IN ITALIA SOLO IL 40% DELLE SPIAGGE SONO “LIBERE”: LA VERGOGNA DI POCHI CONTROLLI SULLE CONCESSIONI AI PRIVATI E CANONI IRRISORI
IN LIGURIA ADDIRITTURA MENO DEL 15%.. IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE
In Italia, oltre il 60% delle coste sabbiose è occupato da stabilimenti balneari, con concessioni poco controllate e canoni bassi in rapporto a guadagni potenzialmente enormi: da quel che emerge dal rapporto “Le spiagge sono di tutti!” di Legambiente (pdf) , nella Penisola sono 52.619 le concessioni demaniali marittime, 19,2 i milioni di metri quadri di lidi sottratti alla libera fruizione, mentre le poche spiagge libere si trovano spesso vicino a foci di fiumi o su tratti di costa dove la balneazione è vietata.
Legambiente denuncia insomma il fenomeno della “privatizzazione” delle coste del nostro paese: in Italia, nonostante gli 8mila chilometri di costa tra la Penisola, le 2 isole maggiori e le oltre 800 isole minori, ogni estate trovare una spiaggia libera è davvero un’impresa.
E le poche che ci sono, come detto, si trovano in porzioni di costa “di serie B”.
Se si considera un dato medio (sottostimato) di 100 metri lineari per ognuna delle 27mila concessioni esistenti, si può stimare che oltre il 60% delle coste sabbiose in Italia è occupato da stabilimenti balneari.
Non è finita, perchè in alcune località si arriva al 90% di spiagge occupate da concessioni balneari: in Liguria solo il 14% della costa presenta spiagge libere, in Emilia Romagna il 23%, ma i dati sono molto differenti tra le regioni e nessun ministero si occupa di monitorare quanto sta avvenendo.
Il “caso” di Santa Margherita Ligure
Tra i casi più incredibili, quello di Santa Margherita Ligure, dove gli spazi liberi sono solo l’11% del totale, o quello di Mondello, in Sicilia, poco più di un chilometro e mezzo di sabbia finissima al 90% in concessione, e pochissimi lidi che consentono il passaggio alla battigia.
E poi in Romagna, a Rimini, dove non si raggiunge nemmeno il 10% di spiagge libere; a Forte dei Marmi sono 100 gli stabilimenti su circa 5 chilometri di costa e a Bacoli, in Campania, anche se il Comune ha previsto che il 20% della costa debba essere adibito a spiaggia pubblica, a oggi non siamo nemmeno al 2%.
La questione economica
Con poche spiagge “libere”, ovviamente l’unica alternativa è pagare per accedere al litorale: secondo le stime di Federconsumatori, il prezzo medio italiano per una giornata al mare per il 2018 è di 24 euro a persona, in leggero aumento rispetto alla precedente stagione; per un abbonamento mensile si arriva a 575 euro di media, mentre per uno stagionale se ne sborsano in media 1368. Guardando a singoli casi, però, si arriva a estremi:
– in alcuni stabilimenti di Marina di Pietrasanta (in provincia di Lucca) per due “baldacchini”, un tavolo e 4 lettini si possono pagare anche 1000 (mille) euro al giorno;
– al Lido di Venezia, il prezzo massimo di 2 lettini, 2 sdraio, un tavolino, 4 sedie e teli da mare è di 410 euro al giorno;
– a Fregene, vicino a Roma, per 1 ombrellone e 2 lettini vengono chiesti 50 euro.
E la questione dei prezzi al cliente è strettamente connessa a quella dei canoni demaniali: secondo i dati del 2016, lo Stato incassava poco più di 103 milioni di euro l’anno dalle concessioni, a fronte però di un giro di affari stimato da Nomisma in almeno 15 miliardi di euro annui: si tratta di oltre 6100 euro a chilometro quadrato.
Le proposte di Legambiente
E poi c’è il problema dei controlli sulle spiagge date in concessione, dove spesso si impedisce alle persone di accedere al mare, con veri e propri “muri” lunghi chilometri, come sull’ormai noto litorale di Ostia , a Roma: per questo Legambiente chiede una legge nazionale che tuteli gli arenili italiani e i diritti di tutti i cittadini ad avere lidi liberi, gratuiti e accessibili. Per l’associazione ambientalista, tale provvedimento dovrebbe prevedere 4 punti chiave:
– almeno il 60% delle spiagge dev’essere lasciato alla libera fruizione;
– occorre premiare la qualità nelle assegnazioni in concessione;
– definire canoni adeguati e risorse da utilizzare per la riqualificazione ambientale;
– garantire controlli e legalità lungo la costa.
(da “il Secolo XIX”)
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