IL PROCURATORE CAPO DI CROTONE: “FORSE SI POTEVANO SALVARE, NON E’ MAI PARTITA UNA RICERCA DI SOCCORSO E QUESTO MI FA RABBIA”
I MORTI ACCERTATI FINORA SONO 67, L’ULTIMA E’ UNA BAMBINA, OGGI LA CAMERA ARDENTE
È salito a 67 il bilancio ufficiale dei morti del naufragio di Crotone. L’ultimo corpo a essere recuperato nelle scorse ore è quello di una bambina. La salma sarà trasferita al Palamilone dove oggi è aperta la camera ardente per rendere omaggio ai migranti deceduti in seguito alla tragedia verificatasi nella notte tra sabato 25 e domenica 26 febbraio.
Presenti anche molti parenti delle vittime, che piangono e si disperano per la perdita dei propri cari. Alcuni sono arrivati in Calabria direttamente dalla Germania, dove c’è una grossa comunità di afghani.
Al momento tra i morti ci sono 16 minori ed è stata ricostruita l’identità di 28 salme: si tratta di 25 afghani, un pakistano, un palestinese e un siriano. In giornata è previsto anche un momento di preghiera.
Presente al Palasport anche l’Imam di Crotone che ha dichiarato: “Io sono marocchino, ma l’Islam è un’unica grande famiglia, abbiamo un unico Dio. Grazie a tutti”.
“In questo momento quello che unisce è molto più forte di quello che divide – ha detto il Vescovo di Crotone, Monsignor Angelo Panzetta, anche lui alla camera ardente al Palasport -. Ci unisce la fraternità, la dignità umana, la fede nell’unico Signore. La sera prima della tragedia ero in visita pastorale in un piccolo centro del crotonese e ho incontrato un gruppo di circa 20 migranti che in una comunità di accoglienza stanno imparando l’italiano e l’integrazione: è questa la speranza. Dobbiamo puntare all’accoglienza e alla convivenza delle differenze”.
Le indagini sulla strage dei migranti
Intanto, continuano pure le indagini per capire cosa abbia provocato il naufragio e soprattutto cosa è successo per quanto riguarda la catena dei soccorsi. Secondo il procuratore capo di Crotone Giuseppe Capoccia, “nessuno ha mai dichiarato un evento Sar per questo barcone e quindi non è mai partita un’operazione di ricerca e soccorso. Ricostruiremo tutto ma mi fa rabbia, come padre di famiglia, come cittadino, pensare che forse qualcosa si poteva fare per salvare quelle persone”, ha detto in un’intervista a La Repubblica.
Per Capoccia “sta venendo fuori un sistema smagliato, probabilmente in perfetta buona fede, dove ciascuno fa il suo, ma che alla fine si traduce in un ‘vado io, vai tu’ che può portare a situazioni tragiche come questa. Ricostruiremo punto per punto ogni momento, perché è nostro dovere dare risposte alle famiglie delle vittime, al Paese”.
Al momento “siamo travolti dalle informazioni, ora dopo ora stiamo acquisendo documenti e testimonianze. Non so bene quale sia il mandato di Frontex, chi siano o chi dovrebbero essere i destinatari delle loro informazioni, non so neanche se i mezzi della Guardia di finanza che sono usciti in mare alla ricerca del barcone lo abbiano visto, agganciato con un radar, o non lo abbiano proprio trovato. Tutte risposte che attendo nelle prossime ore”.
Ciò che è certo, ha detto il procuratore, è che “da Frontex sabato sera è arrivata la comunicazione che quell’imbarcazione avvistata a 40 miglia dalle coste calabresi navigava a sei nodi senza problemi, e che da Roma è arrivata la decisione di far uscire i mezzi della Guardia di finanza per un’attività di repressione reati e non di soccorso”.
A chi gli ha chiesto perché non sono usciti in mare quella notte il comandante della Guardia costiera Aloi ha risposto: “Dovreste conoscere i piani, gli accordi che ci sono a livello ministeriale. Le nostre regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa non da fare per articoli di stampa. Ci sarebbe bisogno di specificare molte cose su come funziona il dispositivo per il plottaggio dei migranti, da che arrivano nelle acque territoriali a che poi debbano essere scortati o accolti: le operazioni le conduce la Gdf finchè non diventano Sar. In questo caso la dinamica è da verificare”.
(da Fanpage)
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