IN ARRIVO UNA MAXI MANOVRA DA 25 MILIARDI, DI CUI 8 GIA’ IN ESTATE: TAGLI ALLE SPESE O ANCHE ALLA PREVIDENZA?
LA DEBOLEZZA DELL’ITALIA DERIVA DALLA CRESCITA MINORE RISPETTO AI PAESI DELL’EUROAREA: CALA IL GETTITO MENTRE RESTA LA SPESA….CON UN DEBITO PUBBLICO AL 118% DEL PIL E’ INUTILE FAR FINTA CHE LA CRISI NON TOCCHERA’ ANCHE IL NOSTRO PAESE….CI VORREBBE UNA GRANDE INTESA NAZIONALE TRA POLITICA E FORZE SOCIALI PER CONCORDARE UNA LINEA COMUNE, COME AVVIENE IN ALTRI PAESI EUROPEI
Non ci sarà la Grecia dietro l’angolo, ma la crisi sta presentando il conto anche all’Italia, al di là delle dichiarazioni rassicuranti che da due anni ci vengono propinati da troppo ottimisti.
Per evitare scosse ai conti pubblici, l’Italia dovrà trovare 24,8 miliardi nei prossimi 18 mesi e vi sarà una prima serie di misure già a luglio, per un importo di 8-10 miliardi, come avevamo già preannunciato prima delle elezioni regionali.
Allora tutti avevamo smentito per basso interesse di bottega, altri non volevano crederci o vedere la realtà , ora è scritto anche nella Relazione Unificata sull’economia e la finanza pubblica: per rispettare gli impegni presi a Bruxelles per il rientro del deficit e per far quadrare i conti, ci sarà bisogno di “una manovra correttiva pari all’1,6% del Pil”.
Le cose stanno andando peggio del previsto, la ripresa è troppo fiacca e il 2010 si chiuderà con un deficit al 5% del Pil rispetto all’obiettivo del 3%.
La prima contromisura sarà una manovra estiva intorno agli 8-10 miliardi decisa per decreto dal governo e di cui si comincerà a parlare nel Consiglio dei MInistri di oggi, mentre i tecnici del Tesoro sono al lavoro già da settimane.
Tremonti vorrebbe intervenire solo con tagli alla spesa, altri propongono misure più incisive a cominciare dalla previdenza.
Da un lato quindi chi vorrebbe tagliare sui bilanci dei ministeri in termini di beni e servizi, dall’altra chi vorrebbe ridurre da due a una le finestre di uscita annuale delle pensioni di anzianità .
O anche intervenendo sulla spesa per l’indennità civile cha ha raggiunto 16 miliardi l’anno ed è in costante crescita, magari agganciando l’assegno di accompagnamento al reddito.
Sul versante delle entrate si parla nuovamente di un possibile ritocco dell’Iva, di condoni edilizi e previdenziali. Tutte ipotesi al vaglio .
Ma analizzando il problema in termini più generali si può notare che se per un anno e mezzo la grande paura è stata quella della solvibilità delle banche, ora si è focalizzata sulla solvibilità degli Stati.
L’indebitamento dei Paesi Ocse ha raggiunto livelli tali che servirebbero 8 punti di Pil di correzione strutturale del deficit pubblico per stabilizzarsi.
Per un Paese come l’Italia, con un debito pubblico al 118% del Pil a fine anno è normale che presto suoni l’allarme: la nostra debolezza deriva dalla crescita minore rispetto a quella già bassa dell’euroarea.
Il gettito cala, la spesa resta.
I 25miliardi rappresenteranno solo un momentaneo e necessario tappullo.
Cosa sarebbe necessario?
Una grande intesa nazionale tra tutte le forze politiche, sindacali, sociali ed economiche per arrivare a misure condivise, ma energiche, capaci di ridurre di molti punti di Pil il debito pubblico nei prossimi anni.
Quello che persino in Spagna sta avvenendo, non solo nelle consolidate democrazie nord europee.
In Italia si perde tempo solo a insultarsi e a gestire il proprio giardinetto di interessi, senza mai un tentativo di volare alto, nell’interesse del popolo italiano che si dovrebbe rappresentare.
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