INTERVISTA A MARCO TARCHI: “FARE AFFIDAMENTO SUI VECCHI SIMBOLI FINORA E’ STATO VANO”
“GIORGIA MELONI? HA GRINTA, MA CONTANO LE QUALITA'”
Giorgia Meloni? «Ha grinta, ma deve dimostrare le sue qualità ».
E i suoi “compagni di viaggio”? «Per ora è quel che passa il convento».
Marco Tarchi, politologo, docente presso la Facoltà di Scienze politiche all’Università di Firenze e, soprattutto, fine intellettuale di destra, analizza con lucidità il progetto della «nuova destra» messa in campo da Fratelli d’Italia, contestualizzandolo nel quadro politico e sociale italiano.
Ne esce un giudizio non negativo, ma che non può tener conto della secolarizzazione dell’ideologia popolare e, tantomeno, dell’estrema frammentazione dei poli radicali.
Fratelli d’Italia, capitanato da Giorgia Meloni, ha ricevuto in eredità il simbolo di Alleanza nazionale. È la ripartenza giusta per la nuova destra italiana?
«Può essere un elemento di richiamo per una parte dell’elettorato che a suo tempo aveva portato An fino al 15,5% dei voti, ma bisogna tenere a mente alcuni importanti dati. Primo: da allora sono passati 18 anni, e con il tempo il peso di Alleanza nazionale è andato diminuendo di un terzo. Secondo: la fusione nel Pdl ha causato un rimescolamento d’immagine e legato una parte dell’elettorato originario a Berlusconi. Terzo: la diaspora ha dato l’impressione di uno sgretolamento definitivo dell’ambiente “postfascista”. Quarto: sinora, far affidamento sul carattere calamitante di vecchi simboli si è dimostrato vano».
La figura di Giorgia Meloni sembra raccogliere attorno a sè consenso e aspettative positive unanimi. Alcuni osservatori però non sono convinti dai suoi “compagni di viaggio”. Che ne pensa?
«La Meloni ha dalla sua l’età , che in una fase di giovanilismo imperante — di cui Renzi è l’incarnazione per adesso suprema — conta, nonchè lo stile aggressivo, l’irruenza discorsiva. Ma rilanciare un partito che nella sua prima prova elettorale ha raccolto meno del 2% richiede altre qualità , che vanno dimostrate. Vedremo. Quanto ai “compagni di viaggio”, credo che per ora non si possa dire altro se non che questo è quel che passa il convento. Va aggiunto però che il futuro di Berlusconi avrà un peso determinante sugli sviluppi futuri anche di questa formazione».
In una recente intervista all’Espresso, ha sottolineato come il M5S stia calamitando il consenso prima assegnato ai poli radicali. È Grillo il surrogato della “nuova destra”? Ma, soprattutto, Grillo è di destra o di sinistra?
«Grillo non è nè di destra nè di sinistra, e questa è la chiave del successo del suo discorso in larghe fasce della pubblica opinione. È un populista allo stato puro, post-ideologico, che offre al pubblico occasioni di sfogo, e talvolta proposte, adatte alla situazione di crisi in cui l’Italia da un pezzo è impantanata. Se il M5S recepirà in pieno gli argomenti di quello che, piaccia o non piaccia, da tutti è visto come il suo leader, mieterà consensi anche a destra».
Qual è il senso di essere “di destra” nel XXI secolo? O meglio, quali sono i “nemici da combattere”?
«Da decenni le categorie di sinistra, destra e centro sono incapaci di rappresentare le vere linee di conflitto che attraversano le società contemporanee. In termini politologici classici, ci si potrebbe richiamare alla coppia oppositiva conservatorismo contro progressismo. Ma ormai spesso distinguere idee di destra e di sinistra è diventato quasi impossibile”.
Il tema caldo oggi è l’Europa. Giorgio Almirante la descrisse in maniera lungimirante con una delle sue frasi più celebri. Il significato di “Europa unita” è incompatibile con il valore di sovranità nazionale?
«In astratto, certamente no. Niente impedisce di ipotizzare un’Europa capace di recuperare il valore fondante e unificante delle tradizioni culturali che hanno portato a pensarla per millenni come un continente non solo in senso geografico, e quindi votata a un’autentica indipendenza. Ma se per Europa si intende l’attuale Unione Europea, il discorso cambia drasticamente. Perchè l’Ue non esprime alcuna indipendenza reale, legata mani e piedi com’è al partner transatlantico”.
Uscire dall’Euro. Questa la proposta principale che arriva dal congresso di Fiuggi. Una “follia” o l’ultima chance?
«Temo, per ora, solo una formula demagogica. Che non si accompagna a riflessioni convincenti sullo scenario che deriverebbe da questa mossa. L’ipotesi non va demonizzata, ma se si limita ad essere agitata a mo’ di feticcio propagandistico avrà corto respiro. Chi, come Marine Le Pen, ha fatto dell’uscita dell’euro uno dei suoi cavalli di battaglia, fin qui ha incontrato più scetticismo che condivisione ».
(da “il Tempo”)
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