IN RICORDO DI GIOVANNI DAVOLI, UOMO COERENTE E FIERO DEI SUOI IDEALI
MILITANTE MISSINO, RAUTIANO, DOCENTE UNIVERSITARIO ALLA FACOLTA’ DI ECONOMIA E COMMERCIO DI MESSINA, UNA VITA ALL’INSEGNA DELLA LEGALITA’
Addio, Giovanni. Anche tu sei andato via, improvvisamente. E subito riaffiorano, leggendo il tuo nome e rivedendo vecchie fotografie, i ricordi di un passato che non tornerà , con i suoi uomini e i loro ideali che mai furono traditi.
Anni lontani, fatti di impegni politici, di notti insonni, di lotte studentesche, di scontri non solo verbali, del “Boia chi molla”…
Anni di contestazione, di giovani che avrebbero voluto cambiare il mondo, di odi e di rancori che si sarebbero dissipati con il passare del tempo, quando a fare da paciere sarebbero intervenute la maturità e la consapevolezza che tutto era dovuto al particolare momento storico, in cui a pagare erano solo i giovani…
E messe da parte le intransigenze tipiche dell’età , l’incontro con l’acerrimo, divenuto nel frattempo solo il vecchio avversario politico, diventava un saluto ed un sorriso, ricco di “Ti ricordi?” e di “Lo rifarei…”…
Ricordo ancora quella battaglia per la Camera dei Deputati del lontano 1972, 45 anni fa. Erano gli anni dell’università , e sentivamo che qualcosa stava cambiando…
Dopo le Regionali del 71, con la pioggia di consensi al MSI di Giorgio Almirante, assaporavamo già la vittoria. Tu, giovane e fiducioso di un consenso che nessuno avrebbe osato negarti, buttasti il cuore oltre l’ostacolo, mettendoti al servizio del partito.
Speravi, in cuor tuo, che quella “folla oceanica” che si radunava in Piazza Università per applaudire ed osannare il nostro Segretario; che quella Messina che il prof. D’Aquino ebbe la geniale intuizione di ribattezzare, in dialetto siciliano, MISSINA, patriottica e tricolore, potesse riversare su di te i voti della coerenza, della speranza, della necessità di costruire, anche in Parlamento, una nuova classe politica fatta di giovani come te: onesti, preparati, decisi a tutto.
Non fu così, caro Giovanni. Ci trovammo a lottare, anche qui a Milazzo, per uno dei nostri… Il “numero 19” faceva parte delle combinazioni sui facsimili elettorali. Davamo per scontata l’elezione di “un giovane”, interprete dei noi tutti…
Ricordo il prodigioso recupero delle forze governative degli ultimi giorni. Ci rendemmo conto, in quella lunga notte elettorale, che non avremmo avuto quella vasta rappresentanza in Parlamento, e che lo nostra era solo illusione la nostra, carissimo Giovanni.
Poi vennero gli anni del tradimento, della scissione, dell’opportunismo.
Tu rimanesti fedele all’idea, all’uomo, ai principi che mai rinnegasti. E continuasti la tua battaglia, silenziosa ma coerente.
Fin quando nel 1981 si aprirono per te le porte dell’Assemblea Regionale, premiando la tua costanza e la preparazione politica. Non accettasti il seggio parlamentare rimasto vacante dopo la morte dell’on. Santagati… hai preferito la tua terra, la Sicilia, rimanendo alla Regione.
La delusione per la mancata conferma all’ARS è un capitolo chiuso trent’anni fa.
Una delusione che in molti vivemmo; ma non lasciammo quel partito che lottava per la sopravvivenza, in cui quel 4 per cento di voti in frigorifero, come amava definirli Almirante, era un patrimonio da non dissipare, frutto di impegno di uomini irriducibili, insensibili ai richiami del potere e delle proposte della maggioranza.
Infine, l’ultima battaglia, quella condotta per rappresentare la tua MESSINA, che dopo venti anni non era più la MISSINA di Saverio D’Aquino. Ti avremmo visto come primo cittadino, alla guida di una città che sicuramente avrebbe potuto rinascere.
Non fu così… Nello scontro fra i contendenti, ti fu preferito un candidato che dovette soccombere al ballottaggio.
Era il 1994, più di venti anni fa. Avevi ancora 50 anni, e tanto da dire.
Hai preferito metterti da parte in silenzio, caro Giovanni. Hai preferito la tua famiglia, il lavoro, gli amici.
Hai preferito chiudere per sempre, convinto che la Seconda Repubblica appena nata non avrebbe fatto per te. Non sei stato il solo, carissimo amico… Con tutti i suoi difetti, siamo in molti a rimpiangere la Prima Repubblica, con i suoi uomini, i suoi partiti politici, le sue scelte. Le sue idee.
Noi siamo “quelli del 68”, della contestazione giovanile, delle lotte studentesche, dei “Boia chi molla”.
Noi siamo rimasti fieri dei nostri ideali. Addio, caro vecchio amico. Ci rivedremo… Riposa in pace…
Santino Medili
(da “TerminalMilazzo”)
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