“I LEGHISTI? SEMPRE ASSENTI ALLE RIUNIONI PER RINEGOZIARE DUBLINO”: INTERVISTA ALL’EUROPARLAMENTARE ELLY SCHLEIN
“L’ASSE CON ORBAN E’ PARADOSSALE, A SALVINI NON FREGA NULLA RIDISCUTERE LE NORME”
“A Salvini non interessa cambiare il trattato di Dublino. Quello che vuole è rinforzare l’asse con Orbà¡n per l’esternalizzazione dei confini, un asse paradossale, che è tutto a spese dell’Italia”.
Elly Schlein, europarlamentare, è stata relatrice per il suo gruppo S&d (Alleanza Progressista) della riforma per cambiare il trattato di Dublino che, ad oggi, costringe i migranti a chiedere asilo nel paese di arrivo.
Un lungo lavoro di confronto durato due anni in cui il contributo della Lega è stato pressochè nullo. “La Lega non ha mai partecipato a nessuna delle 22 riunioni di negoziato che abbiamo svolto nel corso di due anni sulla riforma di Dublino”, dice l’europarlamentare di Possibile.
Come si spiega l’assenteismo della Lega ai tavoli di discussione in Europa per modificare le regole che da anni lasciano sulle spalle dei paesi di arrivo il peso maggiore dell’accoglienza?
“Salvini sta sacrificando gli interessi italiani sull’altare di un’unione politica con Orban, che ha come obiettivo di far saltare l’unione. Ma l’Ungheria e i paesi dell’Est giocano da sempre una partita opposta alla nostra, ignorano i trattati e sono contrari alla solidarietà fra stati. Non ho citato a caso le 22 riunioni fra i relatori della riforma: è un numero molto alto, che fa capire quanto sia stato lungo e faticoso il negoziato. La Lega non si è fatta vedere a nessuna di queste. Lorenzo Fontana aveva anche depositato degli emendamenti, ma poi non si è mai presentato agli incontri. E quando il Parlamento ha approvato con un’ampia maggioranza il testo su cui abbiamo lavorato, la Lega si è astenuta e il Movimento 5 stelle ha votato contro. Ma chi in Italia non spinge per cambiare il trattato di Dublino, non ha capito cosa sta facendo. Non c’è una soluzione alla situazione che non passi da questa modifica”.
Potrebbe però avere successo la strategia Orbà¡n-Salvini sulla chiusura dei confini.
“Questa politica di esternalizzazione non è una novità , ci provano da anni. Ma alla fine le persone hanno sempre trovato un modo per arrivare, solo su rotte sempre più pericolose. E continueranno ad arrivare nei paesi mediterranei, che sono i più esposti. Non è una questione ideologica, ma di puro pragmatismo. Forse qualcuno che pensa di sigillare un intero mare sta sognando. Questa battaglia va fatta al tavolo in cui si stanno cambiando le regole: è facile fare i forti con i deboli e i deboli con forti”.
In un intervento al parlamento europeo di Strasburgo, ha invitato gli stati europei a fare la loro parte: “Cari governi, sono due anni che avete la riforma di Dublino sul tavolo, è vergognoso che ancora non troviate accordo sulla solidarietà interna”. A che punto siamo?
“Bisogna ricordare che il parlamento europeo è co-legislatore con il Consiglio sulla materia. Il parlamento ha già approvato la sua posizione e il 28 giugno inizierà la fase negoziale con il Consiglio. Ma ciò che è grave è che il Consiglio non abbia ancora trovato la sua posizione. E nel frattempo la presidenza bulgara ha tentato di interferire con una sua proposta – pessima, sgradita a tutti dalla sinistra a Salvini – che prevede la ridistribuzione solo dopo il raggiungimento di un’altissima soglia di migranti accolti. In quel caso la responsabilità permanente continuerebbe a pesare soprattuto sui paesi di primo arrivo”.
Perchè il Consiglio non ha ancora raggiunto una posizione per sedersi al tavolo di confronto sul testo approvato dal Parlamento europeo?
“Lo scontro è tra tre blocchi: i paesi mediterranei che ovviamente hanno il maggior interesse a cambiare il criterio del paese di primo ingresso, i paesi dell’Est che si oppongono ad oltranza a una politica di solidarietà e un terzo blocco nel mezzo, di paesi anche pesanti, come la Germania, la Francia, l’Olanda che per ora non stanno nè da una parte nè dall’altra. Da loro dipende l’esito di questa trattativa. Devono trovare il coraggio di prendere posizione”.
Che cosa prevede il testo su cui avete lavorato e che è stato approvato dal Parlamento europeo?
Innanzitutto il ricollocamento obbligatorio e automatico per tutti gli stati. Abbiamo previsto procedure più rapide per i ricongiungimenti familiari. E nel caso non ci siano legami rilevanti fra il migrante e uno dei paesi europei, questo può scegliere la sua destinazione da una lista di quattro paesi che in quel momento risultino con il più basso tasso di richiedenti asilo.
E lo faranno? Al momento anche la Germania è spaccata: da una parte Merkel pronta a un’apertura, dall’altra il ministro dell’Interno Horst Seehofer a favore della linea dura, più vicino al gruppo Visegrad, allargato all’Austria e alla recente simpatia dell’Italia. La situazione volge a favore di questi ultimi?
“Quello che so è non hanno ancora vinto davvero. La partita è ancora aperta, altrimenti avrebbero già trovato una maggioranza all’interno del Consiglio europeo, e invece non è così. Spero che la questione interna spinga ancora di più Merkel a schierarsi da una parte precisa. Merkel e Macron devono fare qualcosa se non vogliono che il loro europeismo rimanga solo di facciata. Sul trattato di Dublino si gioca il futuro dell’Europa, su questo non ho dubbi”.
C’è però anche un’opinione pubblica con cui fare i conti. In tutti i paesi europei sembra che la spinta degli elettori sia verso politiche di chiusura.
“Purtroppo non c’è una visione basata sui dati. Guardi in Ungheria. Non ci sono migranti. Non hanno accettato nessuna delle 1294 persone che avrebbero dovuto essere ricollocate lì. Eppure Orbà¡n vince con la retorica della purezza del popolo ungherese. È la criminalizzazione dello straniero: si punta il dito contro gli ultimi, in mancanza di diritti sociali, senza condurre davvero una lotta sui problemi reali. Come l’evasione, che sottrae molte più risorse dell’accoglienza”.
(da “La Repubblica”)
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