INTERVISTA AL PERITO DI CUCCHI: “LESIONI SUL CORPO SONO LA CAUSA DELLA MORTE DEL GIOVANE”
“NON E’ UN EPISODIO DI MALASANITA, A QUALCUNO FA COMODO FARLO PASSARE COSI'”
“Di una cosa sono sicuro: non si è trattato solo di un episodio di malasanità ”. Non ha dubbi Vittorio Fineschi, il consulente di parte che la famiglia Cucchi aveva scelto per far luce nel processo sulle cause della morte di Stefano.
Lo aveva detto in aula e lo ribadisce con convinzione: “Le lesioni sul corpo, in particolare quella alla colonna vertebrale, sono direttamente connesse al decesso”.
Ma i giudici hanno assolto i tre agenti penitenziari e condannato cinque medici per omicidio colposo.
Cucchi sarebbe quindi morto solo per “inanizione” (mancanza di cibo e di acqua).
E questa tesi a Fineschi — professore ordinario di Medicina legale all’Università di Foggia, lunga esperienza nelle aule di tribunale come perito — proprio non va giù: “Non si muore di fame e sete in quattro giorni in un letto di ospedale”.
Professore, che pensa della sentenza?
Lascia ampi margini di dubbio. Il rinvio a giudizio era per abbandono di incapace nei confronti di medici e lesioni volontarie per le guardie, ma nella sentenza le lesioni sono scomparse e i medici sono stati condannati per omicidio colposo. Non soltanto siamo stati smentiti noi consulenti di parte, ma anche i periti del pm.
Quali sono stati i risultati del vostro lavoro, alla luce delle nuove scoperte?
In seguito agli esami da noi richiesti, è emerso un quadro lesivo della colonna vertebrale, delle fratture a livello lombo-sacrale.
Abbiamo ritenuto che queste lesioni fossero difficilmente compatibili con una caduta ma provocate attivamente da altre persone.
E quindi abbiamo interpretato la morte come conseguenza di un problema cardiaco connesso a queste lesioni vertebrali.
Questa nostra ipotesi era stata in parte confermata anche da uno dei periti della Procura, il cardiologo, che ha ammesso che il paziente è andato in brachicardia: un grave rallentamento cardiaco, un riflesso vagale connesso al dolore e alle lesioni fratturative.
A quel punto ci sembrava dimostrata la connessione tra le lesioni e la morte.
Così non è stato per i giudici.
Senza le lesioni Cucchi non sarebbe morto?
Ma davvero credono che in quattro giorni si possa morire di fame e di sete in una camera d’ospedale?
C’è gente che è sopravvissuta a periodi molto più lunghi nei campi di concentramento, è assurdo.
E poi ci sono anche i risultati dell’elettrocardiogramma: le turbe del ritmo cardiaco di cui a un certo punto soffre il Cucchi, in un ragazzo giovane e sano quale era il defunto, si spiegano solo con le lesioni.
Cucchi non aveva alcuna alterazione a livello epatico, polmonare, encefalico.
Nè aveva organi compromessi dalla tossicodipendenza.
Lorenzo Vendemiale
(da” Il Fatto Quotidiano“)
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