IL MINISTRO DEGLI ESTERI DELLA BIELORUSSIA E’ “MORTO IMPROVVISAMENTE”
LUNEDI’ AVREBBE DOVUTO INCONTRARE L’OMOLOGO RUSSO LAVROV
Una morte “improvvisa”, sulla quale non vengono forniti ufficialmente ulteriori dettagli.
Aveva 65 anni Vladimir Makei, ministro degli Esteri della Bielorussia, e da dieci anni ricopriva la carica nel Paese guidato da quasi trenta da Alexander Lukashenko. A dare la notizia della sua scomparsa è stato il portavoce del dicastero Anatoly Glaz.
Quello che colpisce ulteriormente erano i prossimi appuntamenti dell’agenda di Makei: dopo avere visto il nunzio apostolico Ante Jozic, lunedì avrebbe incontrato il suo omologo russo Serghei Lavrov. “Siamo scioccati”, ha scritto suo canale Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.
Da sempre Minsk è alleato di ferro di Mosca, e il conflitto ucraino non ha incrinato il rapporto di fedeltà. Anzi. La Russia ha infatti deciso lo scorso mese di coinvolgere direttamente la Bielorussia nella guerra, ottenendo da Lukashenko lo schieramento di truppe al fianco di quelle russe nella regione al confine con l’Ucraina.
Una scelta, aveva dichiarato Lukashenko, legata a informazioni in suo possesso che suggerivano la volontà di Kiev di attaccarlo. Ma ad avvertire negli ultimi giorni sulle intenzioni di Lukashenko è stato il presidente lituano, Gitanas Nauseda, che rivolgendosi all’Alleanza atlantica ha dichiarato che “è chiaro” che Minsk partecipa alla guerra mettendosi “a completa disposizione” di Mosca e dei suoi interessi. “Ci sono soldati russi in territorio bielorusso, pronti per partire per le zone di guerra in Ucraina”, aveva detto Nauseda.
E ora, a supportare la tesi di un eventuale intervento diretto – e obbligato – della Bielorussia nel conflitto ucraino è il centro studi statunitense Robert Lansing Institute. Per il think tank, che cita fonti nella leadership militare russa, il Cremlino ha preso una decisione su una “soluzione” radicale al problema di trascinare la Bielorussia nella guerra in Ucraina: eliminare il presidente Alexander Lukashenko, o comunque costringerlo a collaborare con un fallito attentato. “Su istruzioni del presidente russo Vladimir Putin al suo ritorno dall’ultimo vertice CSTO (l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, ndr), l’intelligence militare russa potrebbe tentare nei prossimi giorni di perseguire uno scenario che preveda un attentato al presidente bielorusso Alexander Lukashenko, o una sua imitazione con l’obiettivo di intimidirlo e spingerlo a ordinare finalmente alle sue truppe di impegnarsi direttamente nella guerra contro l’Ucraina, al fianco delle truppe russe”, afferma l’istituto in un articolo pubblicato sul suo sito web. L’intelligence militare russa (GRU) sta esaminando lo scenario che prevede l’uccisione di Lukashenko, a seguito della quale le sue funzioni sarebbero affidate al Segretario Generale del CSTO, Stanislav Zas, uomo fedele alla Russia e sotto il controllo del GRU.
Secondo il complotto, Zas dichiarerebbe poi l’adesione della Bielorussia alla Russia come entità autonoma, presumibilmente per prevenire la minaccia militare dell’Ucraina e della Polonia. Verrebbe quindi “riproposta una narrazione propagandistica secondo cui l’attentato a Lukashenko è stato architettato da Washington“, sottolinea l’istituto. In entrambi gli scenari – sia che si tratti di un attentato, sia di un fallito attentato a Lukashenko – verrebbero presentate “prove” inventate del “coinvolgimento dell’Ucraina e della Polonia sotto la guida dell’intelligence della Nato”, che offrirebbero un pretesto formale per la partecipazione delle truppe bielorusse alle operazioni di combattimento sul territorio ucraino.
«Ci sono voci secondo cui potrebbe essere stato avvelenato», insinua il consigliere del ministro dell’Interno ucraino, «Makei – continua il tweet di Anton Gerashchenko – era considerato un possibile successore di Lukashenko, uno dei pochi a non essere sotto l’influenza russa. Le voci dicono che questo potrebbe essere un avvertimento per Lukashenko».
(da agenzie)
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