INTERVISTA A RULA JEBREAL, ESCLUSA DA SANREMO PERCHE’ AVREBBE PARLATO DELLA VIOLENZA SULLE DONNE
“QUALCUNO HA PAURA DI UN’ITALIA, TOLLERANTE, INCLUSIVA E APERTA AL MONDO”… “HO SOLIDARIZZATO CON LA MELONI QUANDO HA SUBITO INSULTI MISOGINI”
Rula Jebreal parla oggi con Repubblica della sua esclusione dal Festival di Sanremo decisa dalla RAI. La giornalista racconta in un’intervista rilasciata a Gad Lerner di essere stata contattata tre mesi fa da Amadeus che le ha proposto la partecipazione alla kermesse nell’ottobre scorso e di collaborare anche alle altre puntate in cui voleva dare spazio alla voce delle donne.
Conoscevi già Amadeus?
«Mai visto prima. Super gentile, mi è piaciuto molto e gli auguro grande successo, nonostante quel che è accaduto, perchè l’ho trovato sinceramente impegnato a mettere al centro del palco dell’Ariston, oltre alle canzoni, anche una questione drammatica come la violenza sulle donne. Gli ho raccontato del mio viaggio in Arabia Saudita dove ho incontrato Loujain Alhathloul, stuprata perchè rivendicava il suo diritto di voto e di guidare l’automobile. Gli ho parlato della mia amica yazida Nadia Murad, premio Nobel, coinvolta insieme a me dal presidente francese Macron in un Comitato per l’uguaglianza. Abbiamo progettato di coinvolgere Michelle Obama o in alternativa Oprah Winfrey per parlare di questi temi…».
Ne hai parlato anche con la direttrice di Rai 1, Teresa De Santis?
«No. Ho capito che insorgevano delle difficoltà quando l’Ufficio scritture della Rai ha iniziato a tergiversare sul contratto e a rinviare le prenotazioni dei voli. Ma la direzione artistica mi tranquillizzava, andiamo avanti!».
Ed ecco che la notizia della tua partecipazione a Sanremo viene anticipata da Dagospia.
«Già . Sarebbe interessante sapere da dove gli è arrivata la notizia, con timing perfetto. Spiegherebbe tutto quel che è successo dopo. Gli attacchi, le insinuazioni, l’accusa di essere niente meno che una persona che odia e denigra il paese di cui sono cittadina. Mentre Sanremo sarebbe stata un’occasione ideale di apertura al mondo su tematiche che non sono nè di destra nè di sinistra».
E qui va ricordato che la De Santis, nominata alla direzione dell’ammiraglia di Viale Mazzini in quota Lega, è la persona che, secondo Giovanna Vitale, ha preso la decisione di escluderla “per ragioni di opportunità ”.
Sarebbe stata dunque lei, la responsabile della rete ammiraglia nominata su indicazione di Salvini all’epoca del governo giallo-verde, a bocciare la proposta di partecipazione al Festival avanzata da Amadeus alla reporter 46enne di origini arabe ma naturalizzata italiana, consigliera del presidente Macron per il gender gap.
Esclusa perchè “divisiva e possibile fonte di polemiche, di cui la manifestazione non ha certo bisogno”: questa la motivazione offerta per evitare il bis dello scorso anno, allorchè l’uscita pro-migranti di Claudio Baglioni e la contestata vittoria di Mahmood sortirono l’effetto di politicizzare la kermesse canora
Quando è arrivato il no definitivo della Rai?
«Sabato scorso mi hanno telefonato pregandomi di fare io il passo, di rinunciare spontaneamente. Mi sono rifiutata. Gli ho mandato un messaggio scritto: se volete censurarmi dovete essere voi ad assumervene la responsabilità . Ma, voglio ripeterlo, Amadeus non ha nessuna colpa. Mi auguro che riesca a portare avanti il suo bellissimo progetto».
Come ti spieghi la campagna ostile di cui sei stata oggetto
«Evidentemente qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un’Italia inclusiva, tollerante, aperta al mondo, impegnata in missioni di dialogo e di pace». Dipenderà dal fatto che sei araba, che hai la pelle scura? Ricordo quando il ministro Calderoli ti apostrofò come “signora abbronzata dal nome impronunciabile”.
E l’anno scorso Salvini protestò contro il voto della giuria in favore di Mahmood.
«Salvini? Non so, non posso dirlo, sono sotto choc. Certo in Rai c’è un brutto clima e gli attacchi sono partiti da persone a lui vicine. Trasmettono un’immagine chiusa, vecchia dell’Italia. Cosa vuol dire essere italiani? Avere tutti la pelle dello stesso colore e le stesse idee? L’Italia che noi sogniamo per i nostri figli è un paese collegato al resto del mondo. È un’Italia in cui c’è posto per Salvini ma anche per Liliana Segre e, se permettete, per Rula Jebreal. Io ho solidarizzato con Giorgia Meloni quando ha subito insulti misogini. Non vorrei che donne prestigiose e testimoni di violenza si sentissero allontanate dalle nostre manifestazioni più importanti. Mia madre si è suicidata dopo aver subito uno stupro. Penso sempre a lei quando visito i paesi in guerra. Sono stata la prima donna inviata dal New York Times in Siria dopo lo scoppio del conflitto».
(da “NextQuotidiano”)
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