IL BARATTO DI SILVIO, PRENDE CORPO L’ULTIMA MOSSA DI BERLUSCONI
ACCETTARE IL ROSATELLUM IN CAMBIO DEL VOTO AD APRILE, IN QUELLA DATA POTREBE ESSERE RICANDIDABILE
C’è uno strano fermento ad Arcore attorno al dossier legge elettorale, apparentemente inspiegabile in relazione a quel che, al momento, sta producendo il Parlamento sulla materia. Cioè nulla.
Da quando però il dossier è arrivato sulla scrivania dell’avvocato Ghedini, pare che anche Silvio Berlusconi abbia smesso di sbadigliare su soglie, collegi e tecnicismi, perchè ha capito che il piatto può diventare davvero ricco.
Avanza l’idea di un “baratto” da proporre al Pd (anzi qualche abboccamento c’è già stato): la richiesta è il voto nell’ultimo slot utile, ad aprile-maggio del 2018. In cambio, il prezzo che si può arrivare a pagare è la rinuncia al famoso modello tedesco e il sostegno al Mattarellum, nella versione aggiornata, detta “Rosatellum”, dal nome del capogruppo Pd che l’ha proposto.
Salvini sarebbe entusiasta di una legge del genere, gli azzurri del Nord anche e, ultimamente, anche un bel pezzo il partito del Sud che ha visto i sondaggi in Sicilia e vede come fumo negli occhi l’idea di una lista unica con la Lega.
Finora il vecchio Silvio è apparso recalcitrante a riesumare una legge con la quale in altri tempi vinse due volte (1994 e 2001) e che risolverebbe il problema della lista unica con la Lega (e relativo tormentone), perchè non è prevista.
Con sollievo reciproco, di Berlusconi e Salvini, pari all’insofferenza quotidiana. Adesso però qualcosa è cambiato e l’ex premier è molto più interessato, non perchè ha maturato un progetto sul paese, ma perchè ha capito che l’operazione gli potrebbe convenire.
Allungando i tempi della legislatura, Silvio Berlusconi può tornare candidabile e, dunque, può tornare a ricoprire incarichi di governo.
Spieghiamo perchè.
L’ex premier, in conseguenza di una condanna per frode fiscale, non è solo un ex senatore decaduto dalla carica ma, in base alle legge Severino, è anche incandidabile fino al 2019, fino cioè a sei anni dopo che la pena si è estinta. A meno che, come previsto dalla Severino, non ottenga prima la “riabilitazione”.
Ed è attorno a questo istituto giuridico che ruota tutto il ragionamento berlusconiano. Secondo l’articolo 179 del codice penale, trascorsi tre anni (dall’estinzione della pena) il condannato può chiedere la riabilitazione. E può ottenerla qualora “abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta”.
Nel caso di Berlusconi la condotta è sempre un capitolo movimentato, a giudicare da inchieste e procedimenti ancora in piedi, come la corruzione in atti giudiziari nel Ruby ter e la compravendita dei senatori a Napoli.
L’oggetto della valutazione però per ottenere la riabilitazione sarebbe la condotta, non in generale intesa come stile di vita o ipotesi di reati in altri processi, ma in merito a come è scontata la pena nel procedimento in questione, in questo caso la frode fiscale.
La tempistica è cruciale. Tre anni significa che a partire dall’8 marzo 2018, Berlusconi potrà presentare domanda al tribunale di sorveglianza per chiedere di essere riabilitato.
È un passaggio cruciale questo, che già scandisce il timing della politica berlusconiana, a prescindere da Strasburgo, dove si terrà un’udienza il 22 novembre, ma è possibile che la sentenza arriverà anche dopo sei mesi.
E potrebbe non essere un male, perchè non è affatto detto — l’umore è questo – che debba essere una sentenza favorevole. E scandisce quel recupero di vitalità , energia, voglia di essere in campo trapelato in questa estate della remise en forme e della dieta.
Già , la dieta, da sempre indicatore dell’avvicinarsi di ridiscese in campo.
Ai tempi del governo Monti otto chili persi prima della campagna elettorale; stavolta la bilancia segna 73 chili, ma pare voglia arrivare a quota settanta, una decina in meno rispetto ai mesi scorsi.
Perchè è chiaro che la data dell’8 marzo consente comunque di sentirsi pienamente in campo, con grande gioia dei suoi e dolore dei suoi (potenziali) alleati.
Cambia l’umore e qualifica la sua presenza sulla scena, visto che i tempi del pronunciamento sulla riabilitazione sono relativamente brevi, bastano un paio di settimane.
Il che significa, alla peggio, partecipare alla trattativa post voto nel pieno della ritrovata agibilità , ovviamente in caso di verdetto favorevole; alla meglio, rientrare dalla porta principale nei Palazzi dai quali era stato cacciato in un clima da “game over” storico — definitivo — nel lontano autunno del 2013.
Ecco dunque l’idea di un “baratto”, da proporre dopo questo ennesimo giro andato a vuoto sulla legge elettorale: il Rosatellum che nacque, qualche mese fa, proprio come un abito sartoriale cucito sul Pd in cambio del voto ad aprile-maggio secondo i desideri del Cavaliere e il suo calendario giudiziario.
È ardito, ma sulla carta è possibile. Il Parlamento, è scritto sulla carta, dura in carica cinque anni e la prima riunione si tenne il 15 marzo del 2013.
Significa che questa legislatura finisce il 15 marzo del 2018. Da quel momento le elezioni possono celebrarsi entro 70 giorni, dunque entro domenica 24 maggio.
(da “Huffingtonpost“)
Leave a Reply