FICO, DI MAIO, GRILLO: COMPLICI O INCAPACI?
TUTTO QUELLO CHE NON TORNA
Adesso Beppe Grillo dice, nel motivare l’espulsione di Rosa Capuozzo che “è dovere di un sindaco del Movimento 5 Stelle denunciare immediatamente e senza tentennamenti alle autorità ogni ricatto o minaccia che riceve”.
Solo cinque giorni fa, nel suo post a difesa della Capuozzo, scriveva: “Perchè il Sindaco non ha denunciato l’ex consigliere? Perchè non si è mai manifestata una minaccia tale da evidenziare un reato penale nei suoi confronti ma solo pressioni e richieste di tipo politico. Pressioni e richieste politiche che sono sempre state respinte dal sindaco e l’amministrazione di Quarto, in quanto non in linea con il M5S, il suo programma ed i suoi valori”.
E ancora: “Le indagini dimostrano che il sindaco e l’amministrazione sono parte lesa e non hanno mai ceduto alle pressioni politiche avanzate dall’ex consigliere De Robbio”.
Per Grillo cinque giorni fa la Capuozzo era parte lesa, oggi è colpevole.
È solo la più eclatante delle contraddizioni di questa storia, che svela l’enorme imbarazzo e l’enorme difficoltà dei Cinque stelle.
Perchè Quarto non è più (e solo) il comune della Campania più infiltrato per mafia, tanto che è stato sciolto due volte in vent’anni, e non è più (e solo) il comune dove, secondo l’ipotesi della la procura, hanno vinto i cinque stelle grazie al voto della camorra, Quarto è un caso nazionale.
Dalle intercettazioni l’universo pentastellato appare opaco, fatto di ricatti, minacce e silenzi omertosi tra i piani alti del direttorio nazionale e la soffitta abusiva su cui veniva ricattato il sindaco Capuozzo dal più votato consigliere dei Cinque stelle, De Robbio, il presunto mediatore coi clan, secondo la procura.
Oggi Fico e Di Maio affermano: “Io e Luigi non abbiamo mai saputo di un ricatto e di uno scambio per ottenere qualcosa. Se lo avessimo saputo avremmo optato per una denuncia”. E minacciano querele come se piovesse: “Anche nel mio caso si usa strumentalmente il passaggio di una intercettazione. Quereleremo ognuno di coloro che lo farà ”.
Fico e Di Maio dicono di non sapere del ricatto. Però il 24 novembre, giorno prima che sarà sentita dalla procura e quando De Robbio ancora non è espulso, la Capuozzo accenna già al fatto che le sue scelte potrebbero essere commissariate.
Al telefono con la consigliera Concetta Aprile parla delle pressioni di De Robbio: “L’urbanistica, i lavori pubblici, il piano urbanistico. Queste sono le tre cose a cui mira e sta sclerando perchè scalcia, scalcia, ma non sta ottenendo niente”. Il sindaco parla del capogruppo Nicolais come di uno “schifoso”.
E aggiunge: “Io ho già parlato con Di Maio anche per l’eventuale espulsione”.
Il nome di Di Maio torna nella stessa conversazione: “Io gli ho detto a Luigi che qualche sera ci dobbiamo vedere perchè qualsiasi cosa loro ci devono commissariare”. Qualcosa non torna: il sindaco è sotto ricatto per la sua casa abusiva e perchè la procura stava indagando su De Robbio (la prima volta era stata sentita dai pm il 25 novembre), e per questo la Capuozzo al telefono è provata, si sfoga, parla di contatti con i vertici nazionali, definisce De Robbio uno che sta “impazzendo” e il capogruppo “uno schifoso”, a fronte di tutto questo di Maio nega e parla d’altro: “Ero stato messo a conoscenza del fatto che Nicolais intendeva cambiare il regolamento del consiglio comunale per aumentare i gettoni di presenza dei consiglieri, ma come ben sapete noi ci tagliamo gli stipendi e siamo fermamente contrari. Non sapevo di un ricatto”.
Se così fosse, su Fico e Di Maio varrebbe il teorema che loro applicavano ad altri casi: sono politicamente così incapaci che, parlando e andando a Quarto, non hanno sentito l’olezzo dei ricatti che avvolgevano la giunta o sono complici nel senso che sapevano, tacevano e provavano a gestirla, tenendo sotto silenzio il caso e provando a chiuderlo con l’espulsione di De Robbio?
Per la serie: caccio il ricattatore così mi libero del ricatto senza andare in procura.
E ancora: è possibile che nessuno dei vertici dei Cinque stelle, con una inchiesta in corso e una faida di questo tipo, abbia sentito il bisogno di andare il procura così, tanto per farsi un’idea?
Parlando al telefono con la consigliera comunale Daniela Monfregola, il sindaco ammette che l’azione della procura da quelle parti è di dominio pubblico: “Penso che Tina ti abbia raccontato che siamo sotto inchiesta”.
Però, sempre nella stessa intercettazione del 17 dicembre, aggiunge la Capuozzo: “Bisogna gestire mediaticamente… Più in silenzio possibile, senza mettere i manifesti”.
Gestione mediatica e assenza di manifesti cui, evidentemente, partecipano Di Maio, Fico e Beppe Grillo, il quale non scarica la Capuozzo nel suo primo blog sul caso, cinque giorni fa, ovvero due mesi dopo l’apertura dell’inchiesta che a Quarto ormai è di dominio pubblico.
Due mesi. In questi due mesi il sindaco nelle conversazioni ripeteva che non si sarebbe piegata alle richieste di De Robbio, ammette di essere sotto scacco per la vicenda dell’abusivismo edilizio, ne parlava anche con l’ultimo dei consiglieri, ma Fico e Di Maio affermano di non sapere, anche se il loro nome compare in più di una intercettazione: “Digli a Fico — dice la consigliera Monfrecola alla Capuozzo — di non arrivare tra una settimana. Perchè non ci arriviamo, lui dovrebbe arrivare subito per darci indicazioni”.
E la sindaca: “Sì, spero che venga anche Luigi che è molto più duro”.
E il morbido e il duro (Fico e Di Maio) chiamati in causa dai locali con frequenza, non sapevano del ricatto, dell’inchiesta, del contesto opaco di Quarto?
Sono complici, nel senso che sapevano, ma hanno provato a tenere basso il caso o sono incapaci e hanno scaricato la Capuozzo ora che è indifendibile e da testimone potrebbe cambiare posizione nel processo?
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply