INVECE CHE DEMOLIRE LE CASE ABUSIVE, LA POLITICA PENSA A DARE INCENTIVI E CINQUE ANNI DI SGRAVI FISCALI
ALLO STUDIO DEL GOVERNO LA CANCELLAZIONE DI TASI E IMU E LA DETRAZIONE DELLE SPESE DA IRPEF E IRAP PER CHI ABBATTE E RICOSTRUISCE
Quando quindici anni fa la Regione Campania cercò di convincere parte degli 800 mila abitanti delle zone vesuviane ad alto rischio vulcanico a trasferirsi con una serie di incentivi fuori dalla “zona rossa”, consentendo l’abbattimento delle vecchie case, accadde che molte famiglie incassarono l’incentivo e poi affittarono quelle case ad altre persone. Risultato: addio demolizione.
Il rischio fu semplicemente trasferito da un gruppo di famiglie a un altro. E anzi da allora il numero dei Comuni in pericolo salì da 18 a 25.
Nelle duecento pagine del rapporto della Struttura di missione “Casa Italia”, che da Palazzo Chigi ha il compito di preparare un piano pluriennale per la messa in sicurezza delle nostre case, bastano quelle poche righe sui falliti tentativi di trasferire chi abita sulle pendici del Vesuvio, per far capire come la politica di delocalizzazione della popolazione minacciata da disastri naturali verso zone più sicure sia rimasta in tutta Italia lettera morta, soprattutto per la scarsa determinazione delle amministrazioni locali.
Ma a fallire non sono solo i piani di demolizione e ricostruzione degli edifici abusivi esistenti in zone al alto rischio di eruzioni vulcaniche, frane o alluvioni.
I poteri locali — dice il rapporto — non sono riusciti neppure a evitare che in quelle zone si costruissero nuove case.
Il 10% dei Comuni tra il 2005 e il 2015 ha continuato a edificare e urbanizzare vicino ai letti di fiumi e torrenti o sotto i terreni franosi.
Questa inerzia più o meno compiacente di molte amministrazioni, che hanno chiuso un occhio in tutti questi anni di fronte al volto peggiore dell’abusivismo edilizio (quello che mette a repentaglio migliaia di vite umane), non scoraggia tuttavia i 17 esperti di Casa Italia.
Che trovano nel Comune di Messina un prezioso alleato: quella amministrazione, infatti, sta predisponendo proprio in questi giorni un piano per trasferire con tanto di incentivi gli abitanti delle zone più esposte ad alluvioni e frane verso zone più sicure. Un ripensamento a 180 gradi rispetto agli scandalosi e ripetuti insediamenti di case lungo i 70 torrenti della provincia siciliana.
Messina diventa così una specie di progetto pilota anti-abusivismo che se andrà in porto, potrà costituire un esempio per il resto d’Italia.
Un’operazione che tuttavia avrà bisogno di incentivi sia urbanistici che fiscali. Ecco perchè in uno schema di proposta legislativa, gli esperti insediati a Palazzo Chigi invitano il governo a cancellare per 5 anni in tutta Italia, nelle operazioni di demolizione e ricostruzione, Tasi e Imu, e a detrarre le spese da Irpef e Irap.
Il governo, che ha già avuto una serie di incontri con i tecnici di Casa Italia, sta valutando la proposta. Se ne parlerà probabilmente già oggi in Consiglio dei ministri, così come si valuterà l’idea, che non dispiace al viceministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini, di un potere sostitutivo dello Stato nei confronti di quei Comuni che rifiutano di rendere operative le ordinanze definitive di demolizione degli edifici abusivi più a rischio.
(da “La Repubblica”)
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