE NE’ DI DESTRA NE’ DI SINISTRA” E’ UNA VARIABILE PERICOLOSA PER CHI PENSA DI ARRIVARE AL BALLOTTAGGIO… NEI SONDAGGI E’ AMATO DAL 40% DEI FRANCESI E PRECEDE FILLON (32%) E MARINE LE PEN (26%)
Il “fenomeno Macron” continua a crescere. A soli tre mesi dal primo turno delle prossime presidenziali, l’ex ministro dell’economia avanza nei sondaggi con il suo movimento En Marche!, smentendo così le voci che nelle scorse settimane lo avevano definito come una “bolla” passeggera pronta a scoppiare.
Dopo aver destabilizzato il Partito Socialista rifiutando di partecipare alle primarie della sinistra, Macron comincia a preoccupare anche la destra francese, impegnata nel duello tra i due grandi favoriti all’Eliseo: il candidato dei Rèpublicains, Franà§ois Fillon, e la leader del Front National, Marine Le Pen.
Per arginare questo nuovo rivale senza esporsi in prima persona, Fillon ha sguinzagliato i suoi più fedeli collaboratori, affidandogli il compito di attaccare il candidato colpendo i suoi punti più deboli.
Ad aprire le danze è stata Valèrie Precresse, presidente della regione dell’Ile-de-France, che ha definito l’avversario come “il figlio parricida di Hollande”, mentre per il senatore Bruno Retaillau, Macron sarebbe il “candidato della contraddizione e del vago”.
Ma a sferrare il colpo più duro è stato il segretario generale del partito, Bernard Accoyer, che in una tribuna pubblicata su Le Monde lo scorso 16 gennaio ha qualificato Macron come un “Beppe Grillo vestito da Giorgio Armani” che incarna una certa “forma di populismo”, nonostante sia “un prodotto” di quel sistema che “lui stesso pretende di denunciare”.
Ed è proprio sul terreno del populismo mediatico che Macron sta costruendo il suo successo.
Proclamatosi candidato annunciando un progetto che non è “nè di destra, nè di sinistra”, Emmanuel Macron si è posizionato come una nuova forza anti-sistema capace di attrarre consensi in maniera trasversale.
La scelta di lasciare l’esecutivo sei mesi fa, dopo due anni passati alla guida di Bercy, ha permesso all’ex ministro di scrollarsi di dosso il pesante fardello del governo Hollande, che passerà alla storia come il più impopolare della V Repubblica.
Una volta libero dall’opprimente giogo delle dinamiche interne al partito, Macron ha puntato su una strategia comunicativa basata sulla critica all’establishment politico, lo stesso di cui ha fatto parte quando era ministro.
Nei suoi discorsi, l’ex banchiere di Rotschild ha puntato più volte il dito contro quel sistema partitico colpevole di aver “bloccato il paese”, provocando una stagnazione economica e un conseguente innalzamento del tasso di disoccupazione.
In contrapposizione alla farraginosa macchina istituzionale, Macron ha poi creato un movimento, più dinamico rispetto ai tradizionali partiti, capace di suscitare la curiosità degli elettori e di tesserare più di 135mila iscritti in meno di un anno.
Facendo leva su una retorica centrata sulla “rottura” con l’attuale sistema istituzionale, il leader di En Marche! sta guadagnando terreno nell’opinione pubblica.
Secondo un sondaggio pubblicato martedì dal quotidiano Les Echos, Macron risulterebbe essere il politico più amato dai francesi con il 40%, superando così Franà§ois Fillon (32%) e Marine Le Pen (26%).
La sua linea politica, però, sembra essere lontana da quella delle altre correnti populiste europee.
Anche se il suo programma verrà svelato alla fine di febbraio, Macron ha anticipato alcuni temi nei meeting di questi ultimi giorni.
Le sue idee ultra-liberali volte a “sbloccare” l’economia del paese prevedono una serie di riforme nel settore dell’impresa mirate ad abbattere quei vincoli statali che opprimono la libera concorrenza.
In campo europeo, poi, l’ex ministro si è detto più volte favorevole a “un’Europa della sovranità ” guidata dalla “coppia franco-tedesca”.
Il populismo di Macron risiede quindi nella sua impostazione elettorale ma non nei contenuti del suo programma, per certi versi vicini a quelli di Franà§ois Fillon in termini di liberalizzazione del mondo del lavoro e del settore imprenditoriale.
Se è vero che l’abito non fa il monaco, Emmanuel Macron potrebbe aver indossato gli stracci di un populismo alla Beppe Grillo per mascherare un progetto che, nonostante non sia ancora stato interamente svelato, potrebbe risultare meno innovativo di quanto promesso.
(da “Huffingtonpost”)
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