IL BUONGIORNO AI ROMANI SI E’ VISTO DAL MATTINO: AVVITAMENTI E AMBIGUITA’ DELLA RAGGI NON RISOLVONO I PROBLEMI
E SE CHIEDESSE CONSIGLIO AGLI ECOLOGISTI EUROPEI CHE SONO I PIU’ AVANTI DI TUTTI?
Credo che nei momenti di emergenza debba scattare la solidarietaÌ€ tra comuni e tra regioni. Perchè sul trasferimento della monnezza romana, senza il concorso di tutti, non si evita il tour mondiale della spazzatura sui vecchi e nuovi media, e noi italiani abbiamo già ampiamente dato con le emergenze di Napoli o della Sicilia e oggi della stessa Capitale che fa notizia per le carenze impressionanti e croniche di un servizio fondamentale.
Detto questo, il buon giorno ai romani purtroppo si è visto dal mattino, e questa giunta Raggi sta offrendo prove di avvitamento sulle ambiguità , sembra destinata a navigare a vista e a slittare su ogni buccia di banana che si troverà tra i piedi.
Roma è una grande questione nazionale, è fondamentale per il paese che sia ben governata.
Quel che colpisce finora è invece l’inconsistenza della sfida di governo grillina. Con due terzi del consiglio comunale, i nuovi continuano a cincischiare e faticano ancora a convincersi di dover governare la più grande città italiana.
Continuano a fare (giustamente) solo le pulci alle classi dirigenti che li hanno preceduti nell’Aula dedicata a Giulio Cesare, ma riuscendo solo a dare l’idea della tristissima continuità con il declino delle amministrazioni capitoline degli ultimi anni. Non c’è traccia di uno scatto di governo cittadino, nè di una suggestione, di un progetto, di una visione.
La vittoria sicuramente è stata più grande di loro, ma la sindaca, a differenza della sua collega di Torino, appare già tramortita.
Più che da strappi e rottamazioni di un repulisti generale di cui c’era e c’è urgente bisogno, sembra travolta più che dai problemi e dalle loro soluzioni da un groviglio di tutori e controllori, prigioniera di faide e guerriglie interne al confuso mondo pentastellato, colpita dall’insinuazione continua sull’intreccio con il passato prossimo e remoto.
Lo stesso rimpiazzo con donne e uomini come da manuale Cencelli a 5 stelle (che sostituisce ormai con la finta democrazia del curricula quel che un tempo si chiamava mercato delle vacche), finora non indica e non pratica un nuovo corso.
Diamole tempo, dicono i suoi. Certo, ma il punto politico è che Raggi aveva promesso ai romani di tutto, di più e anche subito.
Nel lungo giro elettorale esternava in continuazione facendo immaginare che schioccando le sue dita arrivassero le soluzioni (funivia urbana compresa).
Non ha alle spalle gli errori commessi e i fallimenti conseguiti ma semmai un senso di superiorità sempre ostentato.
Nel consiglio comunale straordinario sui rifiuti si è fatta in quattro ma solo attaccando e coprendo le sue nomine controverse e rinviando proposte ger gestire l’emergenza, finendo così nel lungo elenco dei soliti vizi capitali.
Ha continuando a coprire l’assessore Muraro con l’armamentario difensivo classico da partitino clientelare della prima repubblica.
Ha colpito duro l’Ama e il “ras” delle discariche Cerroni ma suscitandi l’imbarazzo massimo del suo assessore ai rifiuti che non può certo resettare le responsabilità del passato.
Se “Ama dormiva”, come dice Raggi, Muraro russava. E la solita sindrome del complotto, ormai un riflesso pavloviano dei grillini, non basta più a giustificare i ritardi e le omissioni. Per dare l’idea del caos e delli scarso senso della realtà , è bastato vedere la Raggi passare nel suo intervento privo di dati tecnici e soluzioni possibili da “adesso Roma è più pulita” all’allarme sul “rischio sanitario dietro l’angolo”.
Che fare da settembre? Proposte concrete?
Mah, c’è un impegno straordinario chiesto ai dipendenti Ama, ci sarà un altro “tavolo” da aprire con la Regione, per il resto è un arriverci Roma a dicembre.
Intanto la pulizia in città è quella che vediamo tutti, l’export della monnezza romana procede alla grande con l’85% affidato alla gestione primitiva della raccolta in forma indifferenziata e avviata in modo caotico in molti impianti di selezione tra Roma e il resto del Lazio, da cui oggi proseguono verso discariche e termovalorizzatori nel Nord dell’Italia e in altri Paesi europei.
E’ stata e resta l’unica soluzione dopo la chiusura della discarica di Malagrotta.
Servirebbe un bagno di umiltà e concretezza anche per affrontare un mare di questioni aperte (da Atac al piano di rientro), servirebbe la capacità di saper prendere oggi non a dicembre decisioni insieme ad altre istituzioni e al governo per mettere davvero la parola fine ad un sistema di raccolta e trattamento dei rifiuti indegno di una moderna capitale europea, fragilissimo e costosissimo per i romani.
Se vuole riorganizzare la filiera industriale, Raggi può chiedere consigli utili anche agli ecologisti europei che sono i più realisti e hard di tutti, gli spiegheranno come si progettano, si realizzano e si gestiscono gli impianti moderni che servono, termovalorizzatori compresi, senza seminare allarmi, evitando il rinvio delle responsabilità che dura da troppi anni.
E’ Roma il vero termometro dei grillini, è qui che si misura la capacità del Movimento 5 Stelle di uscire fuori dai blog, dagli slogan e dai no a tutto.
Erasmo D’Angelis
(da “Huffingtonpost”)
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