INDAGATO PER PECULATO IL SINDACO DI BRESCIA E NOVE ASSESSORI
UTILIZZO ALLEGRO DELLE CARTE DI CREDITO PER SPESE DI RAPPRESENTANZA: SI TRATTA DI OLTRE 43.000 EURO…IL 60% DELLA SOMMA SPESA A ROMA PER PRANZI E CENE CON PARLAMENTARI…DA CHE PULPITO VIENE LA PREDICA PADAGNA SUI TAGLI AGLI SPRECHI
A Brescia nelle giornate calde della protesta degli immigrati il Pdl cercava di gettare acqua sull’incendio divampato dopo un particolare pronunciamento delle Corte dei Conti.
La questione riguarda l’utilizzo piuttosto allegro delle carte di credito da parte della giunta di centrodestra del sindaco Adriano Paroli.
Sono coinvolti, oltre al primo cittadino, anche nove suoi assessori.
Il danno economico, contabilizzato dalla Corte dei Conti, è di 43 mila 657 euro e 86 centesimi, pagati con le carte di credito in uso a sindaco e relativi assessori.
Denaro pubblico utilizzato per pasti, cene (non istituzionali) oltre a viaggi e trasferte peraltro non autorizzati.
Nel documento vengono anche richiamati i criteri che definiscono le spese di rappresentanza.
Come ad esempio: “Erogazioni per atti di ospitalità , omaggi, cerimonie e similari destinate a proiettare l’amministrazione all’esterno rispetto ai propri fini istituzionali, con la finalità di accrescere o mantenere il suo prestigio e richiamare l’attenzione di soggetti qualificati e dell’opinione pubblica in generale”.
Da questo primo atto formale della magistratura contabile si è però poi passati alla notizia di ieri: il sindaco di Brescia, Adriano Paroli, e nove dei suoi assessori sono indagati dalla Procura della Repubblica per peculato, ovvero uso privato di un bene pubblico.
Insomma spese di rappresentanza e costi ritenuti illegittimi.
A nulla poi è valsa la recente decisione annunciata da Paroli di rimborsare e di tasca propria l’intera cifra.
Anzi: la Corte dei conti si è domandata perchè proprio il sindaco abbia presentato costi di cui il 60% è riferito a incontri conviviali che si sarebbero svolti a Roma insieme ad altri parlamentari.
Quasi che le questioni che riguardano la città di Brescia non possano essere discusse in un ufficio comunale bensì a pranzo nella capitale.
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