“GENOVA E’ ORMAI IL VERO MEZZOGIORNO D’ITALIA”
GIULIO ANSELMI, EX DIRETTORE DEL SECOLO XIX, GUARDA ALLA SUA CITTA’ “ISOLATA E RASSEGNATA”
Genovese di nascita, dal 1977 al 1984 ha lavorato al Secolo XIX.
Poi la vita e la carriera professionale lo hanno portato in giro per l’Italia. Ma Giulio Anselmi, presidente dell’Ansa, in passato direttore di Stampa, Messaggero ed Espresso, torna spesso nella sua città nativa, Genova, guardandola con il rimpianto di chi assiste a una città in “una crisi gravissima”, male amministrata e incapace di avere una visione sul futuro, una città “rassegnata”.
Il crollo del Ponte Morandi costituisce l’ennesima spaventosa ferita inferta, “un disastro enorme, ma è come una bandiera tragica da sventolare su un disastro più generale”.
Il Governo dice che “chi ha sbagliato pagherà “. Ma il problema delle infrastrutture a Genova è un tema antico e irrisolto.
“Le responsabilità sono tante e collettive. Il problema infrastrutturale a Genova è drammatico da diversi decenni e non è mai stato veramente affrontato. Basti pensare alla ferrovia, sono anni e anni che annunciano il raddoppio e non si è mai fatto: Genova è uno degli ultimi pezzi d’Italia a non essere raggiunta dall’alta velocità ferroviaria. Oppure ancora la “Gronda” per il raddoppio stradale. Genova è appesa a delle bombe, con tutte queste autostrade e ponti che gli passano sopra. E poi c’è il problema idrico, quello dei torrenti e delle alluvioni che quasi ogni anno flagellano la città . Senza il Ponte Morandi resta una città divisa in due e come faranno a unire Ponente e Levante proprio non lo so”.
Si è sempre discusso molto a Genova del Ponte Morandi. Per qualcuno era un capolavoro, lo chiamavano il “ponte di Brooklyn”, per altri era un fallimento di ingegneria. Qualcuno da anni denunciava il rischio di crolli.
“Ci sono sempre state tante polemiche sulla sicurezza, tanto che lo avevano rafforzato in più occasioni anche con grosse corde di acciaio, proprio perchè le preoccupazioni sulla tenuta erano elevate. Gli allarmi c’erano. Tutti sapevano che questo ‘affare’ appeso sulla città da molto tempo aveva dei problemi, ma è una tradizione tutta italiana quella di fare con grandissima lentezza e superficialità le grandi opere”.
Leggo una certa rassegnazione nelle sue parole. Non crede nelle capacità di ripartire della città ?
“Genova e la Liguria sono il vero Mezzogiorno d’Italia, ancor più isolate dal resto d’Europa rispetto ai tempi del fascismo. Genova è in un declino che dura ormai da decenni. Il crollo di un ponte di queste dimensioni in una città che passa per moderna va oltre ogni sopportazione. Non ci sono attenuanti per le forze politiche che hanno amministrato Regione e Comune negli ultimi tempi, ma è difficile trovare in qualcuno più colpe che in altri. La verità è che Genova è una città rassegnata al suo declino, ogni tanto si tampona qualche situazione critica, ma nessuno riesce a invertire la marcia ed avere anche solo una visione sul futuro. Quello di oggi è un vero disastro, ma è una bandiera tragica da sventolare sul disastro generale. È una ferita terribile su una città in grandissima crisi”.
(da “Huffingtonpost”)
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