“ESECUZIONE DI PIAZZA DEGNA DELLA COLONNA INFAME”: PARLA IL SINDACO DI GELA ESPULSO DAL M5S
DONATO MESSINESE CONTRATTACCA E RISPONDE PUNTO PER PUNTO ALLE ACCUSE
Espulso da M5S sei mesi dopo l’elezione a sindaco di Gela, per essere entrato in rotta di collisione con gran parte degli attivisti e dei consiglieri comunali pentastellati, per essersi dimostrato “totalmente fuori asse rispetto ai principi di comportamento degli eletti”.
A Donato Messinese vengono contestati, in sintesi, il mancato taglio dello stipendio e un atteggiamento favorevole ai petrolieri: il primo cittadino, si legge nel documento, “ha avallato il protocollo fra Stato, Regione ed Eni consentendo sul territorio la perforazione di nuovi pozzi e la riapertura di vecchi”.
“Prendo atto di una decisione espressa da una corte marziale di bit, ma non condivido” replica il sindaco.
“Non mi appellerò a nessun organo di secondo grado interno – aggiunge in una nota – solo perchè a noi pentastellati o ex pentastellati non è permesso, ma le motivazioni di quella che è solo l’ennesima esecuzione di piazza sono degne di un’altra storia della colonna infame ispirata ai giorni nostri”. […]
“Alla gara rancorosa degli attacchi mediatici di alcuni portavoce estremisti in cerca di popolarità infatti oppongo il silenzio a favore di tutti gli altri amici, la gran parte, del movimento: dalle figure istituzionali che in queste ore mi sono state vicino, esprimendo un malessere che, mi hanno promesso, verrà presto affrontato e risolto definitivamente, agli attivisti di frontiera dei quali continuerò ad onorare la fiducia che mi hanno tributato, con la presenza anche in giunta. Con l’auspicio che anche loro non vengano raggiunti da un’espulsione che prenda spunto dal loro indice Isee o dall’alimentazione delle loro caldaie”
Il sindaco di Gela si difende anche in un’intervista alla Repubblica.
“Ma prima non si facevano i referendum on-line? Ora devo apprendere la notizia dalla stampa? Eh no, questa si chiama epurazione. Con tutto il rispetto per Cancelleri (leader di 5stelle in Assemblea regionale, ndr) aspetto che me lo dica Grillo. Mi mandino magari un telegramma. Ma mi spieghino perchè”.
Punto numero uno delle accuse, non si è tagliato lo stipendio.
“E dove è scritto che dovevo farlo? Non nel mio programma. Il movimento fissa questo principio per i parlamentari che guadagnano 20 mila euro lordi al mese. Io ne percepisco appena tremila al mese: è lo stesso reddito che avevo prima, da ingegnere informatico alla Telecom. Solo che ora lavoro 7 giorni su 7. E devo mandare due figli all’università “.
Punto numero due delle accuse, è filo-Eni.
“Sono un sindaco, ho l’obbligo di parlare con tutti. Se non mi siedo a trattare con l’Eni non ottengo le bonifiche. E io, prima di quelle, ho conquistato la perimetrazione delle aree inquinate. Lorsignori non lo sanno”.
Punto numero tre delle accuse, spende troppo e fa troppe missioni.
“E che dovevo fare? Stare dietro una scrivania? No, vado a Palermo, a Roma, a chiedere attenzione per la mia cittadina dimenticata da tutti. Dal governo nazionale come dai vertici di 5 Stelle”.
Messinese si dice abbandonato da M5S.
“Il Movimento è stato latitante. Grillo e Casaleggio li ho sentiti l’ultima volta dopo l’elezione, poi basta. Io dico che un soggetto politico come 5 Stelle dovrebbe porre attenzione a Gela per i tremila posti di lavoro persi in un anno piuttosto che per i tre assessori che ho licenziato perchè remavano contro l’amministrazione”.
(da “Huffingtonpost“)
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