“FORMIGONI SUCCUBE DEL FACCENDIERE, IL LUSSO GLI HA FATTO PERDERE LA TESTA”
PARLA LA MOGLIE DELL’EX ASSESSORE ANTONIO SIMONE, ARRESTATO NELL’AMBITO DELL’INCHIESTA SULLA SANITA’ LOMBARDA E AMICO INTIMO DEL GOVERNATORE: “CON SACCA’ SI PARLAVA SOLO DI SOLDI”
Carla Vites siede su uno dei divani del salone del suo lussuoso appartamento in via Guerrazzi, a pochi passi dall’Arco della Pace.
Lo ha acquistato con Antonio Simone – ex assessore Dc arrestato nell’inchiesta sulla sanità lombarda, intimo di Roberto Formigoni – che è il padre dei suoi figli.
Testa china, Carla aspetta. “Aspetto che il più piccolo, che ha 17 anni, rincasi – dice – aspetto di vedere suo padre, che è in carcere e non so quando i magistrati mi consentiranno di visitarlo. E voglio capire a cosa porterà tutto questo marcio”.
Cosa l’ha spinta a raccontare pubblicamente quella che a sua dire è la vera natura delle relazioni fra il governatore lombardo Formigoni e il faccendiere Piero Daccò?
“La rabbia. Questa è una storia di menzogne. Non si può nascondere quello che in Comunione e Liberazione sanno in tanti e che nella cerchia stretta di Roberto sappiamo tutti: da troppi anni Formigoni vive in una condizione di sudditanza nei confronti di quest’uomo, che nulla ha a che fare con Cl”.
Come fa a dirlo?
“Conosco Roberto da trent’anni, l’ho visto cambiare. È buono, un fedele convinto. Ma è fragile e molto insicuro. Ha abbassato la guardia. Mosso da un senso di inferiorità nei confronti di questi ometti che ci insegnano come “godersi la vita” si è fatto trascinare in un turbine di cene di lusso e vacanze da sogno. Si è fatto affascinare dalla persona e dal suo mondo. A pagare era sempre Daccò, che è invece determinato e capace di valutare il suo ritorno dall’amicizia con i potenti”.
Lei a queste cene ha preso parte?
“Il meno possibile, ma è successo. Non le amavo, cercavo di tenermene alla larga. Ero presente come moglie di Antonio Simone. Ricordo un clima surreale. L’argomento vero era uno solo, per tutti: soldi, soldi e soldi. I ristoranti erano i più costosi di Milano”.
Ne ricorda una in particolare di queste cene?
“Non voglio scendere in particolari, nè sulle cene nè sui viaggi. Forse ho già detto troppo. C’è un’indagine in corso e la mia intenzione è ricostruire un contesto, non mettere nei guai qualcuno. Tantomeno il padre dei miei figli”.
Oltre a Formigoni, Simone e Daccò, chi era invitato a tavola?
“Ricordo di avere cenato con un cardinale. E col direttore sanitario di un ospedale, al quale chiesi di migliorare le condizioni drammatiche dei pazienti in una struttura che conosco bene. E lui lo fece. C’era anche l’attore Renato Pozzetto. Un gruppo ristretto, che Daccò riuniva come una corte. Roberto veniva solo, non mi risulta abbia mai avuto una compagna. Le uniche donne erano lì come mogli. L’eccezione era Alessandra Massei, dirigente della Regione”.
Poi c’erano le vacanze
“Era il momento in cui Daccò poteva sfoggiare sua ricchezza. Ho partecipato a un viaggio all’isola caraibica di Saint Barth. Formigoni non c’era. Gli ospiti eravamo io con mio marito e un noto politico, ancora in auge, con la moglie. Non mi risulta che nessuno abbia tirato fuori un euro a parte Piero Daccò”.
Dopo quel viaggio, ne ha fatti altri?
“Io uno soltanto, mio marito e Roberto andavano più spesso. Daccò affittava ville in Sardegna, il clima era perfino offensivo a volte”.
In che senso?
“Mi sono trovata in barca, a Portisco se non sbaglio, con le sue figlie che si sono messe in topless. Io ero lì con mio figlio di 12 anni e due suoi amici, mi sono sentita a disagio. È una vita troppo distante dalla sobrietà che ho imparato ad amare agli inizi in Cl. Per me Comunione e Liberazione significa credere in Gesù Cristo, non esaltarsi per gli yacht, o nel parlare dell’aragosta che si è mangiata o di quella che si mangerà “.
Dopo la sua lettera di denuncia al Corriere della Sera, è stata contattata da qualcuno nel movimento di Cl?
“Ho ricevuto tanti messaggi e mail. Alcuni di solidarietà , come questo: “Cara Carla, ho letto lo sfogo di una donna che ha trascorso anni con un uomo che vede (è sotto gli occhi di tutti) scaricato da chi credeva amici. Difendi la tua famiglia e il tuo ideale di vita, Cl, che non merita di essere infangato”. Altri invece mi accusano di avere portato all’esterno questioni che si ritenevano da nascondere. Non mi preoccupo. Penso a mio fratello, che accudisco. Ai bambini stranieri che assisto nello studio come volontaria. E ai miei figli, ovviamente”.
Come hanno reagito all’arresto del padre?
“Il più piccolo non parla, è distrutto. Le figlie grandi hanno una loro vita, ma sapere che il papà è in galera è una cosa che sconvolge. Nel 1994 finì in carcere per corruzione e fu poi assolto. Subirono l’onta del padre dietro le sbarre, del giudizio degli altri. Oggi la storia si ripete. Io mi chiedo: Perchè? Che bisogno c’è di mettersi nei guai? I soldi in famiglia non ci mancano, bisogna farseli bastare, non perdere la testa”.
Quando ha visto Simone per l’ultima volta?
“Venerdì, il giorno in cui è stato portato a San Vittore. Era triste, ma sicuro del fatto che le persone con cui ha condiviso tanto, Formigoni per primo, lo avrebbero difeso”.
E lo hanno fatto?
“No, e questo mi ha indotto a denunciare quello che sta succedendo. Vedere Formigoni che si fa fotografare steso su un letto al Salone del mobile mentre il padre dei miei figli è in una cella con altre cinque persone è stato inaccettabile”.
Davide Carlucci e Franco Vanni
(da “La Repubblica”)
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