ENRICO E GIANNI LETTA SFIORATI DALL’INCHIESTA SUL CONSORZIO DEL MOSE
AL CENTRO DELL’INDAGINE IL CONSORZIO DI IMPRESE DELLA CITTA’ LAGUNARE, TRA REGALI E CONTRIBUTI
Per Gianni spunta un biglietto a sua firma in cui ringrazia “per il regalo ricevuto” il finanziere Roberto Meneguzzo, al vertice della holding di Vicenza “Palladio Finanziaria”, che ha subito una “visita” da parte delle Fiamme gialle.
Mentre per il presidente del Consiglio c’è la perquisizione della sede romana del suo think net “VeDrò”, e dell’abitazione del tesoriere Riccardo Capecchi. Proprio “VeDrò” aveva ricevuto delle sponsorizzazioni dal Consorzio nel 2011 e nel 2012.
Una tegola che arriva in un momento in cui il governo Letta ha appena superato tra mille difficoltà le tensioni del caso kazako. Tanto che nel Pd qualcuno pensa che sia un’operazione a orologeria volta a far traballare ulteriormente l’esecutivo.
Ora, come sottolinea il quotidiano la Nuova Venezia, a Enrico Letta gli investigatori veneziani sono arrivati, sempre indirettamente, perquisendo l’ufficio nella sede romana della fondazione “VeDrò”, che fa capo all’attuale capo del Governo, e l’abitazione del tesoriere Riccardo Capecchi.
Nel decreto di perquisizione firmato dal pubblico ministero Paola Tonini, che coordina le indagini, è spiegato il motivo delle numerose visite, comprese quella alla fondazione del premier e al suo tesoriere.
“Ritenuto di dover accertare” si legge ” se sia stato osservato un criterio equitativo e di imparzialità dispone l’acquisizione di tutta la documentazione pertinente alle opere, ovvero alle consulenze o finanziamenti, assegnate dal Consorzio Venezia Nuova direttamente o per il tramite di società intermedie o persone fisiche”. E la fondazione “VeDrò” è uno di quegli istituti che ha usufruito delle sponsorizzazioni del Consorzio veneziano nel 2011 e nel 2012.”
La Nuova Venezia poi aggiunge:
Niente di illecito nel dispensare contributi, ci mancherebbe. Anche se Letta, ricordano i comitati antiMose, fu nel 2006 il coordinatore della commissione insediata da Prodi – di cui era sottosegretario – che aveva bocciato tutte le alternative al Mose proposte dal Comune e dal sindaco Massimo Cacciari.”
Il nesso politico con questa indagine è tuttavia più recente.
Tra le opere più urgenti che per il governo Letta il Cipe deve finanziare c’è il sistema per difendere Venezia dalle acque alte.
A sottolinearlo il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi nella presentazione del suo programma. Già il governo Berlusconi aveva visto nel Mose un’opera strategica. Come ricorda il Corriere della sera
“L’ex Finanziaria per il 2013 aveva infatti stanziato un miliardo e 150 milioni di euro per il sistema dal 2013 al 2016 (da cui però ne andavano tolti 57,5, cioè il 5 per cento, per i Comuni di Venezia, Chioggia e Cavallino-Treporti) e poi assicurava una prossima delibera del Cipe per assegnare finalmente quei 50 milioni di finanziamento della legge speciale che risalgono ancora al Comitatone del 2011: servirono i pugni sbattuti sul tavolo da Giorgio Orsoni e la comprensione di Gianni Letta (all’epoca governava Silvio Berlusconi) per portare a casa il risultato. Per entrambi gli stanziamenti servivano però i timbri del Cipe ed è per questo che il messaggio lanciato da Lupi ha un suo peso. Nelle sue schede il ministro ha ricordato che per completare il Mose mancano 1,550 miliardi, che saranno coperti dai fondi della legge di stabilità . ”
(da “Huffington Post”)
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