I TRE DOCUMENTI CHE INCHIODANO SALVINI, L’ALLARME DELLA MARINA E DEI MEDICI: “MIGRANTI ALLO STREMO”
IL TRIBUNALE: “HA VIOLATO LE CONVENZIONI INTERNAZIONALI SUL SOCCORSO IN MARE”
Nel pieno dell’emergenza, il 27 luglio dell’anno scorso, il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo della Guardia Costiera scriveva al ministero dell’Interno parole che più chiare non potevano essere: “Per caratteristiche tecnico-nautiche nave Gregoretti non è in grado di fornire un’adeguata sistemazione logistica ad un così elevato numero di persone. I migranti sono, di fatto ospitati sul ponte di coperta esposti agli agenti atmosferici con le problematiche che ben sono immaginabili (a titolo di esempio domani sono previsti 35 gradi)”.
Un grido d’allarme, che è il cuore dell’atto d’accusa contro l’ex titolare del Viminale Matteo Salvini, oggi in una Catania blindata, davanti al giudice delle indagini preliminari Nunzio Sarpietro, per rispondere di sequestro di persona aggravato nei confronti di 131 migranti.
La nota della Guardia Costiera è il primo di tre documenti che il tribunale dei ministri ha acquisito.
Salvini si difende, come una memoria di 51 pagine: “I migranti sono rimasti a bordo della nave, senza pericoli e con la massima assistenza, solo il tempo necessario per concordare con altri Paesi europei il loro trasferimento”.
Ma la lettera del centro di coordinamento di Roma lo smentisce: “Si aggiunga che la ridotta composizione dell’equipaggio di nave Gregoretti, solo 30 uomini, non consente la corretta gestione di un così elevato numero di persone”. Erano state salvate il giorno prima di quella nota urgente, in due diverse operazioni di soccorso, da una nave della Guardia di finanza e da un motovedetta della Guardia costiera.
Dirà poi il comandante della Gregoretti, Carmine Berlano, sentito dal procuratore di Siracusa: “L’imbarcazione è destinata all’attività di vigilanza della pesca e non è attrezzata per eventi di questo tipo”.
Le relazioni dei medici
Il secondo documento che il tribunale dei ministri ha messo al centro dell’atto d’accusa contro l’ex ministro è quello firmato dalla dottoressa Agata Stefania Reale, del Corpo Italiano di soccorso dell’Ordine di Malta, prima sulla “Monte Sperone” della Finanza, che aveva salvato 91 migranti, poi sulla Gregoretti. Il 29 luglio scriveva e inviava al comandante della nave: “Le condizioni igienico-sanitarie in cui si trovano i 131 migranti a bordo sono in atto scadenti, data la promiscuità nella condivisione degli spazi comuni, ed in graduale peggioramento data la loro continua permanenza a bordo. Esse hanno favorito la presenza e la diffusione di numerosi casi di scabbia per il prolungato contatto e non garantiscono il mantenimento in condizioni di un’adeguata e necessaria pulizia delle ferite medicate a bordo”.
Allarme confermato dai tre medici inviati dal procuratore di Siracusa (Carmelo Sapia, Antonina Franco ed Elisa Cappello), per una ispezione. Ecco il terzo documento dell’atto d’accusa contro Salvini.
Questo scrivevano i medici in una nota del 31 luglio: “Ventinove migranti riferiscono sintomi e presentano segno clinicamente evidenziabili di malattie infettive. Almeno 20 migranti sono certamente affetti da scabbia in forma più o meno severa (non potendosi escludere al momento altri infetti in forma iniziale o in fase di incubazione), 4 da micosi cutanee e dello scalpo, 3 da stafilococcie cutanee, un uomo presenta segni e sintomi di cellulite bollosa alla gamba sinistra, ed infine un ultimo migrante presenta un quadro clinico compatibile con un sospetto di tubercolosi polmonare”.
Le motivazion
Questi tre documenti, per il tribunale dei ministri, attestano la “costrizione a bordo non voluta e subita, sì da potersi qualificare come apprezzabile e dunque penalmente rilevante l’arco temporale di privazione della libertà personale sofferto”. Condizioni “precarie dei migranti” che erano “assolutamente note al ministro, costantemente informato dalla catena di comando che faceva a lui riferimento”. E il tribunale aggiunge: per il reato di sequestro di persona “è sufficiente il dolo generico, consistente nella consapevolezza di infliggere alla vittima la illegittima restrizione della sua libertà fisica, intesa come libertà di locomozione”.
Non può esserci la “scriminante” che fu un atto politico.
“La decisione del ministro — proseguono i giudici — ha costituito esplicita violazione delle convenzioni internazionali in ordine alla modalità di accoglienza dei migranti soccorsi in mare e, al contempo, non sussistevano profili di ordine pubblico di interesse preminente e tali che giustificassero la protratta permanenza dei migranti a bordo della Gregoretti”.
(da agenzie)
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