IN CORSO IL CONGRESSO DELLA LEGA A VARESE: BOSSI IMPONE IL CANDIDATO UNICO MA I DELEGATI NON CI STANNO E IN SALA SALE IL CORO: “VOTO, VOTO”, CACCIATI I GIORNALISTI DAL CONGRESSO
BOSSI HA COSTRETTO AL RITIRO GLI ALTRI DUE CANDIDATI, UNO VICINO A MARONI (CHE AVEVA GIA’ VINTO IL CONGRESSO DI BRESCIA)…ESPLODE IL DISSENSO IN SALA, GIORNALISTI SPINTONATI
“Voto, voto, voto!”.
Dalla sala congressi dell’Ata Hotel di Varese si leva forte la richiesta dei militanti leghisti.
Vogliono votare il loro segretario provinciale.
Vogliono contare e contarsi.
Nonostante l’imposizione di un candidato unico (Maurilio Canton, incoronato da Bossi e imposto dai colonnelli), il rischio di una fitta pioggia di schede bianche sarebbe altissimo.
E per questo, visto che il candidato è uno solo, i vertici bossiani hanno pensato di evitare del tutto la votazione.
Sono circa 300 i delegati che si sono radunati nella sala, tra di loro anche il ministro Roberto Maroni.
I vertici del partito volevano e vorrebbero che dal congresso uscisse l’immagine di una realtà coesa.
Ma tutti gli indizi dicono il contrario. Oltre alle richieste di andare al voto (e quindi alla conta delle reali forze dei del cerchio magico) dalla sala si è sentito anche il rumore di un fischietto.
Poi si sono levati gli inviti alla calma.
Hanno preso la parola in molti, qualcuno ha anche azzardato interventi coraggiosi: “Io se fossi in Canton mi sentirei una merda. Non solo ha fatto fuori gli altri candidati, ma ora vuole anche essere eletto per acclamazione. Io non ci sto. Voglio il voto”.
E che l’atmosfera sia estremamente tesa lo si è capito anche dal trattamento riservato ai giornalisti, presenti in massa al congresso di Varese.
Prima sono stati allontanati dalle porte della sala, poi sono stati cacciati dall’atrio adiacente la sala, fino ad essere espulsi a spintoni dal piano interrato dell’albergo. T
utt’attorno agli accessi hanno iniziato a girare le ronde del servizio di sicurezza: “Abbiamo ricevuto l’ordine di non far avvicinare nessuno”.
Così ai giornalisti è stata preclusa la possibilità di carpire qualche anticipazione, qualche “fuori onda” utile per tastare il polso della situazione. Evidentemente c’è molto da nascondere.
Di tanto in tanto dal bunker del congresso esce qualche personaggio.
Il senatore Fabio Rizzi, l’eurodeputato Francesco Speroni, il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, il sindaco di Varese Attilio Fontana, poi altri borgomastri, assessori, consiglieri e semplici delegati.
Volti tesi e nervosismo.
Conciliaboli e riunioni carbonare.
Ma nessuno apre bocca. Nessuno si sbilancia sull’andamento dell’assemblea.
Prima dell’inizio del congresso è arrivato anche Umberto Bossi, ma pare che non abbia proferito verbo fino all’ultimo, rimanendo nell’anticamera, senza farsi vedere, forse nell’attesa di imporre l’acclamazione per il suo candidato, l’unico.
Fuori dalla sala un grande striscione che recita “Busto è con Bossi”.
Un altro elemento che fa pensare alle divisioni del Carroccio.
Busto infatti è la capitale dei sostenitori del cerchio magico, contrapposti ai maroniani, che ad oggi sono la vera maggioranza del partito.
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