IL PARODOSSO CINQUESTELLE: CRESCE NEI SONDAGGI, FERMO IN PARLAMENTO
BASTERA’ L’EFFETTO INCHIESTE? REGIONALI DECISIVE, BLUFF O TENDENZA DI LUNGO PERIODO?
L’ultimo dei tanti sondaggi li dà per l’ennesima volta in risalita.
Il Movimento 5 stelle è ancora lontano dalle incredibili percentuali del febbraio 2013, ma dopo un periodo di vero e proprio crollo, è stabilmente in risalita nelle intenzioni di voto. Ixè, questa mattina, accredita le truppe di Beppe Grillo del 20%.
E il numero “due” è ormai da qualche settimana stabilmente il primo nella quota accreditata ai grillini, che nel recente passato sembravano destinati a stabilizzarsi verso cifre intorno al 15%.
Dati sorprendenti, soprattutto se paragonati alla potenza di fuoco comunicativa e all’attività politica sui grandi temi della pattuglia grillina.
Entrambe, negli ultimi mesi, vicine allo zero.
Il palcoscenico è tutto per l’attivismo di Matteo Renzi e le dinamiche interne del Partito democratico (come tra l’altro il M5s denuncia, dati dei tg alla mano, Roberto Fico in testa).
La parte residuale di taccuini e telecamere è puntata sulle convulsioni di una Forza Italia in preda ad una vera e propria guerra civile.
Sono lontanissimi i tempi in cui si attendeva con trepidazione l’arrivo di Beppe Grillo a Roma, in cui una battuta estemporanea del leader faceva titolo, in cui le pagine dei quotidiani erano piene di retroscena su quel che succedeva dietro il portone della Casaleggio Associati.
Gli ultimi sono stati tempi nei quali le truppe stellate hanno dovuto incassare l’incartamento sull’elezione del Capo dello Stato, la prima defezione organizzata di una pattuglia di parlamentari, e la sostanziale perdita di interesse da parte di Matteo Renzi nell’instaurare un dialogo con la principale forza di opposizione.
E nei quali hanno scontato la rotazione dei capigruppo, che, dopo un primo periodo che ha portato sugli scudi le personalità più forti del gruppo parlamentare, adesso vede avvicendarsi le seconde linee.
Oggi i post del blog finiscono, bene che vada, su un trafiletto nelle pagine interne, e c’è bisogno di un’azione tanto clamorosa quanto controversa come quella di Luigi Di Maio di andare a parlare con le procure che indagano sul rapporto tra cooperative e politica per risalire faticosamente nella foliazione dei giornali e nelle scalette dei tg.
“Non ci sono grandi cose in ballo – spiegano all’Huffpost i comunicatori M5s – forse fra un paio di settimane facciamo il punto sul referendum sull’euro, ma per il resto niente di che”.
Eppure la freccia verde verso l’alto accanto ai numeri nei sondaggi rimane fissa. Complice, probabilmente, il grande numero di inchieste che ha coinvolto amministratori locali e politici nazionali negli ultimi mesi.
Dal Mose all’Expo, passando per l’affaire Incalza e il recentissimo caso Ischia, passando per le iscrizioni sul registro degli indagati di numerosi candidati alla poltrona di governatore, in special modo nelle file del Pd.
Un tasto su cui stanno battendo molto i parlamentari a 5 stelle (vedasi la già citata visita di Di Maio alla procura di Napoli e a quella nazionale dell’Antimafia) e che, a partire dai territori per poi ripercuotersi a livello nazionale, sta alimentando il consenso verso il M5s.
È per questo che proprio le prossime elezioni regionali saranno un test cruciale per verificare la stabilità o, viceversa, l’estemporaneità di questa tendenza.
Numeri alla mano, non ci si aspetta la vittoria degli uomini di Grillo in nessuna delle sette regioni al voto.
Ma lo spartiacque tra percentuali al di sotto del 5%, come avvenuto per esempio in Calabria, e cifre che si avvicinano a quelle nazionali, potrebbe essere fondamentale per i prossimi mesi del Movimento.
Come al solito ci si affida ad attivisti votati sul web dai militanti locali.
Si va dalle 804 preferenze personali di Valeria Ciarambino, campana di Pomigliano D’Arco, concittadina di Di Maio e già candidata non eletta alle elezioni europee, alle 200 del marchigiano Giovanni Maggi, che nel Cv spiega di essersi occupato della comunicazione dei consiglieri comunali di Ancona.
La lista dei candidati trombati alle europee si allunga.
Vi troviamo Alice Salvatore, che proverà a strappare la Liguria alla renziana Paita e al forzista Toti, e Antonella Laricchia, pugliese, che scrive nelle propria presentazione che tra i 32 esami sostenuti (gliene mancano “uno e mezzo” alla laurea) figurano 9 “trenta e lode”.
In Umbria, dopo il ritiro di Laura Alunni, correrà Andrea Liberati, già collaboratore di consiglieri regionali, un’esperienza in America a sostegno della campagna elettorale di Barak Obama, da cui è nato un libro: “Licenziarsi e volare in America per Obama”.
In Toscana, infine, toccherà a Giacomo Giannarelli portare il vessillo, scienziato politico con alle spalle una tesi sulla decrescita felice.
Sei uomini sulle cui spalle grava la responsabilità di alzare l’asticella in una tipologia di elezioni storicamente non congeniale al M5s.
Una responsabilità tanto più pesante quanto più trovano conferme le notizie che vogliono un sostanziale disimpegno di Grillo, che non sembra voglia spendersi in uno di quei tour elettorali che tanto consenso hanno racimolato in vista delle urne.
Fino alla fine di maggio, dunque, lo strano limbo che mescola un sostanziale inattivismo a una crescita nei sondaggi sembra sia destinato a durare.
Una volta chiuse le urne, sarà tutta un’altra storia.
(da “Huffingtonpost”)
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