GIANNI LETTA AVVISA RENZI: “IL CAVALIERE NON TI VUOLE”
BERLUSCONI STOPPA LE AMBIZIONI DEL SINDACO DI FIRENZE
Il luogo e il momento hanno sempre un significato: la corsa di Matteo Renzi verso Palazzo Chigi si ferma al Vittoriano, il palazzo delle grandi mostre di Roma, nelle sale in cui si celebra un altro fiorentino, “Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo 1513-2013”.
La mostra è organizzata dalla Treccani in collaborazione con l’Aspen Institute. Giuliano Amato è presidente della Enciclopedia Italiana Treccani e presidente onorario Aspen, pensatoio transatlantico e trasversale. “Caro Matteo, con tutta la stima che sai, il presidente Berlusconi ha deciso che non può far partire il tuo governo. Averti a Palazzo Chigi ci creerebbe un problema dal punto di vista elettorale”, è l’annuncio di Gianni Letta, ambasciatore sempre diplomatico e cortese anche e soprattutto quando porta cattive notizie.
L’intervista del sindaco di Firenze a Repubblica di lunedì mattina, rafforzata da una partecipazione a Otto e Mezzo di Lilli Gruber con look istituzionale (giacca blu e cravatta, la solita camicia bianca sbottonata non è governativa) era sembrata un’opzione azzardata ma percorribile.
Renzi era disposto a tentare di guidare il governo, “anche se so che rischio di bruciarmi”, come ha ammesso con i suoi sostenitori.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non era contrario, anzi: più politica sarà la caratura del governo, minore il rischio che i partiti che ne faranno parte siano tentati dall’attaccarlo, come è successo con Monti.
Però il capo dello Stato vuole una maggioranza politica larga, quindi con il Pdl.
E Berlusconi ha detto di no.
Questa, per il sindaco di Firenze, è una notizia tutto sommato positiva:
“Così — scherza ma non troppo con chi ha vicino — non potranno più rinfacciarmi la visita ad Arcore”, alludendo al famoso e contestato incontro in casa del Cavaliere nel 2010”.
Prima del confronto con Gianni Letta, per Renzi Palazzo Chigi sembrava raggiungibile, anche se lui si schermiva dicendo che “la mia candidatura è la più sorprendente e la meno probabile”.
Una nervosa direzione del Partito democratico, secondo la nuova moda trasmessa in streaming, si era appena chiusa approvando una linea compatibile con l’incarico a Renzi.
Il Pd non avanza nomi e si rimette al capo dello Stato, dandogli una delega totale. Soltanto Umberto Ranieri, dietro cui “c’è Napolitano”, dicono i renziani, cita esplicitamente “Matteo”.
Nonostante tutto Renzi spiega di essere molto soddisfatto: Piero Fassino, per “solidarietà tra sindaci” si è mosso per facilitare la sua candidatura, “anche D’Alema e Veltroni erano d’accordo”.
A Palazzo Chigi, secondo le indiscrezioni di ieri sera, andrà invece Giuliano Amato (o altro tecnico) con Enrico Letta e Angelino Alfano a fare i vicepremier.
L’unico scenario che potrebbe davvero complicare i prossimi mesi ai renziani è l’incarico a Enrico Letta: se il vicesegretario del partito, reggente dopo le dimissioni di Bersani, avrà a disposizione anche le nomine di governo per tacitare i malumori democratici, potrebbe costruirsi una base di potere che ai vivaci ma ancora acerbi renziani diventerebbe difficile scalfire.
E Renzi ora tornerà a occuparsi di parcheggi e raccolta differenziata a Firenze? Troppo presto per dirlo.
“Vedremo”, si limita a rispondere a chi gli chiede dei programmi sul futuro.
Gli hanno proposto subito la disponibilità a fare il ministro, ma lui ha declinato il pericoloso premio di consolazione.
Con un governo che si preannuncia di almeno un paio di anni, Renzi deve decidere una strategia.
Il Partito per ora non esplode e Renzi, per quanto inviso a molti (su tutti Franco Marini e Anna Finocchiaro), non spacca più i democratici come qualche tempo fa. Presto ci sarà un congresso e il sindaco potrebbe tentare la scalata.
Il suo avversario potenziale, il ministro Fabrizio Barca, ha già iniziato il suo percorso: poca tv e molte serate nelle sezioni.
Giovedì sera, al primo incontro per discutere il manifesto politico del ministro, in via dei Giubbonari c’erano decine di persone sotto la pioggia che cercavano di ascoltare dalle finestre di una sezione stracolma.
Renzi ha un altro stile, ma la sfida da ieri è ufficialmente aperta.
E “dove c’è una grande volontà non possono esserci grandi difficoltà ”, avrebbe detto il Machiavelli testimone del provvisorio stop di Renzi.
Ma l’autore del Principe ammoniva anche: “Ogni volta che è tolto agli uomini il combattere per necessità , essi combattono per ambizione, la quale è tanto potente nei loro petti che mai, a qualunque grado salgano, li abbandona”.
Stefano Feltri
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