“ALL’ITALIA LE RIFORME DA SOLE NON BASTANO, IL PROBLEMA SONO LA CORRUZIONE E LO SCARSO RISPETTO DELLE LEGGI”
LO STUDIO DELLA BCE: LA BASSA QUALITA’ ISTITUZIONALE INCIDE SULL’ECONOMIA
La qualità delle istituzioni conta più delle tanto invocate riforme. Parola degli analisti della Banca centrale europea.
Che in uno studio pubblicato nel Bollettino economico che sarà diffuso giovedì mettono in fila i dati disponibili e arrivano a una conclusione chiara: le economie dei Paesi in cui sono più scarsi l’efficacia dell’azione di governo, la capacità di varare e mettere in pratica leggi per promuovere lo sviluppo economico, il rispetto del principio di legalità e il controllo sulla corruzione — tutti indicatori del livello di qualità istituzionale, in base alla metodologia messa a punto dalla Banca mondiale – tendono a ristagnare.
E metter mano alle riforme non basta per rilanciare la crescita.
Un’ulteriore prova, dunque, di quello che molte ricerche hanno già messo in evidenza: la corruzione è tra le cause della bassa crescita.
Ma l’Eurotower aggiunge un tassello in più, chiarendo che in un contesto del genere Jobs Act, riforma costituzionale e interventi di liberalizzazione sono poco più che pannicelli caldi.
E l’Italia si trova proprio in questa situazione: nella classifica che tiene conto di tutte le quattro dimensioni è penultima nell’Eurozona, subito prima della Grecia.
Un risultato che, stando alle conclusioni del bollettino Bce, spiega perchè nella Penisola la produttività del lavoro resti bassissima e il pil continui a progredire a ritmi da “zero virgola“.
Senza istituzioni forti vincono le lobby
“I Paesi con qualità istituzionale sotto la media tendono anche ad avere mercati del lavoro e dei prodotti meno efficienti della media”, si legge in uno dei paragrafi dello studio. “Questa elevata correlazione può riflettere il fatto che in presenza di istituzioni solide le società e i regolatori hanno maggiori probabilità di imporsi sugli interessi particolari e di portare avanti riforme che portano benefici alla maggior parte dei cittadini“.
Perchè la riforma costituzionale non basta per trainare la crescita
La lezione che emerge dal paper è chiara: prima di metter mano alle regole sui contratti di lavoro, pensare di liberalizzare i mercati e le professioni o modificare la Costituzione occorre rafforzare l’ossatura del sistema.
Partendo dalla base: rispetto delle leggi e repressione dei reati, a partire dalla corruzione e dall’evasione fiscale. In caso contrario è del tutto velleitario sostenere, come ha fatto la ministra Maria Elena Boschi, che la riforma costituzionale farà “aumentare il pil dello 0,6% nei prossimi dieci anni”.
Certo, punire i colletti bianchi, i politici e gli imprenditori che danno e prendono mazzette è complicato e richiede ben più di un decreto o un ddl.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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