IL M5S POTREBBE PERDERE SIMBOLO E NOME PRIMA DELLE ELEZIONI
HANNO CREATO UNA NUOVA ASSOCIAZIONE E UN NUOVO REGOLAMENTO “DIMENTICANDOSI” DI CONSULTARE L’ASSEMBLEA DEGLI ISCRITTI CUI APPARTIENE IL SIMBOLO DEL M5S… E QUALCUNO IN QUESTE ORE STA RAGIONANDO SULLA POSSIBILITA’ DI AGIRE LEGALMENTE
Nei giorni scorsi un gran viavai di almeno una quarantina di persone davanti allo studio dell’avvocato Lorenzo Borrè a Roma. Il motivo è che in questi giorni qualcosa bolle in pentola riguardo lo statuto del MoVimento 5 Stelle.
Borrè è infatti noto per essere l’avvocato dei numerosi attivisti che in questi anni hanno fatto ricorso contro le decisioni di Beppe Grillo e contro le sanzioni di espulsione dal partito.
Già cinque iscritti, assistiti proprio da Borrè, impugneranno Statuto e Regolamento davanti ad un giudice dove sarà chiamato a rispondere Beppe Grillo in qualità di rappresentante legale dell’associazione M5S.
Non si sa ancora cosa sta per succedere ma gli indizi sono chiari.
Nei giorni scorsi, subito dopo la decisione dei vertici del M5S di dare vita ad una nuova associazione dotata di nuove regole votate da nessuno, in un’intervista alla Stampa Borrè delineava i profili di debolezza dal punto di vista giuridico del nuovo regolamento.
A partire ad esempio dal fatto che nel 2016 gli iscritti del M5S avevano già votato un nuovo regolamento e un nuovo statuto mentre questa volta tutto è stato fatto senza consultare l’assemblea degli iscritti che — fino a qualche giorno prima — aveva formalmente pieni poteri.
C’è aria di ricorso quindi e la posta in gioco potrebbe essere più alta del reintegro degli iscritti.
La mossa di Grillo, Casaleggio e Di Maio è chiaramente dettata dalla volontà di dare vita ad un’associazione diversa da quella fondata nel 2009 e sulla quale non pesano i numerosi procedimenti aperti nei tribunali di mezza italia (tra cui anche quello che contesta l’esito delle Primarie che hanno incoronato Luigi Di Maio).
Come tutti sappiamo fino all’anno scorso il M5S aveva due associazioni: la prima — denominata MoVimento 5 Stelle — è stata fondata nel 2009 ed è quella alla quale appartengono tutti gli iscritti.
Ce n’è una seconda, fondata nel 2012 e chiamata “Movimento 5 Stelle” della quale fanno parte Grillo, suo nipote Enrico e il commercialista Enrico Maria Nadasi (e fino alla sua morte Gianroberto Casaleggio).
Della terza invece, al di là di statuto, regolamento e codice etico si ignora chi l’abbia costituita perchè non è stato mostrato — in nome del principio della trasparenza a targhe alterne — l’atto costitutivo.
La nuova associazione (quella del 2017) presuppone la rottamazione della vecchia (del 2009) ma questa “rottamazione” non può essere calata dall’alto, per altro senza avere la titolarità al trattamento dei dati personali degli iscritti che spetta, per legge, a quella del 2009.
A decidere di abbandonare l’associazione primigenia a favore della nuova deve infatti essere, a norma di legge, l’assemblea degli iscritti.
Tanto più che il nuovo statuto in alcuni punti — ad esempio la candidabilità per coloro che sono inquisiti è in netto contrasto con il precedente.
Inoltre non si capisce a che titolo solo gli iscritti che transitano nella nuova associazione siano candidabili, mentre coloro che rimangono nella vecchia perdano di colpo ogni diritto.
C’è di più: la neonata associazione potrebbe perdere l’utilizzo del simbolo e del nome il tutto a pochi mesi dalle elezioni.
I più attenti alle questioni interne del MoVimento ricorderanno infatti che il simbolo è da qualche anno in uso dell’associazione MoVimento 5 Stelle (prima era di Grillo e successivamente la proprietà è stata trasferita all’associazione del 2012).
Il nuovo regolamento prevede che — oltre alla deportazione degli iscritti nella nuova associazione — anche il simbolo (assieme al sito ufficiale) debba passare da quella del 2009 a quella del 2017.
Cosa succederebbe se gli iscritti dell’associazione facessero ricorso contro la nuova associazione rivendicando il diritto e la titolarità del nome e del simbolo del M5S?
A quanto sembra di capire se la faccenda finisse in tribunale il nuovo M5S avrebbe non poche difficoltà a spuntarla e potrebbe vedersi inibita l’uso del nome e del simbolo che per legge non sono equiparabili ad un marchio commerciale.
Anche senza possibilità di utilizzare simbolo e nome però il M5S non dovrà raccogliere firme per potersi presentare alle prossime politiche.
Ad aver presentato la lista infatti è stata — proprio a causa delle carenze del famoso “non statuto” — l’associazione creata nel 2012 e di proprietà dei due Grillo e di Nadasi la cui funzione sembra essersi a questo punto esaurita.
Mentre già ci sono iscritti alla prima associazione che hanno deciso di dichiarare pubblicamente di abbandonare il M5S, pur precisando di non voler ricorrere al giudice ci potrebbe esserci qualcuno disposto a farlo.
A questo punto tutto dipenderà dall’esistenza o meno di un ricorso, l’avvocato Lorenzo Borrè, raggiunto telefonicamente, ha preferito non commentare.
(da “NextQuotidiano”)
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