IL TRISTE DEBUTTO DI TIBERIS, LA SPIAGGIA DE’ NOIATRI
LA VERSIONE MINIMALISTA DI PARIS-PLAGES VOLUTA DALLA RAGGI INAUGURATA SUL TEVERE E’ GIA’ UN FLOP
Aldo gioca contro se stesso a beach volley. Lancia palloni a ripetizione poi passa sotto la rete e li rilancia. Fa caldo, tanto caldo: temperatura percepita 40°, il sole è a picco, il fiume che scorre poco più in la è un miraggio che non dà sollievo.
Benvenuti a Tiberis, la spiaggia de’ noantri, l’oasi senz’ombra, versione minimalista di Paris-plages, inaugurata oggi a Roma, in zona Marconi.
A giudicare dalle presenze, qualche curioso a rischio insolazione mischiato tra una decina di addetti ai lavori, l’esordio è stato un flop.
Eppure è tutto gratis: campi, lettini, ombrelloni, docce, parcheggi.
Offre il Campidoglio, cioè Virginia Raggi, la sindaca che l’ha fortemente voluta-. Messa in fuga ieri dall’allerta meteo, oggi dall’incubo di tagliare nastri nella desolazione totale. Magari stasera o domani arriveranno le folle. Andrà così, vedrete. Finora però la spiaggetta con affaccio vietato, realizzata in tutta fretta a un passo dall’ex Cinodromo, più che un punto di incontro sembra un luogo per sfigati.
<Siamo solo alla fase 1, è un progetto pilota, l’opera dovrà essere completata>, semina ottimismo Franco Giampaoletti, il City manager delegato a rappresentare il Comune. Ad accogliere i primi arrivati c’era anche Dianele Diaco, presidente della commissione Ambiente accompagnato dalla moglie e dalla figlioletta, costrette ad una toccata e fuga per via della canicola, appunto.
Venti — non di più – ombrelloni in stile moresco su un prato sintetico già ingiallito. Finte dune, finte palme, bagni biologici, sotto un gazebo una macchinetta triste come unico punto ristoro per la distribuzione di acqua minerale e caffè.
Roma-plages per ora è tutta qui. <Abbiamo rimosso tonnellate di rifiuti e terra, bonificato un’area golenale consegnata al degrado e bonificato quasi un ettaro di terra trasformato ora in un parco d’affaccio>, rivendica Giampaoletti, occhiali scuri, la fronte imperlata di sudore.
E in effetti ottenere la concessioni non deve essere stato semplice visto che sul Tevere s’intrecciano più competenze: Autorità di Bacino, Regione Lazio, Campidoglio, Capitaneria di Porto, Città Metropolitana. Una giungla più fitta della vegetazione spontanea che già sull’altra sponda nasconde migliaia di roditori e un paio di accampamenti rom.
“Sono venuta dall’Eur in autobus e ho portato con me un libro — si consola Marisa, signora in bikini — sto alla centesima doccia ma non mi lamento, meglio questo che quello che c’era prima”.
Francesco spinge Mauro sulla carrozzina lungo la salita di accesso. Una faticaccia. Sfinito, mima un tuffo nel Tevere e si lascia immortalare dall’amico.
Alfredo, 44 anni, impiegato, ha resistito solo pochi minuti. “Ero curioso, per 20 giorni qui è stato un via vai di operai e betoniere. Abito vicino, in via Enrico Fermi, dall’altra parte del fiume, la sera restiamo al buio perchè non c’è illuminazione. Mi chiedo: non era meglio fare qualcosa di più utile ai romani, ad esempio tappare le buche?”.
Ci sono i tavolini, ma all’ora di pranzo non c’è nulla da mangiare.
“La zona rimane interdetta ai vu cumprà “, chiarisce Diaco. Nessuna traccia di Ubaldone, il titolare dell’imbarcadero. I bateaux quando ci sono, se ci sono, arrivano a Ostia Antica, un viaggio senza ritorno per via delle rapide che non consentono la risalita.
“Fateci pagare un prezzo simbolico, ma mettete qualche servizio in più”, invoca un’altra signora, spiaggiata anche lei sulla riva attrezzata. Mentre Valeria, catanese, è stremata: “Mettessero qualcuno che con una pompa d’acqua passasse ogni tanto a innaffiarci…”.
E Virginia? Dov’è Virginia? Della sindaca zero notizie.
Si resta solo per qualche amarcord, anziani che ricordano i tempi del Ferrobedò, quando non troppo distante da qui i pischelli pasoliniani dei grattacieli di Via Donna Olimpia si tuffavano nelle marane. E c’è chi scommette sul primo tuffo nel Tevere. Urlerà “Americà facce Tarzan”?
(da “NextQuotidiano”)
Leave a Reply