FERMO, DUE ARRESTI PER LE BOMBE DAVANTI ALLE CHIESE: SONO ULTRA’ DELLA FERMANA LEGATI A MANCINI
AVEVANO COMPIUTO ATTENTATI CON ESPLOSIVO A QUATTRO CHIESE DELLA CITTADINA
Sono di Fermo, entrambi intorno ai 36 anni, i due uomini sottoposti a fermo di polizia giudiziaria nell’ambito dell’inchiesta sugli ordigni esplosi davanti alle chiese del Fermano.
Secondo le prime indiscrezioni, proverrebbero dall’ambiente degli ultrà della Fermana e sarebbero in qualche modo legati ad Amedeo Mancini, in carcere per l’omicidio del nigeriano Emanuel Chidi Namdi.
Uno dei due sarebbe una sorta di ideologo, convertito dai valori ultrà di destra a quelli anarchici.
In casa dell’uomo i carabinieri hanno trovato e sequestrato alcuni libri che testimonierebbero questo passaggio e gli orientamenti ideologici dell’indagato.
In questo contesto avrebbe maturato la decisione di colpire l’ordine costituito, scegliendo in particolare le chiese.
Sarebbe stato lui a dare incarico all’altro fermato di confezionare gli ordigni che avrebbero poi materialmente posizionato insieme nei luoghi da colpire.
I due fermani, che vivono facendo lavori saltuari, sono stati arrestati per ordine della Procura di Fermo con l’accusa di danneggiamento aggravato e violazione dell’art. 1 della legge in materia di armi, relativamente al confezionamento e al possesso degli ordigni.
Gli ordigni fatti esplodere negli ultimi mesi davanti ad altrettante chiese di Fermo sono quattro: tra febbraio e marzo due bombe rudimentali sono scoppiate davanti al Duomo e davanti all’ingresso della chiesa di San Tommaso, nel quartiere di Lido Tre Archi. Nella notte tra il 12 e il 13 aprile, un altro ordigno ha danneggiato l’ingresso della chiesa di San Marco alle Paludi, parrocchia retta da monsignor Vinicio Albanesi della Comunità di Capodarco. A fine maggio, un ordigno inesploso era stato trovato davanti alla Chiesa di San Gabriele dell’Addolorata.
L’inchiesta sui quattro episodi è condotta dalla Procura di Fermo.
Tra le ipotesi fatte finora, quella di gesti intimidatori nei confronti della chiesa fermana, particolarmente attiva a fianco di poveri, immigrati, disagiati.
“Siamo una chiesa che dà fastidio” aveva detto lo stesso don Vinicio in occasione dell’attentato a San Marco.
Poi, dopo l’omicidio di Emmanuel, il migrante nigeriano colpito con un pugno dall’ultrà Amedeo Mancini e morto dopo poco, il sacerdote aveva rilevato che dietro gli episodi vi sarebbe lo stesso ‘clima’: “un contenitore di un magma formato da violenza, aggressività , frustrazione, esibizionismo”, non organizzato ma formato da “schegge impazzite in grado di coagularsi all’occorrenza”.
(da “Huffingtonpost”)
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