IL PROFUGO DIVENTATO IMPRENDITORE: “ORA VENDO FIORI RISPETTANDO LE REGOLE”
VERBANIA: HA 33 ANNI E HA OTTENUTO LA LICENZA… VIVE NEL CENTRO IMMIGRATI DI SANT’ANNA
Ogni mattina espone i suoi fiori all’entrata del cimitero di Pallanza.
Shah Alam Hzratali, bengalese, ha 33 anni e, benchè sia arrivato in Italia solo da 15 mesi, ha nel sangue il rispetto delle norme e – dopo aver fatto una breve gavetta da irregolare – ha deciso di fare l’imprenditore con tutte le licenze necessarie per il commercio al dettaglio di fiori ma anche di altri articoli.
È orgoglioso di questa scelta e mostra con solerzia la documentazione rilasciata dal Comune e dalla Camera di commercio.
E’ talmente rispettoso delle regole che ha perfino fatto la licenza di pesca per quelle poche battute che ogni tanto si concede sul lungolago di Pallanza.
Le energie non gli mancano così come l’intraprendenza di chi è convinto che può modificare il suo futuro.
Al centro di accoglienza per gli immigrati, in via Belgio a Sant’Anna dove vive, non hanno dubbi: «Ha tutti i numeri per fare l’imprenditore, e con successo. Qui non sta mai fermo un attimo e sta coltivando tutti gli spazi di terra disponibili».
Gli anni di lavoro in Libia
E’ molto organizzato, dalla sua piccola borsa tira fuori decine di copie del suo curriculum, prima in Bangladesh, dove ha lavorato in fabbrica e in ufficio, e poi in Libia dove ha fatto il venditore di cosmetici e il cassiere in un supermercato.
Alla voce «capacità », sottolinea: «Ottime competenze in agricoltura e giardinaggio. Ottime capacità di vendita e di rapporti con il pubblico».
Nella sua borsa c’è pure un libro per studiare l’italiano: «Lo sto imparando – dice -. Parlo però un buon inglese e un ottimo arabo».
A Sant’Anna è arrivato da Napoli. Prima di approdare in Italia anche lui è passato dalla Libia, dove ha lavorato oltre un anno per procurarsi i soldi – «tanti», spiega Shah – che gli servivano ad arrivare in Occidente sui barconi della morte: «Un paese difficile la Libia» dice senza manifestare particolare rancore.
Sulla sua faccia e sulle gambe, però, ci sono ancora i segni di pugni e calci, presi senza motivo dove lavorava.
Quindici mesi fa l’arrivo a Napoli, con una nave della Marina militare che anche in quell’occasione, nel Canale di Sicilia, ha strappato alla morte un carico di disperazione alla deriva su una carretta del mare che difficilmente sarebbe arrivata sulle coste italiane.
Ora dopo tanto penare Shah Alam, in Italia, vuole rimanerci a coltivare e vender fiori e crearsi un futuro, per lui e per la sua famiglia.
«Voglio restare in Italia»
Davanti al cimitero di Pallanza la sua è una presenza lieve ed educata. Aiuta le persone anziane a scendere dall’auto e si presta con molto trasporto a dare una mano se qualcuno gli chiede un aiuto per pulire una tomba.
Se per qualche motivo si allontana dalla bancarella improvvisata, le persone che entrano al cimitero prendono lo stesso i fiori e pagano all’uscita.
Un rapporto ormai consolidato, di fiducia reciproca, e Shah Alam è felice di questa quotidianità italiana.
Lo è a tal punto che si immagina già qui con tutta la famiglia: la moglie, i figli, i genitori e i sette fratelli che ha lasciato in Bangladesh.
«Il mio sogno – dice – è quello di trovare un grande terreno da coltivare e portare qui tutti i familiari. Ho anche un fratello molto malato, che studia ancora e vorrei aiutarlo».
Filippo Rubert�
(da “la Stampa”)
Leave a Reply