INTERVISTA A GERMANA CHIODI, LA SEGRETARIA EREDE DI CAPRIOTTI: “CONTINUERO’ LE ATTIVITA’ BENEFICHE CHE LUI SOSTENEVA IN SILENZIO”
“ERA UN GENIO, CI SIAMO VOLUTI BENE”
Bernardo Caprotti ha lasciato alla moglie l’azienda e un dipinto con un mazzo di rose bianche di Fatin Latour, e alla segretaria “signora Germana Chiodi “, un assegno da 75 milioni e due quadri di fiori colorati di Mario Nuzzi: “Il Dottore mi aveva anticipato che mi avrebbe ricordato nelle sue ultime volontà e io gli avevo detto che avrei fatto lo stesso nel mio testamento con alcune delle tante attività benefiche che lui aveva sempre sostenuto; facendolo nel silenzio perchè ripeteva sempre che la beneficenza non va pubblicizzata”.
Germana Chiodi entra in Esselunga nel’68 non ancora ventenne come impiegata di contabilità . E dopo qualche anno viene promossa assistente nella segreteria di direzione.
Ma Germana di nome e di fatto, lavora duro 9-10 ore al giorno, e spesso anche al sabato, dedicando 48 anni della sua vita a Caprotti e all’Esselunga.
Chiunque l’abbia conosciuta dice di lei che non è mai stata solo la segretaria del Dottore, ma qualcosa di più, il suo braccio destro, la donna di fiducia, una lavoratrice indefessa tanto che ancora ieri fino a tarda sera, era a Limito di Pioltello a lavorare come consulente, nonostante sia in pensione da anni.
“Quando ho maturato la pensione Bernardo mi ha chiesto di rimanere a lavorare finchè c’era lui e io sono rimasta, ma ora senza di lui c’è il vuoto, anche in azienda si sente tanto la sua mancanza. Adesso non so che farò, rimarrò solo se la famiglia mi chiederà di restare ancora per un po’”.
Per la signora Germana, come per altri dipendenti della vecchia squadra, l’Esselunga è stata una scuola, una squadra di appartenenza.
Qualcuno racconta che lei aspettasse Caprotti prima di prendere l’ascensore per andare a casa. È così? “Facevo come le commesse, me ne andavo dall’ufficio un secondo dopo che era uscito lui. Caprotti era un genio anche a 80 anni, aveva la capacità di riempire le stanze di trascinare le persone. Mi piaceva stare con lui, ci stavo più tempo possibile, mi impegnavo e cercavo di dargli il più possibile. Gli ho voluto bene e lui ne ha voluto a me”.
E Caprotti che la fedeltà dei suoi dipendenti l’ha sempre premiata, ha scelto solo la Chiodi, tra i 22mila impiegati di Esselunga, per il suo testamento.
Del resto il nome della carta punti inventata e introdotta su spinta della figlia Violetta Caprotti, nasce da un’idea della Chiodi che la battezza “fidaty”. “Non solo il nome della fidaty. Sono stata ascoltata, dopo varie discussioni, su tante idee che ho avuto per Esselunga “.
Se Germana Chiodi è l’unica non Caprotti a essere menzionata nel testamento, nessun Caprotti lavora in Esselunga, dove invece sono impegnate quattro delle sue nipoti, (Cecilia e Nicoletta Gozzi e Alessandra e Cristina Bagnariol), e due dei loro mariti che però si sarebbero conosciuti lavorando in azienda (Luca Sorichetti e Livio Roncalli).
“È vero, ma non vedo cosa ci sia di male. Ho segnalato alcune mie nipoti perchè sono brave persone e hanno voglia di lavorare e hanno cominciato anni fa, partendo dalla gavetta. Così come ho segnalato tante altre persone in Esselunga anche se non sono mai stata presente a nessun colloquio, nè era una mia competenza selezionare il personale”.
In molti sostengono che avendo una grande influenza su Caprotti sia stata anche la responsabile di tanti licenziamenti in azienda. Celebre il caso del capo del personale, Barbara Adami Lami, assunta per sole 4 ore e mezzo.
“Il Dottore mi chiedeva la mia opinione sulle persone che lavoravano in Esselunga, mi chiedeva cosa pensavo a livello professionale e io rispondevo sinceramente. Quando invece avevo dei dubbi, perchè non avevo idea di chi fossero o di come lavorassero, non mi sono espressa”.
Nel 1984 il settimanale Espansione esce con un articolo intitolato Esselunga: “Non si muove foglia che Bernardo non voglia, e subito il vice presidente del gruppo, Ferdinando Schiavoni lo riadatta alla situazione: “Non si muove foglia che Germana non voglia”. “Si l’ho sentita questa cosa, ma non è così. Il Dottore era un genio, aveva sempre mille idee in anticipo su tutto, non solo sulla grande distribuzione, era un carattere forte un trascinatore, anche negli ultimi anni aveva una forza eccezionale.”
(da “La Repubblica”)
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