IL CAVALLO DI GIORGIA MELONI CHE POTREBBE RIVELARSI UN RONZINO
LA SPUNTA LA MELONI NELLA SCELTA DEL CANDIDATO PER LA CAPITALE
La Capitale c’est moi. Alla fine sul tavolo del centrodestra non ci sono i sondaggi da comparare, le sudate carte, i titoli: “La parola della Meloni è stata prevalente”, riassume uno dei partecipanti al vertice.
“I nomi andavano bene entrambi. E la Matone è stata disponibile al ticket”. E’ ufficiale: il candidato sindaco di Roma sarà Enrico Michetti, avvocato, fondatore della Gazzetta Amministrativa, e soprattutto voce di Radio Radio, popolare emittente capitolina, in cui mescola colte citazioni di Seneca a pillole sulla pubblica amministrazione, poesie composte da lui a omaggi alle Forze Armate.
Soprannominato “Michetti chi?” dai detrattori, amato dai tassisti, mentre un comunicato della coalizione sanciva la scelta e il telefonino ribolliva, il candidato già ringraziava in diretta radiofonica “l’affetto della città e degli ascoltatori”.
Gaffes, dubbi dal sapore negazionista sul covid, una certa vaghezza curriculare: tutto trascorso. “Cessiamo ogni forma di odio, stringiamo le mani a tutti. Farò una campagna elettorale civilissima, parlerò solo di programmi”.
Ci sono “valanghe di messaggi”. Michetti si commuove: “E’ una scelta inaspettata, forse è emblema di pulizia e voglia di fare. Sono un civico, mi ritrovo nell’adesione ai valori della patria. Mi metto a disposizione della città”. “Per ridare orgoglio, efficienza, lavoro, futuro e decoro a Roma. Se Sgarbi farà l’assessore alla Cultura abbiamo un tridente, Michetti, Matone, Sgarbi”, ha detto il segretario della Lega Matteo Salvini per ritagliarsi un ruolo da protagonista.
Finisce – o per certi versi comincia – così. Dopo Fini e Alemanno, in campo c’è Michetti. Non chiamatelo populista, è pop. E’ la prima volta che a “scegliere” il candidato è una radio. A sceglierlo davvero, però, è stata la leader di FdI. Glielo ha presentato Trancassini dopo che “il prof” ha tenuto un corso di diritto per i parlamentari FdI, lo ha annusato, apprezzato, fatto valutare al suo inner circle, quasi imposto agli alleati: “E’ il nostro Mister Wolf”. Ex ante, un paragone che appare ardito.
Come, dal lato avverso, quello di chi le rimprovera un’infatuazione, quasi un capriccio, come se avesse la testa alle Regionali più che al Campidoglio. Spingendosi all’evocazione metaforica del cavallo prediletto di Caligola, che – leggenda narra – l’imperatore avrebbe sognato console preferendolo a più titolati bipedi. Posso, dunque voglio.
Comunque la si legga, una giornatona per Meloni. Incassa il suo nome per Roma, la presidenza del Copasir che finalmente si sblocca (senza i voti della Lega: non un’intesa, ma una resa) e un sondaggio della Ghisleri che vede FdI al19,8 piazzandosi seconda dopo il Carroccio al 21.5%. E’ lei che a fine vertice si ferma a ragguagliare i giornalisti: “Siamo compatti e determinati. Sul Copasir? Spero che la Lega torni presto a collaborare”. Salvini, nel frattempo, si dedica a un post sul turismo accessibile alle persone con disabilità.
L’ennesimo round a destra si chiude con fumata bicolore. Bianca per Roma, dove il magistrato minorile Simonetta Matone sarà candidata “prosindaco”, e Torino (dove in realtà l’imprenditore Paolo Damilano è stato ufficializzato, ma si era deciso da tempo), nera per Milano.
Sotto la Madonnina, Salvini ha un nome civico che mantiene ancora coperto: uscirà in settimana, altrimenti resta favorito Maurizio Lupi. Mentre al capogruppo azzurro Occhiuto manca solo l’ufficialità per correre in Calabria.
Michetti invece è già partito. Chi lo ha incontrato a tu per tu lo racconta diverso dal “tribuno della plebe” che incarna. Furbo, empatico, accattivante: “Un democristianone”. Altro che “destra-centro”.
Ricordando che Mattarella lo ha nominato cavaliere al merito su proposta dell’allora premier Gentiloni. L’autostima non gli fa difetto: “Ho inventato una rubrica, si chiama La Pulce e il Prof” rallegrò gli ascoltatori anni fa. Adesso è il turno della “grande avventura per restituire alla Città Eterna il ruolo di Caput Mundi”.
Partenza con understatement: “Dobbiamo dare una spolverata a questa città e riportarla agli antichi fasti, al tempo dei Cesari e dei grandi papi. Farla tornare città della scienza e della cultura. Ognuno si deve sentire come San Paolo quando disse ’io sono cittadino di Roma”.
(da Huffingtonpost)
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