IL CENTRODESTRA VA IN FRANTUMI SULL’OPERAZIONE UNICREDIT-BPM, LA LEGA VUOLE BANKITALIA SOTTO TUTELA: DOPO L’INCAZZATURA DI MATTEO SALVINI, CHE SENTE SFUMARE LA FUSIONE BPM-MPS, BAGNAI RIPRESENTA UNA PROPOSTA “SULL’ADEGUAMENTO DELLA GOVERNANCE DI BANCA D’ITALIA AI MIGLIORI STANDARD EUROPEI”
TAJANI PRENDE LE DISTANZE: “IO SONO PER IL LIBERO MERCATO. LA POLITICA NON DEVE IMMISCHIARSI. LA VIGILANZA SPETTA ALLA BCE E NON A BANKITALIA”
La prudenza, adesso, è soprattutto di Palazzo Chigi. Dopo aver minacciato il ricorso al golden power per bloccare l’offerta di Unicredit per acquisire Banco Bpm, il governo mostra di non avere fretta.
Ci vorranno mesi per valutare se davvero è possibile e necessario ricorrere a questo strumento di protezione, in nome della sicurezza nazionale.
Nel frattempo, però, la maggioranza si spacca sull’atteggiamento da tenere nei confronti dell’iniziativa del colosso bancario guidato da Andrea Orcel.
Si muovono innanzitutto gli azzurri di Forza Italia. Negando i dubbi del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che sono poi quelli di Giorgia Meloni. Parla prima il capogruppo alla Camera Paolo Barelli, ed è netto: «È un segnale positivo in un mercato libero e aperto, pertanto i recenti movimenti non devono sorprendere eccessivamente – premette a Radio Anch’io – Non si tratta di operazioni sotto il controllo diretto della Banca d’Italia. È infatti la Bce a vigilare e controllare tali operazioni, garantendo che siano conformi alle normative europee e non solo a quelle italiane».
È esattamente l’approccio opposto a quello della Lega. Perché già al mattino il Carroccio se la prende invece proprio con Bankitalia. Un bis, dopo l’arringa a caldo di Matteo Salvini contro Unicredit
E si spinge addirittura oltre, ripresentando una proposta di legge, già depositata durante la scorsa legislatura – a prima firma del responsabile economia del partito Alberto Bagnai – «sull’adeguamento della governance di Banca d’Italia ai migliori standard europei». In altri termini, recita la misura, «un coinvolgimento del Parlamento è indispensabile per evitare una pericolosa autoreferenzialità della vigilanza».
È la posizione di Salvini. Che considera Unicredit una banca straniera, perché «questo dice la composizione azionaria. Io non ce l’ho con nessuno – chiarisce – basta che non si metta in discussione il terzo polo bancario che sta nascendo».
Il vicepremier è tra i fautori più convinti della nascita del terzo polo bancario da realizzare attraverso le nozze tra Banco Bpm e Monte dei Paschi di Siena: uno schema che la mossa di Unicredit rischia di vanificare.
Nel ping pong tra gli alleati, si inserisce direttamente Antonio Tajani. Dopo un giorno a duellare sulla proroga del taglio del canone Rai con il Carroccio, il ministro degli Esteri schiera definitivamente Forza Italia con Unicredit (e contro la linea di Palazzo Chigi e del Tesoro): «Io sono per il libero mercato. Non tocca a me intervenire politicamente su questa vicenda e la politica non deve immischiarsi in queste vicende. L’ho detto anche per quanto riguarda la Germania: se una banca italiana acquista le quote di una tedesca, fa parte delle regole del mercato europeo. Certo – precisa – ci sono questioni di sicurezza nazionale, ma siamo Paesi dell’Ue: il libero mercato deve essere sempre difeso e tutelato».
La vigilanza, aggiunge per rispondere alla linea della Lega, spetta in ogni caso alla Bce e non alla Banca d’Italia.
(da Repubblica)
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