IL 18 GENNAIO A MILANO E ORVIETO VANNO IN SCENA DUE CONVEGNI PARALLELI CON DUE ASPIRANTI LEADER: L’ESATTORE RUFFINI E PAOLO GENTILONI
A MILANO, ALL’INIZIATIVA ORGANIZZATA DA DELRIO CI SARANNO, TRA GLI ALTRI, ROMANO PRODI E PIERLUIGI CASTAGNETTI… 1 LIBERALI E CATTOLICI, DUE CONVEGNI NON FANNO UN CENTRO
Due convegni contemporanei, anzi paralleli come le note convergenze. Uno a Milano l’altro a Orvieto, convocati lo stesso prossimo 18 gennaio: da una parte e dall’altra sono invitati papabili o aspiranti leader moderati o centristi, registi e grandi vecchi del «centro che muove verso sinistra»; per l’appuntamento lombardo la data è stata persino scelta simbolicamente nel giorno in cui, nel 1919, venne reso pubblico l’appello «Ai liberi e forti» di don Luigi Sturzo e nacque il Partito popolare italiano: come alludere alla formazione di una nuova casa politica.
E per di più, sarà il caso o il cielo, il 18 gennaio è Santa Margherita, patrona di un estinto partito centrista molto evocato (dai suoi estintori). I due eventi in questi giorni sono stati descritti come occasioni da cui può arrivare una lieta notizia a sinistra: da una parte l’intervento atteso è quello di Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle entrate (l’«esattore», lo chiama chi lo ama poco) in odore di lancio in politica, potenziale leader ancora in bilico fra una cosa centrista o tutto il centrosinistra; dall’altra quello di Paolo Gentiloni, ex commissario europeo, che i liberal Pd e Carlo Calenda vorrebbero futuro candidato premier. Ma il treno del “centro” non partirà neanche stavolta. O non arriverà, a seconda.
A Milano c’è anche il nome, «Comunità democratica», molto evocativo. Ed è convocato un parterre de roi: tra gli altri Romano Prodi e Pierluigi Castagnetti. Ma l’organizzatore Graziano Delrio, ex ministro, cattolico democratico, dell’associazione I popolari, ieri sulla Nazione ha messo le mani avanti: nessuno si deve fare illusioni (quelli che vorrebbero che nascesse un partito), e nessuno si preoccupi (la segretaria Schlein che osserva perplessa tanto attivismo): sarà l’occasione di «creare legami, guarire la democrazia», «ascoltare i fermenti culturali espressi dalle Settimane sociali di Trieste».
Niente organizzazioni nuove, almeno per quanto riguarda lui e gli altri cattolici del Pd, sono tempi di semina, non di raccolta, «se poi qualcuno volesse fare altri esperimenti centristi, come hanno fatto Renzi e Calenda, può farlo». Come dire: auguri. Anche sulla coalizione, la leader resta Schlein, «è nello statuto del Pd». Quindi i «grandi padri» che parteciperanno, daranno una benedizione a chi vuole partecipare «alle scelte democratiche»: ma non c’è nessun battesimo
La ragione del convegno è dunque rafforzare un cultura cattolico-democratica per contare di più, «dentro e fuori dal Pd». In cui, sia chiaro, quel «fuori» non significa affatto che chi sta dentro vuole uscire: ma sarebbe cosa buona e giusta che la segretaria lasciasse spazio anche a questa cultura politica, e non puntasse solo a espandersi a sinistra.
Ma il convegno non approderà a una stretta politica, né dentro né fuori. Si capisce dal dibattito finale: un confronto fra Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa, presidente del Copasir e peso massimo dell’ala riformista Pd, e Stefania Proietti, presidente dell’Umbria, ex sindaca di Assisi, bergogliana, da alcuni evocata (anche lei) come federatrice dell’area cattolica. Fra i due ci saranno anche comunanze confessionali, ma c’è un abisso sul tema della guerra: l’uno favorevole al sostegno armato dell’Ucraina, l’altra pacifistissima. Come del resto altri invitati: Paolo Ciani di Demos e Emiliano Manfredonia delle Acli.
Sogni proibiti dei lib Non c’è nessun intento cospirativo neanche al convegno di Orvieto, intitolato «Idee per una sinistra di governo» e organizzato fra gli altri da Stefano Ceccanti per l’associazione Libertà Eguale, cenacolo di liberali e liberaldemocratici (e di cattolici democratici) che, anche loro, «muovono verso sinistra». Anche loro sono dentro e fuori del Pd, e del Pd non sono in linea con le posizioni di Schlein, definite «massimaliste».
Qui si segnala la presenza dell’ex commissario europeo Paolo Gentiloni, chiamato a svolgere una relazione sulla sovranità europea e sul debito comune. L’ex premier si tiene alla larga dalle beghe del centrosinistra, almeno in pubblico: ma è il sogno proibito dei conciliaboli liberal che come leader del centrosinistra. Però è, appunto, un sogno proibito: innanzitutto se mai si stringerà un’alleanza, sarà difficile che la premiership non spetti a Elly Schlein, che è la segretaria del partito più grande; e poi per i Cinque stelle l’ipotesi Gentiloni non è neanche nominabile; a meno che non si scommetta su un centrosinistra senza di loro.
(da Domani)
Leave a Reply