I MINISTRI DANNO BUCA A RENZI, SLITTANO I TAGLI
STRADA IN SALITA PER I TAGLI CHIESTI DAL PREMIER
“Ma come, scusate, non c’era mica la riunione sulla spending review questo pomeriggio?” Lo smarrimento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, arrivata a Palazzo Chigi puntuale per l’annunciato faccia a faccia con i ministri e annullato poi da Palazzo Chigi per le troppe defezioni, rende bene l’idea dell’avvio accidentato della road map della maxisforbiciata delle spese dei singoli ministeri annunciata la scorsa settimana dal premier Matteo Renzi sul Sole 24 Ore.
Troppe assenze per il vertice pomeridiano, faccia a faccia rinviati.
Defezioni “sospette” che, soprattutto dopo i malumori manifestati nei giorni scorsi, sembrano testimoniare tutta la resistenza che Renzi si prepara ad affrontare nelle prossime settimane da parte dei propri colleghi di governo.
Con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan però, assente in Consiglio dei ministri, il presidente del Consiglio è comunque riuscito ad incontrarsi nel pomeriggio.
Sul tavolo tutti i dossier della legge di stabilità , con la ricerca dei 7 miliardi per la stabilizzazione del bonus Irpef e le prime valutazioni sul nuovo intervento di riduzione del costo del lavoro annunciato ieri a Porta a Porta, e la revisione della spesa.
La minaccia del taglio lineare del 3% per ciascun dicastero per ora resta tale, una minaccia.
Ai titolari dei singoli ministeri il premier vuole dare il tempo prima di sottoporre a Palazzo Chigi le proprie proposte, la “propria parte” nella massiccio pacchetto di tagli che servirà a coprire una parte consistente della manovra autunnale.
Per questo ha chiesto loro una lista scritta con le prima ipotesi di riduzioni delle spese, preliminari agli incontri che si svolgeranno a questo punto a partire dalla prossima settimana.
Solo dopo le proposte dei singoli ministeri, se insufficienti, il presidente del Consiglio potrà decidere di imporre la scure del 3%. Che in ogni caso, potrebbe non volere in modo uniforme per tutti i ministeri.
La traiettoria, spiegano alcune fonti governative, potrebbe essere quella di puntare ad un 3% complessivo di tutte le spese dei ministeri, bilanciato in modo differenziato dicastero per dicastero.
Non sarà facile, e il premier ha già cominciato a capirlo in settimana con i primi distinguo dei suoi ministri.
Tutti, apertamente, dicono di essere pronti a “fare la propria parte”.
Diverso sarà quando dovranno passare dalle parole ai fatti e mettere di fatto mano al portafoglio.
Ieri è stato il caso di Beatrice Lorenzin, Federica Guidi e Dario Franceschini, oggi è stata la volta del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina: “”Il lavoro si fa tutti insieme, quindi nessuno si può sottrarre e io ho una faccia sola. Siccome il tema serio di preparare bene la legge di stabilità riguarda tutti, certo che daremo il nostro contributo. Ho delle idee, anche su come dal mio ministero si può contribuire a questo lavoro, aspetto di parlarne con il Presidente”, ha detto.
Certo l’obiettivo dei 20 miliardi è ambizioso.
Secondo Repubblica, i tagli ai ministeri ad oggi potrebbero fermarsi a quota 6.
La linea morbida del governo, insomma, potrebbe non bastare.
E l’ipotesi dei tagli lineari da minaccia potrebbe trasformarsi in realtà .
(da “Huffingtonpost“)
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