GIOCO DI SPECCHI PER IL QUIRINALE: INCONTRO DI DUE ORE TRA RENZI E PRODI
IL PREMIER MANDA UN MESSAGGIO A FORZA ITALIA E MINORANZA PD… IL PROFESSORE TORNA IN PARTITA
La bandiera dell’Ulivo non la lascia nelle mani di Pippo Civati: è un brand scolpito nel simbolo del Pd.
E’ anche per questo che, pur dopo le critiche sui fallimenti dell’Ulivo sputate davanti all’assemblea Dem, Matteo Renzi riceve a Palazzo Chigi Romano Prodi, il padre dell’Ulivo e anche del Pd.
Unico ammesso all’incontro: il sottosegretario Graziano Delrio. Ma il colloquio di un’ora e mezza, alla vigilia dell’inizio corsa sul dopo-Napolitano al Colle, serve anche per mandare avvertimenti a tutto campo: alla minoranza Pd e a Forza Italia.
Per il Pd il messaggio è questo: Renzi non è pregiudizialmente ostile al nome di Prodi per il post-Napolitano, ma quei Dem che lo vorrebbero lanciare in pista per minare il Patto del Nazareno, sappiano che il prof al Colle fa rima con voto anticipato.
Perchè nome sgradito a Silvio Berlusconi, il quale farebbe saltare il patto sulle riforme.
E alle urne si potrebbe andare con il Mattarellum, come recita la clausola di salvaguardia sull’Italicum proposta dai senatori renziani e al voto domani in commissione.
Perchè, è la considerazione del premier, chi nel Pd si dice prodiano o ulivista non può dirsi contrario al Mattarellum.
E’ un avvertimento sottile, ma non fa una grinza.
Il messaggio per Forza Italia e Silvio Berlusconi è: se non vi compattate su riforme e Quirinale, potrebbe scattare il piano B, cioè Prodi appoggiato da Pd, M5s e Sel.
E’ un gioco di specchi, tutto tattico, che cade nella fase preparatoria alla corsa quirinalizia, ufficialmente al via a metà gennaio.
Renzi gioca ancora su uno schema a tutto campo. Che comprende due strade alternative: la prima, l’autosufficienza. Che è lo schema sul quale potrebbe rientrare Prodi, in teoria. La seconda, è il patto del Nazareno con Berlusconi. Che è lo schema nel quale rientrerebbe un candidato “adeguato a Forza Italia”, come ha detto ieri il Cavaliere.
Incontrare oggi Prodi a Palazzo Chigi è servito per lanciare messaggi a tutto campo, appunto.
Oltre che per parlare di politica estera, dalla Libia, alla crisi in Ucraina, all’Ue, come recita la nota ufficiale del governo.
Di esteri ne hanno parlato, ma con la chiacchierata di oggi Renzi ha voluto sondare le intenzioni del Professore sulla corsa al Colle.
“Il prof non è candidato, nè Renzi lo vuole candidare”, ci tiene a sottolineare la deputata Dem Sandra Zampa, ex ufficio stampa di Prodi. Ma il colloquio di oggi spezza una lancia a favore della candidatura del prof al Colle, seppure debolissima. Perchè, come in tutte le partite, Renzi gioca molto di tatticismo.
“Solo lui ha in testa il nome”, dicono i suoi. Del resto, è andata così per la Farnesina, per dire (assegnata a Gentiloni contro tutte le aspettative).
Resta il virgolettato ufficiale del ministro Boschi ospite a ‘Porta a porta’: “Sul Quirinale il Pd deciderà un nome e poi lo proporrà agli altri”.
L’incontro è andato benissimo, dicono tutte le parti in causa. I due, con Delrio, avrebbero parlato anche molto di partito. Dell’eredità dell’Ulivo, appunto.
Un’eredità che Renzi non è disposto a lasciare ad altri, men che meno a chi vorrebbe ordirgli trame sul Quirinale nel nome di Prodi. E in effetti oggi in quell’ora e mezza di colloquio a Palazzo Chigi si sarebbe parlato anche delle trame ordite per far fallire il governo Prodi nel ’98. In linea con il messaggio che non a caso ieri Renzi ha voluto lanciare all’assemblea del Pd, messaggio sul quale non a caso si ritrova un prodiano doc come Arturo Parisi e lo stesso Romano Prodi.
Da qui a dire che il professore di Bologna sia in corsa per il Quirinale, ce ne passa. Troppe sono le variabili. Innanzitutto quella del voto anticipato: i renziani danno per scontato che Prodi al Colle significherebbe la fine del tentativo di approvare riforme in questa legislatura.
Perchè significherebbe rompere con Forza Italia, che infatti è molto nervosa e divisa al suo interno alla luce dell’incontro di oggi a Palazzo Chigi.
“L’unico modo per Prodi di arrivare al Quirinale — dice una fonte renziana — sarebbe quello di firmare un patto con Renzi sullo scioglimento anticipato delle Camere in caso si renda necessario…”.
Ma il premier non ha ancora deciso se andare al voto in primavera, anche se lo lasciano pensare sia l’emendamento sul Mattarellum che quello presentato sulla legge di stabilità che accorpa comunali e regionali a maggio, costruendo un election day utile in caso urne anticipate.
Di fatto incontrando Prodi, Renzi prende il bandolo più ingombrante della matassa che si ritrova a gestire sul Quirinale.
Inizia da lui, il più chiacchierato delle trame anti-renziane per il Colle, per mandare segnali a tutti i suoi interlocutori, sia al Pd che a Forza Italia.
Napolitano si prepara a gestire il suo ultimo mese da presidente. Le danze per il ‘dopo’ sono ufficialmente iniziate.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply