GLI ANGELI DEL MARE, A ROMA LA MOSTRA DI EMERGENCY
UN VIAGGIO ATTRAVERSO DODICI MESI DI SOCCORSI NAVALI NEL MEDITERRANEO: IN 100 GIORNI SALVATE 1.200 PERSONE
«Cos’è quel puntino all’orizzonte, un rottame?». «Avvicina lo sguardo al binocolo, ci sono delle persone». Hanno le pompe d’aria degli pneumatici sulle spalle al posto dei salvagenti, gli occhi impauriti, i volti stanchi e segnati. Tra loro si intravede una testa avvolta in una coperta, è un neonato. Bisogna fare presto. Si cala il rib dalla nave, ci si avvicina velocemente ma con cautela. E poi, a uno a uno, si fanno salire i naufraghi sul gommone: a cominciare dalla più piccola di appena pochi giorni. L’istinto è quello di tendere la mano e passare una coperta termica o una bottiglia d’acqua. L’impressione è di essere parte attiva del team di soccorso in mare. Emergency porta i visitatori a bordo della sua nave umanitaria della Life Support. Lo fa all’interno di una sala allestita all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma per la mostra “Come onde del mare. Incontri senza confini”. Indossando degli speciali visori si entra in un percorso tridimensionale, ritrovandosi improvvisamente in mezzo al Mediterraneo centrale a salvare vite in mare. Domenico Pugliese, il capitano, dà il benvenuto nella sala comandi dell’imbarcazione, Carlo Maisano il responsabile del search and rescue, spiega passo passo tutte le operazioni, dall’ avvistamento al salvataggio, fino al trasbordo sulla nave, il primo screening e la cura delle persone.
E poi ci sono i salvati. Alcuni si accasciano a terra distrutti appena toccano il ponte della nave, altri festeggiano ballando la gioia di essere sopravvissuti. S. ha 17 anni, è originaria della Somalia ed è sola al mondo. Ha deciso di lasciare il suo paese quando era poco più che una bambina, passando per il deserto e l’orrore della Libia. «Ho vissuto cose orribili» è l’unica cosa che riesce a dire. «Uscita dalla prigione, ho intrapreso il viaggio. Quando ho visto il gommone con cui avremmo attraversato il mare, non ho avuto paura. Ero pronta a qualsiasi destino, mi bastava non essere più in quel luogo maledetto». Y. è al settimo mese di gravidanza, ha viaggiato incinta: «Ho dovuto farmi forza. Ho deciso di attraversare il mare e venire in Italia per dare un futuro a me e soprattutto al figlio che nascerà»- Le loro parole sono impresse su una vetrata all’ingresso, che come una teca racchiude un salvagente arancione.
All’interno della sala ci sono gli scatti di Giulio Piscitelli, Gabriele Micalizzi, Dario Bosio, Davide Preti, Francesco De Scisciolo e Giorgio Dirindin, i fotografi saliti a bordo della Life Support nei mesi scorsi. Raccontano per immagini tutte le fasi del salvataggio, le vite dei migranti soccorsi, l’impegno dei soccorritori. «Il search and rescue è ormai un tema elettorale, per questo ci teniamo a spiegare alla gente comune quello che realmente facciamo con le immagini in presa diretta. Molte persone dopo aver terminato l’esperienza col visore scoppiano in un pianto, non hanno idea di ciò che succede in mare finché non lo vedono coi loro occhi», sottolinea Simonetta Gola, responsabile comunicazione di Emergency. In un anno di attività la nave umanitaria dell’organizzazione fondata da Gino Strada ha salvato 1219 persone in mare, tra cui circa 300 minori, provenienti da oltre 30 nazionalità. «Dalla nostra prima missione a oggi abbiamo navigato in totale 99 giorni, 48 dei quali per raggiungere i porti lontanissimi che ci sono stati assegnati dal governo italiano. Quando abbiamo iniziato la nostra attività in mare è stato emanato il primo decreto Piantedosi, per il futuro non ci aspettiamo nulla di migliore anche alla luce del nuovo Patto europeo delle migrazioni, che comprime i diritti e rende possibile perfino il fotosegnalamento dei bambini dai sei anni in su» aggiunge Gola. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 21 gennaio 2024. All’ingresso della sala l’organizzazione ricorda che dal 2014 a oggi sono morte in mare 24mila persone, 2600 solo nel 2023.
(da agenzie)
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